Essere fotografo per
Elliott Erwitt ha significato percorrere il mondo, osservarlo, conoscerlo e farsi sorprendere dai mille aspetti curiosi, tragici o teneri in cui la vita si manifestava di fronte a lui e al suo apparecchio. "Snaps" presenta una serie di immagini, frutto di una lunga e accurata selezione, che ripercorrono tutta la carriera di Erwitt: classe 1928, di origine russa, vissuto in Italia e ormai americano da tanti anni, fotografo di Magnum dal 1953. Molte sono inedite o poco note e, accanto a quelle ormai diventate dei classici, mettono a fuoco come non mai la personalità affascinante di un grande interprete.
Perché
"Snaps"?
Elliott disprezza il gergo iperestetico e artistoide con cui tanti parlano del mestiere del fotografo. Ma, per lui, il termine snap (scatto) è semplice e calzante.
Quando acquistò la sua prima macchina fotografica, all'età di 14 anni, Elliott scattò fotografie: è questo il termine con cui si definisce quell'azione. Ma c'è anche un altro livello di significato: Erwitt vuole che i suoi scatti colgano la frazione di secondo perfetta dal suo punto di vista. Azione o espressione congelata, composizione esattamente calcolata, congiunzione casuale, bizzarra o toccante di immagini della vita vera. La storia sta tutta nel momento colto al volo: "snap", scatto.
Questa raccolta di foto di cinque decenni ne comprende alcune note in tutto il mondo e altre, dimenticate, che Erwitt ha ripescato di recente dalle montagne di raccoglitori impilati nel suo studio di Manhattan e può accadere che egli, anche a distanza di tanti anni, scorga di colpo un nesso, un'illuminazione calzante, un rimando inaspettato tra due immagini. Gli scherzi, visivi e verbali, impongono di fare un lieve passo indietro rispetto al significato, di scollegarsi mentalmente e di riconoscere che segni e simboli denotano ma non incarnano.
Erwitt è molto legato all'
Italia (il suo vero nome di battesimo è Elio Romano): il padre, infatti, era un architetto affascinato dal nostro Paese e dalla sua eredità storica e artistica. Nato in Francia da una famiglia di ebrei russi, il piccolo Elio fu subito portato a Milano, dove la famiglia Erwitt aveva deciso di trasferirsi. Qui, Elliott crebbe nei primi dieci anni della sua vita, parlando italiano a scuola. Poi, le leggi razziali dell'epoca costrinsero la famiglia a lasciare l'Italia e a trasferirsi negli Stati Uniti, ma Elliott ha sempre amato molto il nostro Paese (che considera una sua seconda casa) e, soprattutto, la città di Milano (dove ha ancora parenti, oltreché molti amici) e dove ama tornare ogni volta che gli è possibile.
Pur essendo noto soprattutto per le immagini umoristiche o toccanti, capaci di cogliere momenti spontanei del flusso dell'esperienza, Erwitt è anche un giornalista di grande efficacia e, quando l'occasione lo richiede, un tragico. Per capire le qualità della percezione che sono esclusive dell'opera di Elliott, basta comprendere come la stessa sensibilità sia in grado di ritrarre la vedova in gramaglie di un Presidente americano assassinato e di registrare altrove il surreale accostamento di un Cristo e di una Pepsi, accettando entrambi i tipi d'immagine e scorgendone le affinità emotive.
La
mostra "Snaps" presenta una selezione di 136 fotografie, in una serie di stampe di due formati, 50x60 e 70x100. Nel percorso, si alternano immagini famose e scatti inediti, in un equilibrio non casuale: dalle sue famose foto di Kruscev e Nixon che discutono a Mosca nel 1959, a quella di Marilyn Monroe sul set del film 'Gli Spostati', alle numerose immagini (scattate per desiderio personale più che per lavoro) di luoghi, cose e animali. Lo stile inconfondibile e spesso arguto di Erwitt riesce a registrare, in oltre mezzo secolo di vita, gli istanti più bizzarri, ordinari, celebri, strani fermati dall'obbiettivo di uno dei più ironici creatori di immagini dei nostri tempi. Il percorso espositivo, studiato insieme all'autore, rileva inusuali accostamenti, ironici e sottili rimandi visivi esistenti tra le immagini. I gruppi di foto seguiranno dei possibili percorsi tematici, in cui assonanze, similitudini e associazioni visive creeranno un ordine spesso giocoso. Ma, nell'insieme, i suoi scatti più famosi testimonieranno il ruolo che Erwitt ha avuto come testimone di questo secolo, fotoreporter tra i più profondi e acuti. In filigrana emergerà dalla mostra non solo il lato ironico ma la grande professionalità di questo autore.
Testo tratto dal sito del comune di Firenze (
www.comune.firenze.it).
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