Massimo Mastrorillo ha cominciato a lavorare come fotografo pubblicitario per poi indirizzarsi verso il reportage geografico e sociale. Ha all’attivo numerose pubblicazioni sulle maggiori testate italiane e internazionali (Espresso, Panorama, Specchio, Diario, D di Repubblica, Tuttoturismo, Meridiani, Meridiani I viaggi del gusto, Condé Nast Traveller, Geo France, CNN Traveller, Sunday Telegraph, Internazionale, ecc.). Negli anni 1998-99 si è dedicato ad un progetto di documentazione sulla diaspora curda in collaborazione con il Consiglio Italiano Rifugiati ed il Comune di Roma. Ha da poco terminato un progetto di documentazione, durato quattro anni, sul problema dell’AIDS e sulla vita in Mozambico, nell’ambito del progetto DREAM della Comunità di S.Egidio. Nel 2003 pubblica il libro “Mozambico: il futuro è possibile”, edito da Leonardo International. Nel 2003-2004 espone in diverse città italiane le immagini tratte da questo libro. Nel 2005 espone un lavoro sull’Indonesia al festival internazionale Roma Fotografia e al Noorderlicht Festival.
Nel 2006 vince il primo premio foto singole sezione Natura nel World Press Photo.
Mastrorillo ha esposto in tutto il mondo, tra cui: Roma Enzimi Festival “Kurdi, un popolo in esilio”, “Mozambico. Il futuro è possibile” - Palazzo Clerici Milano - Palazzo Magnani Bologna - Palazzo Barolo Torino - Museo Miniscalchi Verona - Auditorium Parco della musica di Roma - Roma Fotografia 2005: Museo di Roma in Trastevere - “Indonesia” - Lisbona: Museo Militare, Fujifilm European Press Photo Awards -
Mozambico (Maputo) collettiva “Mozambicanas” - Noorderlict Festival 2005: “Indonesia”- 9° Encuentro Internacional de Fotoperiodismo di Gjion - Visa pour l’Image Perpignan 2005 -Roma Fotografia 2006: “Sette fotografi per Sette autori”.
"Indonesia: just anhoter day"
Questo progetto vuole portare l’attenzione su alcune gravi problematiche che affliggono l’Indonesia del dopo-tsunami.L’elemento che accomuna le varie storie qui raccontate è la presenza di una piccola comunità cattolica, la Comunità di Sant’Egidio, molto attiva in questa che sicuramente si può definire come la più grande realtà musulmana del mondo. Queste vicende si svolgono a Jakarta, Pekambaru, Medan e Banda Aceh. Nella capitale il reportage esplora la vita nelle baracche, sempre più numerose in questa enorme città, dove il tempo e l’esistenza sono regolati dal ritmo costante dei treni che passano; la grande differenza fra lo stile di vita di un tempo, quando la gente aveva fiducia ed aspettative per il futuro, e un presente in cui invece speranze ed istituzioni crollano,mentre la gente attende passivamente la propria fine.
Pekambaru è il maggior centro di produzione petrolifera e la regione in cui la mano dell’uomo ha causato disastri ecologici incredibili. Questo lavoro vuole stabilire una connessione tra la distruzione provocata dalla natura e i disastri causati dall’uomo. L’area di Aceh è stata tormentata per lungo tempo da lotte civili con il governo, ufficialmente per ragioni legate all’indipendenza, in realtà per i forti interessi economici dovuti alla presenza di ricchi giacimenti di petrolio…sembra quasi che la natura abbia voluto anticipare ciò che l’uomo avrebbe fatto altrove…
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Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.
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