Piergiorgio Branzi, fiorentino, comincia a fotografare nei primi anni cinquanta ottenendo immediata notorietà in Italia e all’estero.
Negli anni sessanta passa al giornalismo. La sua attività professionale lo porta a vivere alcuni anni a Mosca, quale primo corrispondente televisivo occidentale nell’Unione Sovietica, e poi a Parigi. Commentatore al Telegiornale e “inviato speciale” realizza per la Radiotelevisione Italiana inchieste e documentari.
Sulla sua attività fotografica, oltre alla presenza in innumerevoli esposizioni collettive, sono state organizzate numerose “mostre personali” in Gallerie private e Istituzioni pubbliche italiane ed estere.
Una selezione delle sue immagini è stata inserita nella mostra “ Italian Metamorphosis”, ordinata nel 1995 al “Guggenheim Museum“di New York. Ha partecipato alla “Biennale di Venezia” del 1995, nella sezione “Cento anni del ritratto italiano”.
Portfoli delle sue immagini sono stati esposti a Parigi, al “Carrousel du Louvre”, nell’ambito del “Mois de la phografie 1998”, e del “Paris Photo 2007”.
Quest’anno la “Biblioteque National de France” di Parigi, ha costituito un “Fondo permanente” delle sue opere.
Sue immagini sono state acquisite dal “MOMA” di San Francisco; “Guggenheim Museum “ di New York; “Fine Art Museum” di Houston; “Istituto superiore di storia della fotografia”; “Archivio Fratelli Alinari”, oltre ad altre Istituzioni pubbliche e Gallerie, in Italia e all’estero.
"Flâner"
Il dizionario Collins indica che “flâner” sta per andare a zonzo, gironzolare, bighellonare, e chi pratica questo comportamento è da definirsi ozioso, perdigiorno, girandolone.
Detto in altri termini, benevoli e più sinceri, indica una delle condizioni esistenziali più gradevoli che si possa immaginare.
C’è infatti chi desidera “arrivare” comunque, e chi invece preferisce soltanto “passeggiare” senza alcuna méta, contentandosi di guardare, soffermarsi a “vedere” ciò che in quella frazione di tempo attrae la sua attenzione.
Vedere ed essere guardati, dagli occhi degli umani immersi nell’acquario di cristallo dei bistrò, da oggetti antropomorfi, dagli ammiccamenti della cartellonistica.
Una frazione di secondo sufficiente ad afferrare una situazione, incrociare uno sguardo che può esprimere simpatia o indifferenza. Colloquiare anche con quello sguardo in un rapporto di repulsione o empatia.
Una frazione di secondo che non si ripete mai più, è certo, ma che può rimanere trascritto indelebilmente nella memoria o sul supporto sensibile della pellicola.
E’ questa una attività alla base della conoscenza, dell’esplorazione, del turismo colto e oggi di massa, ma anche fonte, da sempre, di stimolo alla letteratura, alla poesia, alla espressione figurativa: per disegnare e dipingere, suggeriva Leonardo da Vinci, è sufficiente osservare le nuvole, le macchie di muffa sui muri.
Insomma, “flâner”, in ultima analisi, sta ad indicare la condizione ottimale per scattare fotografie. Il più delle volte superflue, più raramente buone.
Comunque sia, strascicare i piedi sui marciapiedi di quella invenzione letteraria che si chiama Parigi, e nonostante sia la città più fotografata al mondo, è pur sempre come introdurre un rapace vampiro in una macelleria.
Piergiorgio Branzi
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Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.
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