L'insostenibile leggerezza di Martin Parr allo Studio Trisorio Sei immagini degli anni Settanta in bianco e nero: un uomo apparentemente in bilico su una scala (Man on ladder, Hebden Bridge, Yorkshire), un ballo organizzato negli spazi di uno stabilimento balneare (Delaware pavillon, East Sussex), la Cappella metodista di Boulderclough (nello Yorkshire), la doppia vetrina di un negozio (Butcher's shop, Mytholmroyd, Yorkshire), una Terraced houses di Rusholme (Manchester) e uno scatto del '72 che raffigura Martin Parr and Daniel Meadows in un salotto di June Street (Couple on sofà).
A queste prime immagini vanno aggiunte, inoltre, una rosa minima di interni domestici della serie Home Sweet Home (1974) e alcuni scatti significativi tratti dalle serie The Last Resort (1983-86), Small World (1987-94), Bored Couples (1991-93), Common Sense (1995-99) e Luxury (2009). Delicati e poetici, ironici e caustici, graffianti e provocanti, gli scatti proposti da Martin Parr (Epsom, GB – 1952) rappresentano tutto quello che si può dire quando alle parole si toglie la voce, strappano la realtà alla realtà per trasformare il luogo comune e l'abitudinario in formula estetica che straordinarizza ogni cliché e ribalta – pur evidenziandola – la standardizzazione che dilaga tra le maglie della società contemporanea. «Il mio è uno sguardo alla società, al mondo che mi circonda, alla realtà annoiata del quotidiano.
Ovviamente» suggerisce l'artista in un'intervista rilasciata ad Angela Madesani, «ci sono elementi di matrice sociale che emergono, ma non spetta a me dire quali sono. Creo un un nuovo immaginario».
Con
Four Decades – personale che offre un'antologia di sguardi e situazioni dell'artista inglese – Studio Trisorio evidenzia i brani più significativi di un linguaggio capace di oscillare tra lo sguardo e la visione approfondita per bypassare il problema del gusto (sempre soggettivo) e generare un immaginario («Io sono le mie immagini» suggerisce l'artista senza mezzi termini) che cortocircuita la realtà per mostrare un sistema imbrigliato dalla vacuità della società consumistica, dal conformismo, dalla monotonia esasperante, dal luogo comune e dall'assenza devastante dell'autenticità. Identificandosi con i soggetti che fotografia («le persone si danno alla fotografia perché si identificano con i soggetti che fotografano»), Martin Parr – membro, dal 1994, dell'agenzia Magnum Photographic Corporation – mostra le carte di un disegno globale teso a ripercorrere da una parte, appunto, alcune traiettorie del luogo comune, dall'altra ad evidenziare, con precisione cromatica, ambienti svuotati di ogni fondamento mitopoietico, gesti scaduti, ritualità coatte, mitomanie devastanti ecc.
Un bambino che gioca nei pressi di una pseudo-spiaggetta gremita di rifiuti, l'interno del Kings Cross cafe, una spiaggia artificiale stracolma di bagnanti (immaginari e reali) che genera una scena gustosamente paradossale o due gruppi di turisti di fronte al Partenone rappresentano soltanto una campionatura minima di forme cotidiane che non solo ironizzano sui dettami di un mercato elitario o popolare, ma formano anche inquadrature pungenti e precise, cromaticamente stabili, acute e leggere che frugano nella realtà e mostrano quell'insostenibile leggerezza della vox massmediatica che si pone (allo sguardo del fruitore) sempre più negativa e risibile.
Tutte le immagini courtesy Studio Trisorio, Napoli
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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