La mostra “
Nino Migliori. Il passato è un mosaico da incontrare”, che sarà presentata al Complesso del Vittoriano dal 9 luglio al 5 settembre 2010, esporrà immagini riprese tra il 1950 e il 1959 attraverso l’obiettivo della macchina fotografica dell’artista bolognese Nino Migliori, particolarmente interessato alla realtà sociale accessibile e registrabile, dopo le censure del Ventennio. L’esposizione promossa dal Comune di Roma con il contributo di BNL - Gruppo BNP Paribas, UniCredit Banca di Roma, Monte dei Paschi di Siena, realizzata e organizzata da Comunicare Organizzando di Alessandro Nicosia, è a cura di Roberto Maggiori. L’intento principale della mostra non è di denuncia né la ricerca di “facili” scorci pittoreschi, per l’autore si tratta di un’occasione per la sua incessante sperimentazione che lo vede coinvolto nel rinnovamento del linguaggio fotografico per oltre sessanta anni, dal 1948 in poi.
Il nome di Migliori è spesso associato a questa ansia di ricerca e curiosità sugli elementi fondanti della fotografia, curiosità che negli anni lo porterà a sperimentare le astrazioni dell’“off camera”, la manipolazione delle Polaroid, le sovraimpressioni, i fotomontaggi e molto altro, senza mai tralasciare completamente la componente figurativa della fotografia che ritorna a intervalli regolari nel suo lavoro. E’ il caso di questa personale presso il Salone Centrale del Complesso del Vittoriano di Roma in cui saranno esposte circa cento fotografie, tra cui numerosi inediti, del periodo generalmente denominato neorealista. A prescindere dalla grossolana classificazione delle etichette, la lettura del genere fatta da Migliori è originale e sui generis. L’incontro con le “genti” del sud, del nord, dell’Emilia e del Delta, offrono all’autore un pretesto per mettere in scena, a ben vedere, alcuni elementi linguistici e tematici che si riscontreranno pienamente nelle arti visive solo a partire dalla successiva stagione culturale degli anni ‘60. Dopo un iniziale e breve approccio formalista al tema, Migliori si fa infatti più sagace fino ad accennare questioni che saranno proprie della Pop Art e soprattutto di una concettualità analitica che volge contemporaneamente lo sguardo al soggetto e all’oggetto, alla realtà ripresa e al linguaggio che la rappresenta. In questo Migliori sembra più vicino al punto di vista di certi autori nord americani, rispetto alla congerie europea che all’epoca dibatteva ancora tra le necessità di un documento formale - lirico diranno certi, suggestionati dall’estetica di Benedetto Croce - o didascalicamente giornalistico, sociale e finanche politico.
Certo l’approccio di Nino Migliori è stato in questo caso meno rigoroso di quello di Walker Evans o dei suoi epigoni della Farm Security Administration, ma proprio per questo originale e portatore di una certa sintesi tra le istanze “umaniste” e quelle più algide e tautologiche dello “stile documentario”. La fotografie in mostra offriranno pertanto l’occasione per approfondire una pagina importante della Storia della fotografia italiana. Il catalogo della mostra conterrà oltre duecento immagini, molte della quali inedite, e testi critici di Roberto Maggiori e Marisa Vescovo.
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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