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La città generica intrattiene un rapporto (alquanto a distanza) con un regime più o meno autoritario, locale o nazionale. Di solito gli amichetti del ‘leader’ (chiunque egli sia) decidono di ristrutturare un pezzo di ‘centro’ o di periferia, o magari di iniziare a costruire una città nel bel mezzo del nulla, e così scatenano il boom che fa apparire la città sulle carte geografiche’
Rem Koolhaas, 'La città generica' (1995)
In occasione della 10ma edizione di FotoGrafia Festival Internazionale di Roma, s.t. foto libreria galleria presenta il lavoro di
Antonio Di Cecco JUNKSPACE uno sguardo sul territorio aquilano.
La mostra di Antonio Di Cecco JUNKSPACE uno sguardo sul territorio aquilano fa parte del più ampio progetto di documentazione sul territorio abruzzese che Antonio Di Cecco svolge dall’indomani del terremoto che nell’aprile del 2009 ha stravolto il tessuto urbano e sociale della sua città natale. Sin da quando ha iniziato a guardare sistematicamente il mondo attraverso la lente della macchina fotografica Antonio Di Cecco ha posto come elemento centrale della sua visione l'interazione tra architettura e paesaggio e la ricognizione sui luoghi forti della memoria collettiva (
http://stsenzatitolo.it/artisti). Elementi questi che si ritrovano anche in questo progetto per la cui realizzazione Antonio Di Cecco ha monitorato la distruzione del centro storico abruzzese e delle zone limitrofe, partecipando attivamente a quella ricognizione sul terreno che ha visto attivi la gran parte dei fotografi italiani, giovani e meno giovani, e che si può definire il laboratorio visivo L’Aquila.
Il progetto fotografico di Antonio Di Cecco risponde innanzitutto ad un’urgenza personale ancora prima che civica; con lo sguardo di colui che è dentro al disastro il giovane aquilano – una laurea in ingegneria e una coerente ricerca fotografica alle spalle – ha ripreso giorno per giorno le altalenanti sorti della città fino alla sua nuova conformazione. Le sue fotografie ‘partecipate’ costituiscono la documentazione visiva del lavoro svolto dal Collettivo99 (giovani tecnici aquilani), di cui Antonio Di Cecco è il fotografo ufficiale.
JUNKSPACE uno sguardo sul territorio aquilano presenta materiale in gran parte inedito: si è scelto qui di lavorare sul presente e di volgere lo sguardo non tanto alle permanenti tracce del terremoto sul territorio quanto alla realizzazione del ‘piano C.a.s.e.’, e cioè quello sviluppo satellitare di micro insediamenti sparsi sul territorio periferico della città, definiti ‘frammenti di città post sismica, esplosi nei territori dei paesi, che hanno deteriorato contemporaneamente sia la città sia la campagna, in un disordine urbanistico che, impoverendo la varietà degli habitat culturali, produce entropia a vari livelli’’ (Antonello Ciccozzi, MU6 n°16). Attraverso il suo reportage Antonio Di Cecco vuole porre l’accento sul presente e sul futuro dell’Aquila non distogliendo l’attenzione; si tratta cioè di tenere lo sguardo fermo sul territorio abruzzese anche dopo l’evento sismico e mediatico; si tratta di documentare le scelte di oggi che andranno ad influire sulla vita di domani; si tratta infine di lavorare in una direzione discreta che metta in evidenza ciò che continua ad accadere sul territorio aquilano anche lontano dai riflettori. Una scelta discreta non solo perché non eclatante ma anche perché lavora a dare testimonianza di un progetto, come quello del ‘piano C.a.s.e.’, che si può osservare e criticare non solo con le armi della satira politicamente impegnata. La dedizione al paesaggio – nella sua accezione antropizzata di dinamica indissolubile tra umanità e territorio geografico - ed alle sue continue trasformazioni ha per Antonio Di Cecco la cadenza della quotidianità: nelle sue immagini non vi sono eventi straordinari ma lo sguardo cadenzato e fedele di chi appartiene a quel territorio. Così il nuovo disordine urbanistico si traduce in disordine identitario, e lo sforzo è nel ri-trovare uno sguardo confortevole attraverso cui percepire sé stessi e i luoghi della propria affezione. L’abbandono forzato di un luogo verso un “provvisorio” spazio (surrogato di città) asettico ed anonimo indebolisce la comunità rendendo difficoltosa, se non impossibile, la ri-costituzione della società. La sovrapposizione mentale dell’immagine del reale con quella della memoria determina la sempre crescente necessità di riappropriarsi dei propri luoghi anche di fronte all’inevitabile constatazione che il genius loci non esiste più.
Attualmente a fronte del totale di 48.916 sfollati, sono 25.961 quelli che hanno trovato casa con l'autonoma sistemazione. Sono invece 14.527 i residenti nel progetto C.a.s.e. (Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili) con abitazioni dislocate in 19 aree periferiche del capoluogo di regione. Ci sono poi i residenti che vivono nei M.a.p. (Moduli abitativi provvisori) che sono stati posizionati in 21 frazioni del capoluogo di regione: sono 2.109. Ed ancora i nuclei in affitto: 1.390 persone vivono in affitti concordati con la Protezione Civile in case private. Ci sono 3.660 persone che ancora vivono nelle strutture ricettive dell'Aquila o di altre province: in particolare nella provincia dell'Aquila risiedono negli alberghi 2.181 persone, nel Teramano sono 973, in provincia di Pescara i residenti sono 370 mentre negli hotel di Chieti ci sono 97 persone. A queste se ne aggiungono 39 che sono residenti in hotel di fuori regione. Quelli che vivono nella ex-caserma militare sono 121 e ben 519 quelli alloggiati nella Scuola della Guardia di Finanza a Coppito (sede del G8). (dati aggiornati ai primi di giugno 2010 dall'ufficio stampa della struttura per la gestione dell'emergenza). I lavori di riparazione leggera sono appena iniziati, quelli di riparazione pesante non sono neanche contemplati. Il centro storico è un vuoto urbano inaccessibile
Antonio Di Cecco (1978) è nato a L'Aquila e si è qui laureato in Ingegneria Edile – Architettura. Dopo la laurea e varie collaborazioni in studi di architettura, Antonio si è progressivamente avvicinato alla fotografia. Autodidatta, è riuscito a coniugare gli studi svolti ed il nuovo interesse per l’immagine fotografica ponendo come elemento centrale della sua ricerca di fotografo il paesaggio urbano. L’interesse per le stratificazioni, i contrasti, le assonanze che si creano nell’ambiente metropolitano in continua evoluzione indirizza così il suo sguardo verso luoghi antropologici troppo spesso trasformati in spazi invisibili ed impenetrabili. Le sue fotografie del territorio abruzzese sono state esposte nell’ultimo anno in una serie di mostre, tra cui la personale ‘L’Aquila. Città temporanea’, alla II edizione del Reportage Atri Festival (2010) e le mostre collettive ‘L’Aquila. Riconversione oltre la ricostruzione’ presso UrbanBox (Pescara) e Spazio AUT (Innsbruck).
www.fotografiafestival.it
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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