Villaggio Olimpico RomaRecollections foreshadow the future of Rome 2020foto di Alessandro Dandini De Sylva, Antonello Mazzei,
Eleonora Calvelli, Federico Ciamei, Marco Rapaccini
a cura di Michela Papalia
"Quando un architetto progetta qualcosa di valido? Quando la sua opera non passa di moda e non è soggetta a mode, quando la si può reinventare. L'architettura e l'arte si devono confrontare con il gusto mutevole degli uomini, con il tempo. Esse lo anticipano e lo rincorrono sempre in un gioco armonioso e stimolante, in una grande avventura cui nessuno può rimanere indifferente."
Assunta A. D'Orazio, Luigi Moretti, in Villaggio Olimpico Roma, Postcart Edizioni, 2010
©Eleonora Calvelli, Via degli Olimpionici, 2010
Nel 1960 Roma ospitò la 17ma olimpiade dell'era moderna. E proprio gli anni a cavallo tra il 1955 e il 1960 erano destinati a diventare per la città gli anni delle "prime volte". La prima volta dal dopoguerra che l'attenzione del mondo si focalizzava sull'Italia per un grande evento sportivo; la prima volta che la televisione irrompeva nel mondo delle competizioni agonistiche, cambiando per sempre il modo stesso di vivere e concepire lo sport. E quelle “prime volte” avrebbero cambiato anche il panorama urbano della Capitale; destino volle che Roma e le Olimpiadi restassero legate in un duraturo abbraccio simbiotico. Nel 1955, l'anno che vide trionfare la candidatura di Roma su quella di Losanna, fu inaugurata la prima linea della metropolitana, poi fu la volta della riqualificazione dell'Eur. Infine, a partire dal 1958 il progetto più ambizioso: la risistemazione del quadrante centrosettentrionale della città, con la costruzione del Villaggio Olimpico, destinato ad ospitare 5.300 atleti in rappresentanza di oltre 80 Paesi. Ma non è tutto. Dismessa la sua veste sportiva, il “Villaggio” sarebbe entrato a pieno titolo nella toponomastica cittadina.
Un nuovo quartiere dunque, funzionale e avveniristico, caratterizzato dalla sapiente distribuzione degli spazi verdi; il quartiere della nascente classe media. Furono piantati 800 alberi ad alto fusto, arbusti e cespugli a circondare le abitazioni che, all'epoca modernissime nel design, si sviluppavano tra due e cinque piani. Le diverse soluzioni architettoniche furono unificate dalla scelta di alcuni elementi comuni quali pilotis, marcapiani in cemento, finestre a nastro verniciate di bianco e cortina di rivestimento giallo.
Dall'Olimpiade di Roma è ormai trascorso mezzo secolo. E quel delicato equilibrio tra natura e architettura, che doveva informare l'identità del quartiere, è venuto meno. La natura ha preso il sopravvento: solo poche tracce sparse, talvolta disperse, testimoniano la presenza visibile dell'uomo. Sospeso, quasi smarrito, il Villaggio Olimpico sembra volersi celare dietro i suoi stessi segni, dissimulandosi dinanzi agli sguardi distratti o svogliatamente incuranti. E invece il “Villaggio” altro non vuole che essere scoperto, lentamente, passo dopo passo, con paziente contemplazione. Ed è solo allora che esso mostrerà appieno il suo carattere, la sua forza, la sua vitalità. La sua immagine finalmente svelata: un'isola nel cuore di una città millenaria.
Testo di Giovanni M. Losavio
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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