INFORMATIVA PRIVACY
Questo sito utilizza cookie di terze parti per inviarti pubblicita' in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di piu' o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, clicca qui.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

Accetto
Sei un nuovo utente? Registrati!

Mostra

Oded Balilty: Along the Lines

mostra di fotografia
LUCCAdigitalPHOTOfest 2007

24 Novembre 2007 - 16 Dicembre 2007
Ex Manifattura Tabacchi
via Vittorio Emanuele, 45 - Lucca (LU)
orario: 15:30-19:30 da lunedì a venerdì, 10:30-19:30 sabato e domenica
info: tel (+39) 0583 58 99 215 - fax (+39) 0583 317321
info@toscanaartifotografiche.it - www.toscanaartifotografiche.it
ingresso: 2.5€ (intero), 15€ (cumulativo tutte le mostre), 12€ (cumulativo ridotto)

tags: balility, festival, lucca, luccadigitalphotofest

Share
Torna alle mostre



mostra
Oded Balilty
, fotografo israeliano, è nato 1979 a Gerusalemme. Nel 1998 ha lavorato per l’IDF "Bamahane" magazine. Nel 2001 è stato ingaggiato come fotografo per Zoom 77 e per il quotidiano istraeliano “Yedioth Aharonot”. Nel 2002, nel momento più critico dell’intifada nel conflitto israelo-palestinese, ha iniziato a lavorare per l’ Associated Press a Gerusalemme.
Per l’Associated Press ha documentato il summit Nato del 2003 ad Istanbul e le elezioni del 2004 in Ucraina.
Nello stesso anno Oded ha partecipato ad una collettiva al VISA pour L'image a Perpignan in Francia.
Nel 2005 ha esposto le sue opere in una mostra collettiva sulla guerra al Museo della Fotografia di Dubrovnik in Croazia, insieme con altri due fotografi israeliani e tre palestinesi. Sempre nel 2005 è stato selezionato per partecipare al JOOP World Press Master Class ad Amsterdam.

Questo è stato anche l’anno della mostra alla Colmaine Photo-Gallery di Zurigo sul tema dei territori israelini.
La sua attività si è poi spostata per un mese in Ucraina per raccontare il venetesimo anniversario del disastro di Chernobyl.
Nel 2006 Balility ha esposto al Festival du Scoop di Angers, in Francia con il progetto “CHERNOBYL TODAY”.
Il 2007 è stato un anno estremamente intenso, con la mostra al Musee d’ethnographie Nauchatel in Svizzera e questa al LuccaDigitalPhotoFest. In questo anno Balility ha vinto numerosi premi di prestigio internazionale tra cui il PULITZER PRIZE nella sezione “breaking news Photography” e il primo prezio nella categoria “People in the News” al World Press Photo Contest.

mostra
"Along the Lines"

“Mura di cemento armato alte otto metri. Il concetto di una barriera protettiva sembra semplice, ma mura di cemento che corrono tra le strade, le case ed i marciapiedi del West Bank sono solo l’espressione di una piccola parte di una lunga e complicata storia iniziata circa 60 anni fa. La storia del conflitto Isrealo-palestinese.
I 749 chilometri di cemento e filo spinato raccontano una storia di diffidenza, animosità e ostilità tra due popoli rinchiusi in un territorio. Fino dal 1967, quando Israele ha occupato il West Bank e la striscia di Gaza, la vita delle due nazioni si è intrappolata nell’eterna lotta per la conquista della propria patria, ed i Palestinesi per liberarsi da un’ occupazione militare che condiziona ogni aspetto della loro esistenza.
Essendo nato in Israele, io ho visto le barriere innalzarsi ed espandersi, come prova concreta di un odio ancestrale. Per tre anni, fotografando e crescendo professionalmente, ho visto le barriere crescere con me, da un metro di altezza fino a tre e poi addirittura otto metri. Le fotografie di questa mostra sono una testimonianza di questo periodo, del processo di separazione di due popoli. In quell’epoca ho visitato quasi ogni singolo angolo del muro, fermando con i miei scatti le privazioni e le difficoltà che ha causato ai Palestinesi ed il simbolo che mano a mano è diventato nella loro instancabile lotta per l’indipendenza. Con lo stesso obbiettivo ho osservato le sofferenze di Israele - gli attentati suicidi dei Palestinesi – che hanno indotto il governo ad aumentare le barriere.
La costruzione è iniziata nel 2002, nel bel mezzo degli scontri con i Palestinesi. Questi ultimi si sono opposti fortemente fin dall’inizio, denunciando l’intento Israeliano di voler segnare i confini del territorio a proprio vantaggio. Marciando sui desolati territori, i palestinesi hanno tentato di abbattere i confini affrontando le forze di sicurezza israeliane che rispondevano con gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Coperti da bandane per ripararsi dagli effetti dei gas, essi hanno gridato, si sono incatenati, hanno pregato e riempito le pareti grigie con graffiti anti-israeliani. Il muro è divenuto un testimone silenzioso della protesta e del conflitto.
Durante la recente campagna elettorale, i candidati hanno ricoperto il cemento con i loro posters. Le immagini di Yasser Arafat, con la testa coperta con il suo simbolo, la kaffiyeh bianca e nera, hanno cosparso il muro.
La barriera taglia i cortili delle scuole, le città e villaggi. Per i residenti, molti dei quali raramente hanno lasciato le proprie città, il muro è una sorta di infinito ostacolo di cemento.
Mentre fotografavo ero conscio di rappresentare quella quel muro come una barriera insormontabile che ostruiva la vista del cielo, uno sfregio nella terra che separa due mondi.
A Abu Dis, una cittadina vicino a Gerusalemme, il muro taglia in due il centro, spesso correndo nei cortili delle case che dalle finestre di cucina si limitano a vedere una desolata distesa di grigio.

mostra
Il percorso della barriera include gran parte di Gerusalemme nella parte israeliana, escludendo quei quartieri che a Israele non interessano più. Essendo israeliano, molto spesso ho incontrato l’ostilità della gente, ma non appena i palestinesi capivano che ero lì per fotografare il muro, l’animosità si dissolveva nel desiderio di mostrare al mondo la prova fisica dell’occupazione israeliana.
Mentre sto presentando al mondo questo progetto, la costruzione della barriera di confine continua. Il suo compito non è ancora terminato. Come influirà sui sogni di pace di due stati che vivono fianco a fianco, è ancora da vedere. Se Israele lo abbatterà, come si dice, nel momento in cui l’accordo di pace sarà firmato, è ancora un’incognita. Forse un giorno ciò che ne resterà diverrà un monumento per commemorare la crudeltà di un’esistenza divisa ed simboleggiare gli errori del passato.
Ho scelto di presentare le foto in Bianco e Nero anche se spesso fotografo a colori.
Ho sempre sentito, infatti, l’essenza stessa del muro è in bianco e nero, una realtà rigida, un taglio nel paesaggio. Ma ombre di grigio rimangono…ogni venerdì nel villaggio di Bil'in, israeliani e palestinesi uniscono le forze per protestare contro la costruzione del muro che avanza, difendendo disperatamente la speranza di convivere, di un futuro più sereno, di riuscire a vivere nuovamente a colori.
Oded Balilty

Vedi la scheda dell'evento.



Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.



ha visitato la mostra




segnala questa mostra ad un amico
email: testo:




Se vuoi aggiungere un commento riempi il modulo qui sotto:

nome *:
testo *:
codice *:
  <- inserisci il codice di sicurezza
  



I campi contrassegnati con l'asterisco sono obbligatori.
Leggi con attenzione i termini di servizio.



Because the light

portale di cultura fotografica, concorsi online, mostre, reportage, portfolio articoli, libri, forum e community. Per divertirsi e imparare con la fotografia.
progetto, design e codice di Sandro Rafanelli
in redazione: Simone Scortecci, Marco Sanna, Jacopo Salvi e Alessandro Garda
l'approfondimento fotografico è su BecauseTheLight - becausethelight.blogspot.com

per info: info@photocompetition.it - [ termini di servizio ] - [ privacy ] - [ diventa socio ]