I
luoghi di produzione agricola si caratterizzano da sempre per la variazione ciclica e stagionale del proprio utilizzo e del loro aspetto; la cantina, intesa come cantina
non nobile, storico fulcro della campagna toscana, non è da meno.
Mettiamo da parte l'immagine delle rinomate case vinicole, perfette ed asettiche, o delle grandi masserie; immergiamoci al contrario in una piccola costruzione, spesso rimaneggiata e risultato di interventi decennali, che accoglie al suo interno attrezzi, prodotti e oggetti per produrli: scatole, bottiglie, falci, zucche, botti vuote, piene, veleni, corde, zappe, uva, martelli, semi, taniche, cipolle, cesti e migliaia di altri
arnesi dei quali è impossibile fare un censimento. Tutti questi elementi variano poi con la stagione, con l'utilizzo che ne viene fatto e con le produzioni in atto.
L'idea di rappresentare la cantina in autunno, dopo la produzione vinicola, in attesa delle olive e con poche coltivazioni nei campi, nasce dalla volontà di
catturare un ambiente sospeso, fermo e quasi immobile. Si può così osservare la cantina che respira, silenziosa e riflessiva: un ambiente con una velata tristezza di fondo, ma in fin dei conti soddisfatto del lavoro fatto e pronto a riprendere con rinnovata energia.
E' questa la mia cantina.
Simone Scortecci