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Case di fango


di Antonio Ulzega
15 immagini - 2.88 mb
data di pubblicazione: 18 Ottobre 2012

luogo: Marocco
periodo: 2012


tags: casa, fango, khamlia, marocco, ulzega, villaggio

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Case di fango

Febbraio 2012, i fotografi Roberto Gabriele e Simona Ottolenghi danno vita ad una iniziativa fotografico-umanitaria accolta con entusiasmo da dieci persone provenienti da tutt'Italia e sconosciute tra loro, tra cui lo scrivente. 
Sotto l'egida della ONG "Bambini nel deserto" si voleva realizzare un viaggio nel sud del  Marocco con il duplice obbiettivo: fare un'esperienza di fotografia sul campo sotto la guida di due esperti fotografi e collaborare e sostenere le attività dell' ONG a favore dei bambini e delle popolazioni berbere di quella regione.
Il villaggio di Khamlia, al bordo del'erg Chebba è stato significativo nella validità dell'iniziativa con l'istaurarsi di uno stretto rapporto con la popolazione sia berbera sia maliana.
A Khamlia infatti si trova un nucleo importante di famiglie provenienti dal Mali che hanno conservato tradizioni, costumi, musica del loro paese d'origine.
E proprio a Khamlia le "case di fango" mostrano la loro fragilità.

Marocco, Khamlia, 2012



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Il muro di fango; i mattoni sono disposti in linee alternate di taglio e di piatto; qui il muro mostra un avanzato stato d 'erosione da parte degli agenti atmosferici.


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La stessa tipologia di un muro di costruzione recente; anche la malta è data dal fango.


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I mattoni di terra cruda, induriti e cotti dal sole, sono fatti con un impasto di fango, sabbia e paglia.


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Interno di una cucina dove tutto, il forno, il focolare, l'intonaco delle pareti, è di fango.


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Fotocamera Sony NEX 5 con 18/55.



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commenti
  silvvv  [6 Novembre 2012 - 22:25]
anche se non emozionante, resta un interessante reportage sui tipi di abitazione di quelle zone.
  Alessandro  [24 Ottobre 2012 - 19:17]
Grazie Antonio era quello che volevo sentirmi dire, e tu eri la persona più indicata per queste informazioni, e come immaginavo mi ha risposto con criterio.
Adoro le case di fango e vorrei che i mattoni di fango diventino un materiale alla portata di tutti, non solo dell'elite che li chiama "mattoni di terra cruda" per differenziarli dalla terra cotta.
Mi sono andato a vedere i miei libri, tra cui questo (in pdf): "Manuale della terra cruda"  e per onestà nei confronti di ingegneri e architetti, il termine di mattoni non cotti lo usarono anche Alberto della Marmora nel suo "Voyage en Sardaigne" e Le Lannou in "Pâtres et Paysans de la Sardaigne", Pastori e contadini di Sardegna, dove li chiama "mattoni di argilla cruda". Non so poi se la chimica della cottura al sole oltre all'asciugatura del materiale abbia un qualche effetto chimico magari irreversibile, ma credo di no (o sbaglio?).
...ma adesso riprenderò a chiamarle case di fango!
Grazie!

Candu olisi deu giai  bengu a biri sa domu beccia in làdiri, egoicci chistionausu unu pagu e si buffausu una tassixedda de binu bonu, o unu caffei o unu tè, a su mancu si bieusu!
Adiosu
  melisendo  [24 Ottobre 2012 - 17:49]
Alessandro, una piccola notazione a completamento di quanto ti ho già scritto: dal punto di vista geologico il termine "terra cruda" non esiste!

Il termine "terra" in geologia si usa in determinate accezzioni quali "terra rossa", "terra di siena",  "terre rare" e poche altre, mentre il termine "fango" definisce tutti i sedimenti allo stato idroplastico in cui il materiale argilloso, o comunque i sedimenti fini (dalle argille al silt), siano fortemente imbibiti d'acqua (sedimenti argilloso-siltosi in mare, nei laghi, nelle paludi, o fanghi a diatomee in mare, o fanghi di fandelta sottomarini, ecc....).

Al momento della perdita dell'acqua di imbibizione i "fanghi" perdono le loro proprietà di idroplasticità e diventalo sedimenti consolidati fino ad essere rocce nel senso comune del termine, cioè materiali compatti, duri, resistenti al taglio, alla trazione,  alla compressione ed allora si chiamano argilliti o argillosiltiti fino ad argilloscisti.

In altri termini la dizione "terre crude" è un'invenzione dei cugini architetti e ingegneri per non usare il termine ritenuto poco dignitoso e plebeo "fango".
 
E che "case di fango" o "dom'e ladiri" siano ancora, come è sempre stato!

  melisendo  [23 Ottobre 2012 - 20:43]
Alessandro!!!!!
Eccoti finalmente di nuovo quì!

"Lu lozzu" in Gallura, in Logudoro, in Anglona, in generale nel nord Sardegna, lu lozzu, il fango, è l'impasto di "tarra arrubia arziddosa e padda" (terra rossa argillosa e paglia) usata per millenni per l'intonaco, per i mattoni e per i pavimenti delle case. 
La "tarra arrubia arziddosa" è la terra rossa derivante dall'alterazione dei feldspati del granito, è un'argilla con uno scheletro di granuli di quarzo, che impastata con acqua e paglia forma un "fango" con proprietà straordinarie.
In Campidano il "fango" è dato dai terreni fortemente argillosi derivanti dall'alterazione dei sedimenti miocenici (Campidano, Marmilla, Trexenta, Parteolla, ecc.), dove la componente clastica è data dai livelli sabbioso-arenacei, più la paglia con la funzione di legante.
Nella realtà i "ladiri", i mattoni che si fanno con il "fango", non sono "crudi", bensì sono cotto dal sole, come dappertutto nel mondo.

Questo è un argomento di straordinario interesse, che meriterebbe di essere ben conosciuto anche per le sue implicazioni pratiche.

O Alessandro, ahiò, beni in sa domu mia a Bing'e Crexia in Frumin'e Quartu a biri una dom'e ladiri beccia mera.
 
 
  melisendo  [23 Ottobre 2012 - 20:15]
EliMaisha e Cristian, è una gioia per me sentirvi ancora vicini come lo è stato nel nostro bel viaggio in Marocco.
Per me quella è stata la prima esperienza di un viaggio "organizzato" non da me, con persone sconosciute, ma il legante della fotografia era troppo forte perchè non portasse ad una bella comunione.
Devo dire, per esperienza pluriennale, che questo sito permette di esprimersi e di crescere in modo molto gradevole e positivo.

  Alessandro  [23 Ottobre 2012 - 10:11]
Carissimo Antonio, con la speranza di incontrarti di nuovo, ti ringrazio per i tuoi reportage. Questo, sul materiale più usato nel mondo per costruire, mi è caro in particolare (come tanti altri).
Tu lo chiami virgolettato "fango", a chi meglio di te posso chiedere perchè? I tecnici che lavorano con la terra cruda, il làdiri campidanese non lo chiamerebbero mai così, per un desiderio di elevarne il valore che il significante "fango" ha nella popolazione. Ti chiedo allora di spiegarmi da tecnico cosa sia il "fango" e se sia lecito chiamarle "case di fango". Grazie!
  EliMaisha  [19 Ottobre 2012 - 21:00]
Eccomi... anch'io ero tra quei 10 sconosciuti provenienti da tutta Italia, che ben presto si sono rivelati ottimi e preziosi compagni di viaggio e di un'esperienza davvero unica ed emozionante!
Mi unisco ai complimenti di Christian, questo tuo reportage, fatto di foto semplici e dirette, sembra quasi "portarmi" nuovamente all'interno di questo villaggio riuscendo a trasmettere tutta la fragilità e le peculiarità di queste piccole case.
  Christian  [19 Ottobre 2012 - 12:37]
C'ero anche io tra i 10 provenienti da tutta Italia, e ben felice di aver preso parte a quel viaggio! Oggi è emozionante rivedere qui i luoghi visitati dal vivo alcuni mesi fa.
Complimenti per questo reportage ad Antonio, il cui sguardo non si ferma alla superficie, ma riesce ad osservare le cose più a fondo e trasmetterle agli altri.




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