Dopo la grande ondata di fermenti d’idee, di dibattiti, di assemblee, di manifestazioni, all’inizio degli anni ’70 in molti di noi si sviluppò l’esigenza di tradurre quelle esperienze in opere teatrali e musicali.
L’obbiettivo era di allargare il dibattito su varie tematiche sociali portando le nostre esperienze nei teatri e nelle piazze delle città e soprattutto dei paesi della Sardegna. Nacquero così “
I Compagni di Scena” che diedero vita a vari spettacoli, tra cui “
Fabbriche bugiarde”, mentre le canzoni da noi scritte, musicate e cantate vennero pubblicate in un LP oggi molto difficile da trovare.
Questo reportage nasce dal ritrovamento, nel mio archivio fotografico, dei negativi delle foto che ho fatto durante la rappresentazione di “Fabbriche bugiarde”, dov’era mio compito curare la scenografia e la proiezione delle immagini che comparivano nel fondale della scena.
In quel momento si assisteva alla industrializzazione selvaggia della Sardegna, con impianti che nulla avevano a che fare con le tradizioni millenarie della società sarda.
Veniva stravolto da parte dello stato e delle grandi lobbies imprenditoriali italiane, in modo esclusivamente e pesantemente impositivo, il modus vivendi di una popolazione da sempre dedita alla pastorizia, all’agricoltura, alla pesca, all’artigianato, al piccolo commercio, alla cultura, al rispetto del proprio territorio.
Nelle “Fabbriche bugiarde” si volle fare una forte azione di denuncia delle falsità che venivano propinate alla popolazione, prevalentemente pastori e contadini, sui benefici che avrebbero loro apportato le grandi industrie (soprattutto petrolchimiche).
In 14 immagini ho cercato di mostrare il dramma profondo che impregnava la rappresentazione, tra impotenza e ribellione.
A tanti anni di distanza, l’obbiettivo di sconvolgere la vita dei sardi è stato raggiunto, mentre i grandi impianti industriali sono ormai cattedrali nel deserto.