Il cimitero acattolico di Testaccio (già cimitero degli inglesi o cimitero dei protestanti).
Alla fine del 1600, ai protestanti che si trovavano a morire a Roma era negata dal Papato la sepoltura nei luoghi sacri. Per i viaggiatori protestanti, spesso aristocratici o artisti, la prospettiva di una morte a Roma era inevitabilmente connessa ad una sepoltura infame.
Per questi “eretici”, ai quali in vita era fermamente vietato di esercitare pubblicamente il proprio culto, la morte reclamava almeno un diritto di decenza.
I primi luoghi di sepoltura non cattolici di Roma furono quelli ebraici. C'era inoltre il sepolcreto di Muro Torto, detto Mulo Malo, dove si seppellivano cortigiane, cospiratori politici ed assassini (i cosiddetti “impuniti”). Tra questi impuniti il papato andò ad annoverare anche gli “eretici”.
Di fatto in quegli anni non esistevano veri siti cimiteriali per i cattolici; le salme erano inumate tutte nella cinta delle mura della città ,all’interno delle chiese, degli ospedali e delle confraternite, con grave stato di carenza igienica, causa di morti precoci, malattie infettive ed epidemie.
Bisogna arrivare al 1809 con l’occupazione francese (vedi:
Il marchese del Grillo) per vietare le inumazioni nelle chiese e avviare i lavori del cimitero di San Lorenzo fuori le mura ma non sempre con successo, allora ed ora, vedi anche la recente autorizzazione all'inumazione in una chiesa di Roma del capo della banda della Magliana...
Nel frattempo gli “eretici” già da un secolo si servivano nottetempo, mal sopportati e spesso osteggiati, del loro semplice ed essenziale
jardin de cimetière.
Non esiste un atto costitutivo del cimitero di Testaccio; si ritiene che le prime salme furono interrate da metà del '600, i primi documenti ufficiali risalgono invece ai primi anni del '700.
Da allora quei terreni bucolici attorno alla
Piramide Cestia divennero per anglicani e luterani un landscape garden di concezione nordica.
Il luogo era dotato di una fortissima carica attrattiva ed estetica dovuta alla campagna selvaggia ed alla presenza del rudere pagano della piramide, palese antitesi alla Roma cattolica, in un contesto bucolico che smorzava l'orrore della morte.
Di queste sepolture che avvenivano di notte, in silenzio e con scorta armata, ci resta una bella testimonianza in un'incisione del Pinelli del 1811.
L'avversione del papato verso gli “eretici” faceva chiudere gli occhi sugli atti vandalici e l'assoluta mancanza di rispetto che il popolino delle vicine osterie di Testaccio riservava a quei luoghi, spesso adibiti a feste popolari, passeggio di meretrici e pascolo per capre e porci.
Il grande sdegno degli stranieri portò le ambasciate di Russia, Francia, Inghilterra e Prussia in vari periodi storici, con varie modalità e con notevoli ostacoli, ad acquistare e recintare i terreni del cimitero. Dal 1765 si iniziò la posa delle prime lastre tombali individuali.
Quest'angolo di Roma divenne da metà del 1800 un “paesaggio romantico” meta di molti viaggiatori, anche grazie alla fama derivata dagli scritti di viaggio e dalle incisioni che circolavano in Europa dove la piramide Cestia appariva tra antiche rovine e pascoli.
In questo cimitero, dove la natura smorza la drammaticità della morte e mitiga il dolore, vi sono stati sepolti anche personaggi che non si sono riconosciuti nel cattolicesimo o nella religione in senso lato.
Tra le tante ci sono le tombe dello scultore William Story, dei poeti John Keats, Percy Shelley e Gregory Corso, intellettuali e scrittori come Carlo Emilio Gadda ed Antonio Gramsci.
“
E' uno spazio aperto tra le rovine, coperto d’inverno di violette e margherite. Ci si può innamorare della morte al pensiero di essere sepolti in un luogo così soave”
Percy Bysshe Shelley