Le foto che vedete sono state scattate nel mese di settembre 2007, nel corso del mio viaggio di nozze. Voglio aprire questa piccola rassegna sul Messico con la foto di quello che per molti turisti è l’emblema di quel paese: il sombrero.
Dovete sapere che il sombrero è un po’ come per gli italiani la pizza o il mandolino; avete mai visto italiani suonare mandolino per strada? Ecco; non ci sono messicani con il sombrero. Piuttosto, nel capo dei messicani ho potuto vedere ben altro: questi per esempio sono due simpaticissimi camerieri di un ristorante che hanno improvvisato un ballo per la nostra comitiva.
Incredibile come ballavano senza far cadere bottiglie e bicchieri!
I camerieri non sono stati una eccezione: il popolo messicano è simpatico e accogliente, sorridono sempre ed emanano una grande gioia di vivere.
Questo contrasta anche con la povertà che affligge il paese; balli come il precedente sono anche pretesti per raggranellare qualche mancia dai turisti.
Quasi tutte le famiglie hanno una attività che permette loro di guadagnare qualcosa, oppure di scambiare i loro prodotti con altri.
C’è chi tesse coloratissime tele, tovaglie, coperte.
Chi dalle piante intreccia cordame.
Chi prepara squisite quesadillas (cioè delle tortillas con il queso, ovvero formaggio) all’interno dell’unico locale chiuso che rappresenta sala e cucina.
Oppure all’aperto sotto una capanna.
Dopo aver mangiato le quesadillas potete prendere un’ottima tequila tra le tante disponibili (qui, ovviamente, siamo in un contesto decisamente più commerciale e orientato al turista).
Periodicamente in alcuni paesi si ritrovano in una sorta di mercato all’aperto dove tutti possono vendere i propri prodotti.
La povertà li rende anche ecologisti (dovremmo imparare da loro) perché in molti paesi circolano con delle biciclette modificate per il trasporto di più persone; una sorta di bici taxi. Esiste anche la versione motorizzata, un po' meno faticosa da guidare ma molto più rumorosa e inquinante.
I messicani sono estremamente religiosi: la statua del patrono, ma più in generale le numerose statue dei santi presenti in ogni chiesa, sono curate con la massima attenzione dalla popolazione locale. Non svolgere le cure dovute può far arrabbiare il santo. Questa è la chiesa di San Juan Chamula, la fotografia è stata fatta con particolare attenzione; guai a fotografare le persone del paese o – peggio ancora – i custodi della chiesa.
All’interno è assolutamente proibito fotografare perciò provo a descrivervelo: il pavimento è ricoperto di aghi di pino, fumo e profumo dell´incenso che brucia e delle centinaia (non esagero) di candele piantate nel pavimento, persone (i guaritori) che di fronte ad un altare sacrificano una gallina, persone inginocchiate in terra che pregano, che si cospargono il capo di posh (un liquore simile alla grappa) e bevono una bevanda gassata (Coca, pepsi, aranciata...) per ruttare e scacciare così gli spiriti maligni dal corpo. Per terra tutte queste candele, gli aghi di pino, le persone chine con il capo cosparso con alcol...
Cosa può succedere secondo voi?? Giusto, infatti questa chiesa è stata ricostruita perché già una volta ha preso fuoco. (strano eh?) Questo è l’interno di un’altra chiesa, dove per fortuna non accadeva niente di simile.
Nonostante la religiosità degli abitanti di San Juan Chamula, il cimitero del paese non si può certo dire sia curato come la chiesa.
Il colore di ogni croce rappresenta l’età della morte; più il colore è scuro e più l’età è avanzata. Più croci sovrapposte indicano che sono stati sepolti negli anni più familiari.
Il Messico è anche cultura Maya e natura, spiagge e mare.
Lo vedremo nella seconda parte.
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