A 20 km da Orvieto, lontana dall'Autostrada del Sole e dalla ferrovia dell' "Alta Velocità", nella Tuscia viterbese si trova Civita di Bagnoregio, detto "Il paese che muore".
Per secoli nodo importante dei traffici commerciali tra il Lazio, l'Umbria e la Toscana questa città medioevale, di impostazione etrusca, ha perso nel secolo scorso ogni interesse economico, così il paese muore. Tagliata fuori dalle grandi linee di comunicazione, arroccata su una rupe che ne ha impedito ogni sviluppo urbanistico, accessibile da sempre solo con ripide scale ed un ponte pedonale più volte distrutto dai terremoti, vive solo di turismo. Il totale isolamento ne ha conservato in modo eccellente i caratteri medioevali e dall'alto della sua rocca si può spaziare sulle valli circostanti in cui si alternano boschi, opime culture e profonde incisioni calanchive.
Ma oggi la fantasia italica ha coniugato questo straordinario compendio storico ed ambientale con l'inserimento di un elemento architettonico che straccia e mortifica ambiente, cultura, storia: una passerella pedonale in cemento armato (rigorosamente antisismico!) che collega la rocca di Civita con l'abitato di Bagnoregio, per la somma gioia del moloch turismo.
Da qui l'idea di questo reportage in una mattina nebbiosa, con la triste passerella che a tratti si perde in una nebbia che nasconde tutto.
Civita da Bagnoregio, aprile 2012