La barca si muove lentamente luogo i canali tra la vegetazione lacustre, ogni tanto una sosta per campionare foglie, fiori, acqua e fanghi mentre voli di uccelli si levano al nostro passaggio ed una piroga ricavata da un tronco d’albero scavato ci scivola vicina silenziosa.
Il confine con la Nigeria è vicino, ma forse siamo ancora in acque tchadiane, quando compare lontano il profilo di capanne di frasche, forse un villaggio di pescatori in una delle innumerevoli isole sparse nel grande lago.
Il villaggio non è segnato nelle carte, così andiamo a conoscerne gli abitanti e posizionarlo con il GPS.
L'accoglienza è festosa, lo Chef del villaggio si presenta, parla bene francese, ci presenta alla sua gente, si diverte alla nostra richiesta di girare per le capanne e fotografare, lui stesso chiede di essere fotografato col la sua innumerevole prole.
Un luogo magico dove tutti lavorano alla pesca, alle reti, alla preparazione del pescato seccato al sole o affumicato, o alla preparazione del cibo collettivo.
Una realtà che ci riporta indietro nei tempi e sulla cui valenza discuteremo a lungo mentre torniamo verso la nostra cosiddetta civiltà.
Lac Tchad, novembre 2011