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Jüdisches Museum, Berlino


di Alessia Cerqua
14 immagini - 1.16 mb
data di pubblicazione: 16 Giugno 2009



tags: berlino, cerqua, ebrei, jüdisches, libeskind, museo, olocausto

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(6 commenti)
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Lo Jüdisches Museum è un museo di Berlino dedicato alla storia degli ebrei. Situato nel quartiere di Kreuzberg, il museo raccoglie duemila anni di storia e cultura ebraica. Il museo occupa due edifici, uno già esistente, il barocco Berlin-Museum o Kollegienhaus, e uno contemporaneo, costruito appositamente per ospitare il museo. Il palazzo che ospita il museo è stato progettato da Daniel Libeskind ed ultimato proprio nel 1999.
Libeskind ha battezzato il suo progetto between the lines (tra le linee) e nei punti in cui le due linee si intersecano si formano zone vuote, o voids, che attraversano l’intero museo.

L'edificio visto dall'alto ha la forma di una linea a zig-zag e per questa ragione è stato soprannominato blitz, che in tedesco significa fulmine. La forma dell'edificio ricorda una stella di David decomposta e destrutturata. L'edificio è interamente ricoperto da lastre di zinco e le facciate sono attraversate da finestre molto sottili e allungate, più simili a squarci o ferite che a vere e proprie finestre, disposte in modo casuale.

Il museo non ha un ingresso dalla strada, ma vi si accede dall'adiacente Berlin-Museum. Una scala e un sentiero sotterraneo collegano i due edifici, questo a simboleggiare quanto la storia ebraica e quella tedesca siano collegate e connesse fra loro. La scala conduce ad un sotterraneo, composto di tre corridoi, denominati assi che simboleggiano i diversi destini del popolo ebraico: l'asse dell'Olocausto conduce ad una torre che è stata lasciata vuota, denominata la Torre dell'Olocausto; l'asse dell'Esilio conduce ad un giardino quadrato esterno, denominato Giardino dell'Esilio, racchiuso fra 49 colonne; l'asse della continuità, collegato agli altri due corridoi, che rappresenta il permanere degli ebrei in Germania nonostante l'Olocausto e l'Esilio. Questo asse conduce ad una scala, che a sua volta conduce alla costruzione principale. L'entrata al museo è stata intenzionalmente resa difficile e lunga, per infondere nel visitatore le sensazioni di sfida e di difficoltà che sono distintive della storia ebraica.
(fonte: Wikipedia)


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commenti
  Griccio  [30 Dicembre 2009 - 13:58]
Splendido portfolio, originalissimo e si vede uno stile dell'autore molto ben definito; complimenti!
  alessia  [19 Giugno 2009 - 15:58]
... grazie a tutti! 
  SAndro  [18 Giugno 2009 - 09:49]
Segnalo anche questi scatti dal museo ebraico di Berlino che avevano partecipato a passati concorsi del sito:

"Il dramma della luce", di Simone Scortecci
"Il grido soffocato" di Tommaso Rafanelli
  SAndro  [18 Giugno 2009 - 09:41]
Non è facile fotografare un luogo come il museo della storia ebraica di Berlino.
Non è facile perché è esso stesso un set costruito appositamente per immergere il visitatore in un viaggio allucinante e alienante, in una realtà difficile da far rivivere se non con simboli e rotture sconvolgenti.
Non è facile perché si rischia di documentare semplicemente un'architettura fatta per essere ripresa e vista nel modo in cui il visitatore la attraversa e la vive.
Eppure da queste foto emerge un giusto equilibrio di racconto e ricerca personale, un perfetto mix di costruzione fotografica esteticamente e compositivamente ineccepibile e una personale rappresentazione e modo di vivere il luogo e quindi la storia.

Bellissime le scritte che si stagliano sulle pareti trasparenti, le scene con le fotografie illuminate su stanze scure e tutte queste linee nette e dure contrapposte al caos dei "volti" gettati a terra.
Un bellissimo portfolio che secondo me meriterebbe davvero di essere stampato in alta qualità e esposto. Complimenti!
  Il Lele  [17 Giugno 2009 - 14:37]
conosco bene il museo ed il quartiere in cui si trova. ti faccio i miei complimenti per come hai saputo descriverlo sia per immagini sia con le sensazioni che queste ultime suscitano. 
  melisendo  [16 Giugno 2009 - 08:06]
Una storia silenziosa, un percorso segnato da simboli inquietanti in cui si fondono pensieri e riflessioni di ebrei e non ebrei. Un reportage su un tema che il BN rende ancora di più coinvolgente. Grazie.



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