INFORMATIVA PRIVACY
Questo sito utilizza cookie di terze parti per inviarti pubblicita' in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di piu' o negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, clicca qui.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

Accetto
Sei un nuovo utente? Registrati!

Portfolio


La Dignità Ineludibile


di Sergio Sbardellati
13 immagini - 2.30 mb
data di pubblicazione: 24 Aprile 2015



tags: dignità, sbardellati, scheletri

visualizza come slideshow

322 preferenze  vota

(5 commenti)
visto 3098 volte

Share
Torna ai Portfolio




LA DIGNITA' INELUDIBILE


La società odierna impone di rimuovere le anomalie e di dimenticare le dure realtà e le mostruosità che la stessa società crea. Ciò che è cruento destabilizza, crea caos, disordine. L’orrifico, la solitudine, la morte, sono una sorta di ignominia del genere umano, sono pericoli incombenti, sono forme irrazionali che non possono dominare.
In America, negli anni venti, Walker Evans e Dorothea Lange registrano per il governo la catastrofe economica del 1929, con immagini di una durezza mai prima viste. Ma solo con Diane Arbus il dolore,l’angoscia,il mostro, esce in pubblico. Le sue opere appaiono alla biennale di Venezia del 1972 come un pugno nello stomaco in un contesto che non aveva ancora gli anticorpi per sostenere il “diverso”. La Arbus è in anticipo su tutta una schiera di artisti, fotografi, performer, come Mapplethorpe, Serrano, Athey, Pane, fino ad arrivare agli estremi di Witkin.

Oggi è difficile nella fotografia ripercorrere strade che non siano già state ampiamente percorse. Ma il tema della presenza ineliminabile della morte è sempre attuale ancora di più del diverso e del brutto. Ci si sforza di dimenticarla, occultarla, relegarla nei cimiteri, nominarla solo per perifrasi, oppure esorcizzandola riducendola a semplice elemento di spettacolo, grazie al quale si dimentica la morte propria per divertirsi su quella altrui.

Nel medioevo la morte appare come qualcosa di doloroso ma familiare,una sorta di personaggio fisso, talvolta burattinesco,nel teatro della vita.
Bisognerebbe recuperare in questa nostra società drogata un “memento mori”. A Roma, durante il trionfo dei condottieri vittoriosi, un servo stava sul cocchio accanto al celebrato con il compito di ripetergli continuamente “ricordati che sei un uomo e che dovrai morire”.

Queste immagini sono come un viaggio “medioevale” che non vuole l’esorcizzazione della morte ma semplicemente darle la dignità ineludibile che le è propria e che è a noi connaturata. 

Note tecniche
La base soggettiva proviene da un reportage sulle mummie della Cripta del Convento dei Cappuccini di Palermo. Le ambientazioni sono diverse ma con caratteristiche tali da essere verosimili. Alcune di queste sono analogiche.


>> Guarda in modalità SLIDESHOW



reportage
Bali 1995


reportage
Benares 1 2009


reportage
Benares 2 2009


reportage
Benares 3 2009


reportage
Catacombe San Gennaro 20013


reportage
Gwalior 2009


reportage
Jaipur 2009


reportage
Mathura 2009


reportage
Montemartini 1 20013


reportage
montemartini 2 20013


reportage
Montemartini 3 2013


reportage
New York 2011


reportage
Sulmona 1975



>> Guarda in modalità SLIDESHOW



IMPORTANTE Le immagini e i testi sono proprietà intellettuale dell'autore e ogni uso improprio come la vendita non autorizzata è vietato e perseguibile legalmente. Si prega di contattare l'autore nel caso si desideri acquistare gli originali o per eventuali pubblicazioni su altri supporti.



segnala questo reportage ad un amico
email: testo:





commenti
  PX - 21.000 GB  [7 Settembre 2015 - 09:53]
Tema ricorrente nell'Inferno di Dante! "Gli occhi della morte"!
  paco  [1 Giugno 2015 - 23:18]
La morte è insopportabile per chi non riesce a vivere come cantava Ferretti.
Bella serie, un  lavoro disturbante, che fa cozzare i neuroni come animali ciechi
  il Balla  [2 Maggio 2015 - 12:29]
Sicuramente un reportage che fa meditare e molto!
Per sdrammatizzarlo un po' mi verrebbe da citare la scena di "Non ci resta che piangere" in cui il frate urla a Troisi: "Ricordati che devi morire!" E Troisi intimidito:" Si! Si! Mo' me lo segno!" :)
Stupendo! Belle foto! Bel bianco e nero! Ce ne sono tante belle...ma ne cito una su tutte: Gwalior 2009. Inquetante! Il buio sullo sfondo e quei due scheletri che sembrano uscire dal muro...mette paura!

  Lapo  [1 Maggio 2015 - 13:53]
Spettacolare in un bellissimo bianconero.Mathura la mia preferita
  Monyca  [24 Aprile 2015 - 15:14]
Della morte, la mia, mi fa solo paura il dolore fisico, di quella degli altri, la mancanza. C'e' un tempo giusto per tutto, e una collocazione adeguata, visibile e non visibile. Il bello e il brutto, il ricco e il povero, tutti si arriva ad avere le stesse sembianze e tenore, come in queste fotografie. Bel b/n, la prima foto mi piace molto.



Se vuoi aggiungere un commento riempi il modulo qui sotto:

nome *:
testo *:
codice *:
  <- inserisci il codice di sicurezza
  



I campi contrassegnati con l'asterisco sono obbligatori.
Leggi con attenzione i termini di servizio.



Because the light

portale di cultura fotografica, concorsi online, mostre, reportage, portfolio articoli, libri, forum e community. Per divertirsi e imparare con la fotografia.
progetto, design e codice di Sandro Rafanelli
in redazione: Simone Scortecci, Marco Sanna, Jacopo Salvi e Alessandro Garda
l'approfondimento fotografico è su BecauseTheLight - becausethelight.blogspot.com

per info: info@photocompetition.it - [ termini di servizio ] - [ privacy ] - [ diventa socio ]