1968, alla fine dell'inverno si vedono poche barche veleggiare nelle acque calme delle Bocche di Bonifacio; una bolina larga di maestrale porta il mio sloop St. Etienne, un Arpege di Mostes, da La Maddalena a Lavezzi, l'isola della fregata francese Sémillante.
1968, sbarco sull'isola poco più di novant'anni dopo quel febbraio del 1855 quando una terribile tempesta da maestrale trasformava le Bocche di Bonifacio in un inferno di onde gigantesche, con una corrente da fiume in piena creata dalla massa d'acqua che dal Mare di Sardegna veniva sospinta nella strettoia delle Bocche. Così in quell'inferno di acqua e di vento la Sémillante si schiantava sulle secche granitiche che circondano l'isola di Lavezzi portando con se nel naufragio tutti i 700 uomini presenti a bordo tra marinai e soldati di terra diretti a Sebastopoli per la guerra di Crimea.
1968, quarantaquattro anni fa, fotografavo con la fedele Rolleiflex le spiagge deserte e gli scogli di Lavezzi per andare poi a rendere omaggio alle vittime della Sémillante nel piccolo cimitero che guarda le Bocche.
Bocche di Bonifacio, Lavezzi, 1968