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Portfolio


Muri


di Sergio Sbardellati
16 immagini - 1.72 mb
data di pubblicazione: 15 Febbraio 2010

luogo: Varanasi, India
periodo: novembre 2009


tags: galta, india, mistico, muri, sacro, samode, sbardellati, varanasi

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443 preferenze  vota

(10 commenti)
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Chi ha letto dell'India sa che spesso si dice che il Sacro e il Divino si trova anche nello sporco delle deiezioni, nel sudore, nei muri scrostati delle viuzze di Varanasi.

Ho cercato questa decantata misticità su quei  muri ma non l'ho trovata, forse era solo una licenza letteraria d'effetto. Non ho incontrato tracce del Supremo, ho visto solo negozietti affastellati sotto case sbilenche con logge di legno,cubicoli per uomini ripiegati come ragni e la solita folla affamata e sporca, parte essenziale di una immensa commedia millenaria.

L'india non vede le figure accosciate agli angoli delle strade, la compassione non alligna in queste vie. L'India non mi ha ceduto i suoi segreti, sicuramente per miei limiti, ma  la strada della comprensione è in salita per gli Occidentali in un posto dove le vacche sono ancora sacre e Dio è ancora un fallo.

E' dura identificare il sacro con lo squallore, lo sporco, il putridume ed i miasmi che ti attanagliano il naso. Solo l'occhio, pur con qualche limite, può muoversi in questi contesti in sintonia con un obiettivo fotografico.



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commenti
  april  [29 Aprile 2012 - 18:13]
Bellissime le foto!... non ho mai visto niente di così originale!!! 
  SAndro  [31 Marzo 2010 - 10:14]
Bellissimo quello che hai scritto, Sergio. Sopratutto quando parli di rispetto e critica sociale.
Davvero di esempio in tempi come questi, dove il rispetto sembra una parola strana e lontana e dove la brutalità rende insensibili e l'empatia verso le persone a volte sembra essere solo un pretesto per sentirsi meglio con sè stessi e non un atto di altruismo e vero interesse.

Oggi abbiamo pubblicato anche la visione di Emanuele Nardoni sull'India, diversissima dalla tua, ma altrettanto ricercata e intensa.
Uno sguardo quindi anche al suo Rajastani.
  kruger  [30 Marzo 2010 - 18:25]
Ciao Melisendo. In effetti l'India ha i suoi segreti e per un viaggio fotografico devi necessariamente capirne almeno l'abbozzo.Ci ho provato leggendo il leggibile e calandomi al meglio ,preventivamente , in quel mondo. Le conclusioni ,a fine esperienza ,sono state deludenti e dolorose per la mancanza di pietà e compassione che una parte sostanziale di quella sventurata umanità meriterebbe (l'altra parte scimmiotta l'occidente ed i suoi peggiori peccati ,ben amplificati).Come spesso accade anche altrove ,il vero fattore negativo lo detta la religione ,vera prigione dello sviluppo sociale. Basti pensare che anche gli indiani cristiani hanno ben radicate e vigenti le caste e le loro aberranti conseguenze.Per non parlare della condizione delle donne ,in specie delle vedove e dei vecchi, ma ci sarebbe veramente tanto ed altro da dire.Probabilmente ci tornerò ,(su tutto a Varanasi),magari già smaliziato ed impermeabile a soffrirne. Ti saluto cordialmente
  melisendo  [29 Marzo 2010 - 14:25]
Non ho mai avuto un grande afflato per l'India, tanto che per me è sempre stata un luogo di transito per altre destinazioni.
Mi ha tuttavia incuriosito il tuo reportage, e mi è piaciuta molto la tua considerazione: "l'India non mi ha ceduto i suoi segreti".
E' sempre l'India misteriosa di tanta letteratura occidentale?
  SAndro  [26 Febbraio 2010 - 15:40]
Il prossimo lavoro di Lele sull'India, Rajastani, come poi avrete modo di vedere, è molto molto diverso ma altrettanto spettacolare.
Sarà interessante poi confrontare questi due punti di vista, così diversi ma anche così profondamente immersi nella realtà delle cose.
Pertanto, quello che consiglio è di rimanere collegati alla PhotoCompetition, ne vedrete delle belle!
  SAndro  [26 Febbraio 2010 - 15:36]
Lavoro molto difficile il tuo, quello di raccontare in modo diverso l'India, ma che risulta alla fine riuscito e interessante nel suo modo preciso e ricercato di riprendere i soggetti.
Purtroppo noi occidentali ci formalizziamo su visioni stereotipate dei luoghi esaotici e quasi rimaniamo delusi quando non le ritroviamo. Nel tuo caso ti sfili di dosso questo fardello, costruendo una tua visione, dove tra muri scorticciati, animali alla deriva e vicoletti strettissimi ci perdiamo in un dedalo altalenante tra sacro e profano.

Alcune foto sono incredibili, quella a Varanasi col tronco di un albero che cerca di emergere tra le costruzioni o la prima a Samode col motorino o con la capra. Bellissime!!
  Griccio  [20 Febbraio 2010 - 09:43]
Un reportage che fa riflettere molto; io non sono ancora mai stato in India, e mi chiedo se al di là di queste vie, sapientemente colte con grande realismo, dall'obbiettivo fotografico, una ricerca al misticismo non vada interpretata in altro modo; ovvero in un luogo così povero, ai margini della nostra cultura consumistica occidentale, in un mondo "dimenticato" da dio (come traspare dalla tua disamina), ogni singola briciola di povertà e documento di disumana condizione, non sia prova di ricerca di un anelito alla divinità, l'aupicio in una fede come speranza. Vedo molto più facile una ricerca di soffio divino in un muro dirupo di Haiti o dell'India, che in una vetrina di moda occidentale. In conclusione come te dici "è dura trovare il sacro" in tanta povertà, ma a mio parere, questi luoghi terrificanti levano direttamente un grido a Dio, un grido senza speranza per che là vive, un grido di fede per chi ce l'ha.
  Il Lele  [17 Febbraio 2010 - 15:28]
ciao kruger, per fugare ogni dubbio, non era una critica al tuo lavoro la mia, quanto piuttosto un apprezzamento per aver saputo mostrare una visione insolita dell'india, almeno una visione diversa alla quale io non mi sono accostato.
L'ultimo mio paragrafo era dettato dalle impressioni che ho ricavato dalle immagini unite alla tua introduzione al reportage. ciao
  kruger  [17 Febbraio 2010 - 15:20]
Ciao Lele. Come puoi immagginare nel complesso del reportage che ho avuto la fortuna di realizzare in India , l'80% delle foto riguardano "l'uomo", che indubbiamente focalizza ed affasciana e che crea molteplici occasioni di belle inquadrature. Le  foto di questo reportage sono state invece selezionate volutamente  tra le   "nature morte", dedicandolo in particolare ai "muri".  Ho voluto cercare fotograficamente spunti che mostrassero qualche cosa di diverso e di non già visto. Quindi è stata una scelta di publicazione e non scelta all'origine nel realizzare il reportage complessivo. Invece ,a breve verrà qui publicato un mio servizio ,con annesso back stage ,completamente dedicato ad un'altra umanità che più ho capito e nella quale mi sono immerso con più partecipazione. Ti ringrazio per l'attenzione e buon lavoro.
  Il Lele  [16 Febbraio 2010 - 17:18]
Una visione molto particolare dell'India, un aprroccio umano e fotografico diametralmente opposto al mio (quando vedrai il mio reportage in pubblicazione capirai), ma che per questo per me diventa interessante.
Un distacco totale, l'assenza della figura umana (quasi impossibile), la quiete, la staticità. La tua è quasi una resa di fronte a qualcosa che ti ha respinto, ti ha fatto sentire tale o che tu stesso hai respinto. Quello che tu hai cercato io nel mio piccolo e invece l'ho trovato, ma non nei muri, nelle persone che tu hai in questa serie, scelto di non 'guardare'.



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