Ottobre 2014, sono in Chiapas, uno degli stati più poveri e sfruttati del Messico, dove ormai da anni l’EZLN, movimento indigenista e di ribellione al governo centrale, si batte per restituire dignità e migliorare le condizioni di vita della popolazione. A San Cristobal de las Casas e nei dintorni scorgo segni discreti di questa presenza. Giunto negli Altos, zona montuosa del Chiapas, la presenza dell’EZLN appare invece evidente, talvolta quasi uno Stato nello Stato, dove diversi Comuni sono stati resi di fatto autonomi dal governo messicano, nonostante la presenza di postazioni e caserme dell’esercito.
Oventic, attesa sul bus. Davanti ai cancelli chiusi della comunità zapatista che più delle altre tiene i contatti con ciò che è esterno al movimento (associazioni, simpatizzanti e visitatori, anche stranieri), guida ed autista messicani discutono la possibilità di entrare. Le loro generalità vengono sottoposte a verifiche. Ancora discussioni, ancora attesa sul bus. Poi finalmente arriva la decisione: alcuni uomini con il volto coperto da un passamontagna nero ci aprono i cancelli: si può entrare! E’ concessa una visita, sempre accompagnati da un paio di zapatisti; sono ammesse fotografie ai murales, non alle persone (comunque pochissime poiché è domenica).
Le foto 4, e dalla 6 alla 15 sono solo alcuni dei numerosissimi murales della comunità di Oventic, che, dentro e fuori gli edifici (scuole, abitazioni ed uffici amministrativi e politici) ritraggono gli uomini e le donne, i simboli ed i valori del movimento che ha acceso le speranze di un popolo di oppressi e dimenticati, ed ha ottenuto manifestazioni di solidarietà da molte parti del mondo.
“Noi siamo il volto che si nasconde per mostrarsi. Dietro il nostro passamontagna siamo gli stessi uomini e donne semplici e ordinari che si ripetono in tutte le razze, si dipingono di tutti i colori, si parlano in tutte le lingue [...] Gli stessi intollerati. Gli stessi perseguitati [...] Dietro i nostri passamontagna c’è il volto di tutte le donne escluse, di tutti gli indigeni dimenticati, di tutti gli omosessuali perseguitati, di tutti i giovani disprezzati, di tutti gli emigranti picchiati, di tutti gli incarcerati per la loro parola e pensiero, di tutti i lavoratori umiliati, di tutti i morti di oblio, di tutti gli uomini e donne semplici e ordinari che non contano, che non vengono visti, che non sono nominati, che non hanno un domani. Dietro il passamontagna ci sono migliaia di esseri umani che gridano 'Ya Basta!' al conformismo, al non fare nulla, al cinismo, all’egoismo fatto dio moderno. Dietro il passamontagna ci sono migliaia di piccoli mondi che assaporano un principio: il principio della costruzione di un mondo nuovo e buono, un mondo dove ci stiano tutti i mondi.”
dalle montagne del sudest messicano
Subcomandante Insurgente Marcos