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Una mattina a N'Djanema![]() 14 immagini - 2.68 mb data di pubblicazione: 5 Gennaio 2012 luogo: N'Djanema (Chad) periodo: novembre 2011 tags: africa, chad, n'djamena, ulzega ![]() 392 preferenze vota |
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commenti | |||
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[10 Febbraio 2013 - 19:57] | |
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Oggi dalle finestre non ci si affaccia più. Le braccia appoggiate al davanzale, trascorrevo lunghi momenti di pausa dallo studio osservando il passaggio della gente del quartiere, ci si sorrideva, ci si salutava. Osservavo, non immedesimandomi ma sperando di capire senza bisogno di chiedere nulla. | ||
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[19 Settembre 2012 - 22:44] | |
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Trovare un palcoscenico, fermarsi un po' e aspettare gli attori giusti... mi piace molto questo modo di fotografare, fatto di attese, sguardi, osservazioni... è un modo per immergersi in altre realtà e per riuscire cosi a descrivere altri mondi e altre culture. Antonio, è molto bello questo tuo reportage! :) | ||
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[29 Gennaio 2012 - 19:33] | |
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Leggendo il tuo commento, Sandro, mi torna ancora una volta alla mente quanto diceva il giovane Padre Silvano nella missione di Namahaca, in Mozambico: “…la stessa messa ti richiede lunghi spostamenti, attesa della gente, la lunga celebrazione, i canti e le danze…e la giornata passa. “Cos’hai fatto oggi?” ...”Ho celebrato la messa!”…in Italia sarebbe ridicolo!”. Eppure il fermarsi a guardare scorrere il tempo e la gente che passa è una ricchezza, e questo è il senso del tempo che ho vissuto quella mattina a N'Djamena e che noi "occidentali" a quanto pare abbiamo volutamente perduto. Grazie Sandro. |
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[25 Gennaio 2012 - 14:52] | |
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Questo è il genere di portfolio che fatica a essere apprezzato in internet. La tendenza è quella di esporre immagini di forte impatto, dai colori vividi e contrasti accentuati. E' quella di raccontare storie dalle luci forti, che vogliono interessare e incuriosire a tutti i costi, che non lasciano tempo e spazio a chi si pone a guardare. La rete si è fatta contaminare da questo approccio, che rappresenta un segno del tempo e del gusto contemporaneo. Non sono contrario per principio, ma sembra che ci sia sempre meno spazio per lavori meno "urlati", caratterizzati da una fotografia forse più realistica e meno elaborata, in cui la concentrazione sul racconto e sulla sequenza ritorna al centro dell'attenzione. Questo lavoro è come un mini-film, una serie di istantanee di strada, anzi della strada, segnata dai passi delle persone, dal loro consueto, usuale e quotidiano e banale attraversare. Si assapora la riscoperta del piacere del guardare lento. In questo ci vedo un modo di essere molto "africano", ovvero il senso del "tempo speso", del fermarsi, anche senza far niente e guardare la gente che passa. Una cosa sempre più mal giudicata dagli occhi occidentali, eppure c'è e fa parte anche della nostra tradizione recente, quando i ritmi erano meno nevrotici. E' così che leggo il tuo lavoro, un soffermarsi a osservare lo scorrere della vita e della particolarità delle persone che passano sulle strade polverose di una cittadina nel cuore dell'Africa, c'è moltissimo e pochissimo, ma un moltissimo e pochissimo tutto da scoprire. |
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