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Portfolio


Una volta in un villaggio indios


di Sergio Sbardellati
13 immagini - 1.95 mb
data di pubblicazione: 21 Agosto 2012



tags: america, bianco e nero, indios, sbardellati, villaggio

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439 preferenze  vota

(10 commenti)
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commenti
  Sanminiato77  [14 Novembre 2012 - 12:03]
Una serie fotografica da paura!! I ritratti sono magnifici.. colti con delicatezza.. di una bellezza commovente.. Alcune di queste immagini mi ricordano i ritratti delle donne polinesiane di Gauguin..
 Andrea Moratto [6 Novembre 2012 - 11:38]
Una cosa è sicura. Non hannoproblemi. Hanno lo sguardo leggero e sorridente. Direi che abbiamo molto da imparare da loro.
Hanno la vita più difficile di noi e sono felici a volte più di molti ricconi ...

  Il Lele  [19 Ottobre 2012 - 11:40]
Questa è una gran serie (o reportage che dir si voglia) davvero!
Tutto è al posto giusto, si entra nel villaggio e si vive la vita nei suoi vari aspetti. Bellissime fotografie, i ritratti in particolar modo.
Ottimo il trattamento, non spinto, delicato, elegante.
Bravo
  silvvv  [27 Settembre 2012 - 10:23]
Stupende, a ma piace il fatto che sia stata scelta solo la parte femminile. Dove sono state scattate?
  PX - 21.000 GB  [17 Settembre 2012 - 23:04]
Sono rimasto molto affascinato da queste fotografie.
Il fiume come principale via di comunicazione, la giungla intorno al villaggio, le capanne su palafitte dissestate.
 
Osservare queste immagini corrisponde ad un'immensa esplosione di sensazioni. Il reportage indica grande sensibilità,esperienza ed equilibrio fotografico.
Incredibile pensare a popoli che vivono lontano dalla civiltà, estranei alla politica, allo stress, al traffico cittadino, allo smog, a internet etc.
 
Un bellissimo portfolio, complimenti.
 
  murcog  [6 Settembre 2012 - 23:17]
sinteticamente: il lavoro è molto bello e curato ma personalmente forse  la n 10 vale tutto il lavoro. un ritratto intensissimo che da solo racconta il resto e trasuda bellezza.
  kruger  [24 Agosto 2012 - 18:09]
SAndro hai centrato perfettamente con il tuo commento il senso del reportage. Devi considerare che ,appunto per una forma tuzioristica di violata riservatezza non ho preso in considerazione questa serie di foto per molti anni.Le consideravo troppo invasive (comunque portatrici di benefici tangibili per i commerci degli indios) ma anche meritevoli di non essere dimenticate. Su un'aspetto mi vorrei soffermare ,quando dici che ti ricordano taccuini di viaggio di altri tempi. E' vero ,cerco di ricreare spesso nelle foto una dimensione temporale che tutto è fuorché quella del presente,( come nei reportage Indocina e India).Melisendo ,certamente puoi aver ragione sul nostro diverso approccio fotografico ma come in ogni campo viva la diversità ,mentre esiste sempre nelle arti grafiche  quell'imponderabile  che fa volare le sensazioni ,che richiama alla mente antiche visioni  di-menti -cate, chese evocate nella giusta chiave lasciano il segno. A quel punto non serve sapere molto ,basta percepire.Per le informazioni sul dove , quando e tecniche varie ,in alcuni reportage le ho dettagliatamente aggiunte come parte integrante (Voodou e arte tribali- India - Indocina- Swazi....) in altre , la maggioranza, non ho aggiunto nulla se non il mero titolo lasciando libero l'osservatore di colllocarle nel suo spazio -tempo.Come in questo caso
  melisendo  [24 Agosto 2012 - 09:13]
Concordo in pieno con quanto ampiamente detto da SAndro!

Voglio chiarire quanto forse non si evince chiaramente dal mio commento: tutto parte, ho idea, dal differente approccio ai reportages, ed in generale alla fotografia, tra me e te, Sergio; tu sei un artista, hai una formazione che, pur partendo da studi ingegneristici, si è evoluta in senso pittorico, estetico, spesso informale nei suoi contenuti e nelle loro rappresentazioni; per te non è necessario inquadrare un'immagine nello spazio e nel tempo, perchè è l'immagine che comanda e guida il lettore; per me, come già detto altre volte, è importante il tempo e lo spazio in cui si muove il fotografo e ne da la sua rappresentazione, a volte didascalica, a volte retorica, qualche volta anche esteticamente valida. Sta nella mia formazione naturalistica, almeno nei reportages, l'esigenza di affiancare alle immagini lo scritto che dia al lettore informazioni utili alla migliore comprensione del racconto.
Ti rinnovo i complimenti per questo lavoro. 
  SAndro  [23 Agosto 2012 - 12:32]
Le fotografie sono di una bellezza ed eleganza straordinarie.
Merito di un trattamento eccezionale dei toni di grigio alleggeriti da una seppiatura delicata ma sopratutto di una capacità di coinvolgere con una storia di  avvicinamento e scoperta.
Quando guardo queste fotografie mi tornano in mente i resoconti degli esploratori ottocenteschi, un taccuino di viaggio per immagini, la cui scrittura aiuta a immergere in quest'atmosfera di scoperta. L'arrivo dal fiume gonfio e abitato da inquietanti uccelli, il cielo è diafano, la vegetazione che emerge dalle sponde è straripante. Poi le capanne del villaggio, il primo incontro, inizialmente a distanza e poi frontale, ravvicinato, per dare risalto all'uomo, alle sue decorazioni sul corpo, mentre uno sguardo diffidente, le braccia incrociate, la scostanza dell'atteggiamento e gli occhi che guardano oltre il suo osservatore ci fanno capire che a differenza della conquista del territorio non sarà altrettanto semplice per lui. Questa fotografia è il centro del racconto, come un piramide, si sale a conoscere e poi si può solo scendere. Comunica moltissime cose, è il contatto che dà significato al viaggio, alla scoperta di un altro rimasto a lungo distante. Non basta poi l'atteggiamento più permissivo delle donne dal fascino conturbante, nei loro "addobbi", tatuaggi e sorrisi conquistati. Il loro lavoro, i loro profili eleganti e fieri gli attribuiscono quella dignità che gli spettano e ci aiutano a comprendere anche il rispetto del fotografo per i suoi soggetti.
Un grande portofolio fotografico, ben strutturato, da apprezzare con lentezza, che si snoda come un racconto.
  melisendo  [22 Agosto 2012 - 20:08]
A parte la dominante femminile (le donne lì sono forse più disponibili degli uomini ad essere fotografate?), il racconto segue lo schema classico dei reportages con una successione di immagini in bianco/nero molto interessante, un quadro di vita in un villaggio indio dove gli indios seguono i loro ritmi arcaici.

Mi sarebbe piaciuto tuttavia leggere qualche riga di presentazione, l'anno delle riprese, l'inquadramento geografico del luogo (la dizione "america" nei tags è un po vaga), possibilmente il nome del fiume, l'etnia, il lavoro delle donne nelle ultime due foto, ecc.



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