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Portfolio


Zouar, la porta del Tibesti


di Antonio Ulzega
15 immagini - 2.93 mb
data di pubblicazione: 29 Maggio 2015

luogo: Zouar, Tchad
periodo: febbraio 2015


tags: borkou, tchad, tibesti, ulzega, zouar

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ZOUAR, LA PORTA DEL TIBESTI


Lasciata N’Djamena e passati non sappiamo più quanti posti di blocco militari, quattro giorni di pista dura, con il piacere di una moderata tempesta di sabbia, attraverso il Bar el Ghazal e l’Erg du Djourab ci portano a Faya Largeau, la prima oasi dopo 1.000 km di deserto e capoluogo della regione del Borkou.

Due giorni di riposo, rifornimenti vari, e via, altri 600 km ancora più duri che ci impegnano per tre giorni per raggiungere il villaggio di Zouar, la porta del Tibesti, l’unico accesso agli imponenti vulcani del grande massiccio montuoso che si estende tra il nord del Tchad ed il sud della Libia.

Tchad, Borkou, Zouar, febbraio 2015



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Dall’erg di Zouarké domina l’ultimo piano il vulcano Toussidé, con i suoi 3.545 m. la seconda vetta del Tibesti dopo l’Emi Koussi


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L’oasi di Zouar


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A Zouar


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Rilievi isolati dall’erosione nelle arenarie rosse antiche


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Monoliti e canyon


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Sulle arenarie sono frequenti incisioni rupestri di diverse età


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Il villaggio di Zouarké, del tutto fuori dal mondo


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Nomadi


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Nel canyon l’ingresso alla pista per il Tibesti



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commenti
  Christian  [14 Luglio 2015 - 10:54]
Ancora una volta presenti un luogo che ci pare davvero 'fuori dal mondo', come hai scritto, e questo ci fa capire quanto poco lo conosciamo. 
Foto come la 7, la 10 e la 15 sembrano le porte d'ingresso a questi mondi diversi, come preannunciassero qualcosa di misterioso che si cela oltre la roccia o la curva del canyon. Poi, da altre immagini, scopriamo che degli uomini ci vivono, in queste lande desertiche, e così come noi facciamo quattro chiacchiere al bar, loro se ne stanno apparentemente tranquilli sotto il sole, a parlare al centro di un piazzale sabbioso, circondati da abitazioni di fango o sabbia, o accampamenti rimediati non si sa come, in una terra che più arida non si può... Ecco, come sia possibile questo, in effetti, è un po' un mistero.



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