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Formati di stampa

Usi e consigli


di Sandro Rafanelli
0 immagini - 9 kb
data di pubblicazione: 12 Febbraio 2003 Share

(2 commenti)
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La fotografia chimica ci aveva abituati ad attendere che una foto fosse sviluppata e stampata prima di essere effettivamente considerata una foto. La fotografia digitale invece può anche non essere stampata ma visionata sul monitor di un computer o proiettata sullo schermo di un televisore. Il passaggio alla carta non è necessario ma capita che alcune foto ci teniamo a stamparle per rendere il ricordo più concreto o magari per fare un ingrandimento da appendere alla parete della nostra camera.
Per questo motivo è bene essere a conoscenza dei vari formati che abbiamo a disposizione e sulla definizione delle nostre fotografie. E' importante infatti non incorrere in ingenuità quando si porta il nostro CD o la nostra schedina di memoria piena di foto al laboratorio fotografico di fiducia.

Tabella riassuntiva
Per ogni risoluzione in megapixel si possono ottenere stampe di una certa dimensione e qualità risolutiva. E' chiaro che maggiore sarà la risoluzione, ovvero il numero di punti per unità dimensionale (nel nostro caso DPI: Dot per Inch, ovvero punti per pollice), minore sarà la dimensione della nostra stampa se manteniamo inalterata la dimensione "digitale" (in pixel) dell'immagine.
Nella seguente tabella ho riassunto le più comuni dimensioni di acquisizione e le più comuni risoluzioni (in DPI), indicando per ciascuna combinazione le dimensioni (in centimetri) della stampa:

MEGAPIXEL 300 DPI 200 DPI 150 DPI 100 DPI
5 mp (2560x1920) 22x16 33x24 44x32 66x48
3.1 mp (2048x1536) 17x13 26x19 34x26 52x39
2 mp (1600x1200) 14x10 21x15 28x20 42x30
1.2 mp (1280x960) 4x3 6x5 8x6 12x9

Da notare che un pollice corrisponde a 2,54 centimetri e che le misure riportate presentano comunque una certa approssimazione.

Note sulla scelta del formato
E' necessario premettere innanzitutto che il formato prodotto da una macchina fotografica digitale corrisponde al comune 4:3, ovvero le proporzioni classiche di un monitor o di un televisore di vecchia generazione. Da considerare invece che il formato fotografico comunemente usato dalla stampa chimica è il 3:2. Questo vuol dire che quando si stampa un'immagine digitale ne viene ritagliata una parte, visto che i rapporti sono comunque diversi. Fate quindi molta attenzione!
Il mio consiglio, peraltro molto soggettivo, è che, quando ce n'è la possibilità, di ritagliare o ridimensionare le proprie immagini per avvicinarsi o (meglio) farle corrispondere al classico 3:2. Questo perché, mentre su video l'effetto è migliore se un'immagine copre l'intera superficie, ovvero con proporzioni di 4 a 3, su carta invece si ottiene un risultato migliore dal punto di vista visivo e di piacevolezza se si usa il vecchio formato. Considerate la differenza e il fatto che il giudizio rimane comunque molto soggettivo.
Detto questo passiamo all'analisi dei vari formati di stampa.
Come potete notare dalla tabella riassuntiva, con risoluzione 300 dpi si ottengono stampe sempre molto piccole perfino con una macchina che acquisisce a 5 megapixel. La qualità di una stampa a 300 dpi è eccellente ma spesso risulta perfino di qualità troppo elevata per il tipo di immagine e l'uso che se ne vuole fare. C'è da considerare che non tutte le foto si meritano una tale precisione di stampa e che spesso questa, aumentando la definizione nei dettagli, ne evidenza irrimediabilmente i difetti, nel caso la foto non fosse perfetta. Per evitare questo inconveniente controllate al "microscopio" tutte le immagini prima di stamparle e magari operate correzioni di colore e di precisione in fase di foto-ritocco.
Un formato decisamente più comodo è quello che emerge con definizione a 200 dpi. La resa è di precisione inferiore, ma comunque sempre difficilmente percettibile a occhio nudo, a meno di controllare con attenzione la puntinatura. I formati con 200 dpi permettono di realizzare stampe piuttosto grandi anche con soli 2 megapixel, per questo li consiglio caldamente perché costituiscono un ottimo compromesso.
Se si scende ancora con la definizione si possono usare formati per 150 e 100 dpi. Mentre il primo è ancora adatto per foto molto definite, il secondo comincia a presentare una sgranatura consistente e di solito si usa per stampe di grandi dimensioni per le quali il dettaglio ravvicinato perde importanza. Infatti per queste stampe non importa avere una precisione assoluta nei piccoli dettagli dato che le immagini saranno sempre osservate da un punto di vista più arretrato o lontano dal normale. 150 e 100 dpi sono consigliati per fotografie in grande formato da incorniciare o farne dei poster per le pareti.
Non ho riportato altri fattori di risoluzione ma si può comunque scendere anche sotto 100; il risultato sul fronte della precisione continua a diminuire ma inversamente le dimensioni aumentano in maniera notevole. De gustibus.

Ingrandimenti in foto-ritocco
Se siete dei maniaci della precisione e della qualità di stampa potete comunque ottenere le solite dimensioni di stampa ottenibili con un 100 dpi ma operando un ingrandimento dell'immagine in un programma di foto-ritocco e poi stampando a 200 o 300 dpi. Se l'immagine fosse solo ridimensionata non cambierebbe nulla rispetto a farlo fare in laboratorio, ma con i software attuali è semplice fingere di alzare la definizione e il dettaglio facendo uso di filtri appositi o trucchetti grafici.
I programmi di foto-ritocco usano di solito un algoritmo di miglioramento per il ridimensionamento delle immagini. Questa operazione si chiama re-sampling, ovvero ri-campionamento. Se non fosse attivata allora i pixel aumenterebbero di dimensione incrementando l'effetto di blocchettatura; usando invece un filtro di re-sample si può simulare una pixellatura più fine anche se effettivamente non è presente. Di algoritmi ce ne sono molti in circolazione, i più famosi e usati sono: Nearest neighbor (veloce e poco preciso), Linear, Fast Linear, Bilinear e Bicubic (il migliore). Per la cronaca esistono anche filtri che si basano sulle matrici triangolo, di Hermite, di Bell, sulle B-Spline, sulle matrici di Lanczos3 e Mitchell. Ognuno presenta caratteristiche particolari e usi particolari.
Per migliorare le immagini già ingrandite per esempio potrebbe essere opportuno usare uno filtro di sharpen per evidenziarne i contorni. Si possono operare regolazioni sul contrasto o attenuare effetti di spixellatura facendo l'opposto dello sharpen, ovvero un blur (sfocatura). Sia per lo sharpen che per il blur esistono numerose varianti che si preoccupano di evidenziare o sfocare le campiture piane o solo i bordi e di accentuare o meno il peso dell'effetto. Tutto dipende dall'immagine e dalle sue peculiarità al microscopio.
L'unico consiglio è di non esagerare con queste elaborazioni perché se usate definizioni di stampa molto elevate si tenderà a percepire gli interventi che avete fatto, producendo in questo modo un effetto di alterazione molto fastidioso.

Ultimi consigli pratici
Credo che sia necessario spendere qualche parola anche sul dove far stampare le foto. Non è detto infatti che l'unico modo sia portarle in un laboratorio fotografico, si possono anche portare ad una stamperia. Per immagini con dimensioni molto grandi, in laboratorio si spende molto mentre se si fa stampare da un plotter raster si ottengono sempre buoni risultati ma è più economico.
Non sottovaluterei anche di stampare in casa le proprie immagini, con la propria stampante a colori. Da sottolineare la comodità e il fatto che si può fare diverse prove di colore prima della stampa vera e propria. Il problema consiste però nel costo della carta fotografica e degli inchiostri, sempre che abbiate una stampante di alta qualità che vi permetta di realizzare stampe a livello fotografico. Un'immagine in A4, per fare un esempio, consuma un buon 10%-15% di inchiostro a qualità fotografica, i risultati però sono stupefacenti.

Mi auguro di aver fugato ogni vostro dubbio in merito alla scelta delle risoluzioni e dei formati di stampa.
Alla prossima e grazie della lettura.



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commenti
  SAndro  [2 Marzo 2016 - 09:45]
Lavorare con immagini da 5 megapixel a quel tempo sembrava una conquista da pionieri, oggi le reflex digitali come minimo partono da 15 megapixel e i cellulari (con tutti i loro limiti di ottica) scattano come minimo a cinque.
Parlare di stampa di questi tempi poi.... chi stampa più? :-(
  melisendo  [2 Marzo 2016 - 07:01]
Grazie Sandro, sono interessanti queste informazioni in anteprima agli albori del digitale



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