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![]() Qui parliamo di fotografia! |
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[17 Settembre 2010 - 17:43] letto 1385 volte |
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in questo concorso io e nk non andiamo molto d'accordo ;) e meno male perchè mi dà l'opportunita di lanciare questo thread che spero sia partecipato vista l'importanza degli argomenti dell'ambito della fotografia. Questo concorso è bello secondo me non solo per le fotografie pubblicate, ma anche per le tematiche che si sono toccate nei commenti. tra le tante 2 mi sono saltate all'occhio: etica (per la foto lo stupore dei bimbi e la foto il solito cinese e fotoritocco (non in generale ma solo nel caso specifico della foto "il centro balneare" scattata con un iphone e l'app hipstamatic). Etica: la questione è molto sentita, infatti il punto di vista di nk credo sia condiviso da molti qui. mi pongo due interrogativi : è sbagliato fotografare persone o è sbagliato fotografare persone nei cosiddetti paesi del terzo mondo? cioè che differenza passa tra la foto lo stupore dei bimbi e la foto il solito cinese e la foto la solita comitiva o la foto per le strade di seattle? mi viene da pensare che la sola cosa che cambi sia il colore della pelle dei soggetti, ma non la situazione in sè. Faccio un esempio pratico, l'anno scorso in india io e mia moglie siamo stati fotografati tantissimo (non so per quale motivo) dai turisti indiani con macchine fotografiche, cellulari, a volte chiedendo il permesso altre volte rubando lo scatto. Ci ha dato fastidio? no assolutamente anzi ho trovato la cosa estremamente paradossale, perchè come io fotografavo loro perchè affascinanti ai miei occhi, affascinanti perchè diversi nelle espressioni del viso, affascinanti perchè interessanti, così loro presumo per gli stessi motivi fotografavano noi. Io se scatto persone le scatto perchè mi piacciono, perchè le trovo belle, particolari, se ne ho la possibilità chiedo il permesso, in altri casi 'rubo' ma sempre per lo stesso motivo. Devo dire che raramente mi è stato negato il permesso di fare fotografie, e mai mi sono sentito un 'bianco ricco sfruttatore' Diverso è invece scattare fotografie dove non si possono scattare fotografie o scattare fotografie a persone che non vogliono esssere fotografate, quello si' è eticamente sbagliato. ma sostanzialmente l'etica è in chi scatta per me, e se non si conoscono le intenzioni di scatto (cioè del perchè e in che situazione è stata scattata) è difficile dare un giudizio di etica su una foto. la foto sia che sia amatoriale, sia che sia professionale è etica fintanto che non rischia o ha intenzione di offendere nessuno, soggetto scattato per primo. per quanto riguarda 'il solito cinese' perchè dovrebbe dar fastidio quella e 'la solita comitiva' invece no? vuol dire che ci sono delle cose sui cui possiamo ironizzare e altre invece sono tabù? sorrido come sorriderei se la foto fosse stata il solito italiano o il solito francese. che dire di tutte le foto street 'rubate' che immortalano soggetti e situazioni unici e irripetibili e che hanno fatto in alcuni casi la storia della fotografia? e tutti i ritratti scattati a persone meravigliose con una storia emozionante fatte nei paesi occidentali? perchè quelli non danno fastidio da un punto di vista etico? e le foto fatte nei cimiteri a lapidi di sconosciuti? non potrebbero essere ugualmente considerate poco etiche, non potrebbero essere lesive della dignità del defunto e dei congiunti forse dico forse è meno etico un fotogiornalista che 'paga' (e lo fanno in tantissimi) quindi sfrutta una condiozione di svantaggio di uno che 'ruba' oppure chiede per fermare dei bei volti delle belle situazioni. diverso ancora è il caso citato da antonio in cui si fanno safari umani organizzati nei villaggi dove tutto è organizzato dal ricveminto, alle danze, alle pose per le foto, io di solito in queste situazioni evito di trovarmici, ma anche qui c'è chi scatta con coscienza quindi con un' etica e chi no. fotoritocco: la foto il centro balneare è stata commentata negativamente perchè fatta in hipstamatic, con la specifica che se la foto invece fosse stata identica ma ottenuta con altro procedimento avrebbe ricevuto un voto alto. cioè se avesse usato un rullino scaduto e una lomo allora si' che sareebe stata fica, cosi' invece non va bene. rullini scaduti, velvia, provia si', algoritmi no. perchè? io uso una preimpostazione fatta da me in lightroom e adattata in alcuni casi alla singola foto. sostanzialmente uso una cosa già fatta, spesso ho usato tutorial per ottenere determinati effetti, che non riuscivo ad ottenere. se la foto è bella e riuscita è riuscita a prescindere, mica tutte le foto fatte in hipstamatic sono automaticamente belle, se l'autore non sa scattare e se scatta soggetti che poco ci 'azzeccano' con il trattamento, la foto è brutta anche se la post è identica. tant'è che comiciano ad esserci concorsi e esposizioni di foto fatte esclusivamente in hipstamatic che riscuotono un grande successo di critica e pubblico. questo discorso involontariamente mi porta a parlare di una terza questione che non è fotografica ma legata agli ultimi concorsi. oltre alla foto il centro balneare anche la foto ruby beach ha sofferto un po' di questa cosa. se nn avesse mai detto l'autore qual era la spiaggia scattata, solo in pochissimi sarebbero andati su google immagini(ormai divenuta fonte autorevole in materia di fotografia), spulciare e a numerare la quantità di foto esistenti con lo stesso soggetto. ragazzi ruby beach non è mica venice beach o rimini. Siamo qualche miliardo sulla terra e quasi tutti con una macchina a disposizione. Se viene richiesto un paesaggio turistico credo sia molto scusabile e marginale cadere nel già visto, già fotografato. Io ho visto la foto, non conoscevo il posto, l'ho valutata positivamente (non ancora sul sito) e poi ho visto su google che ci sono tante foto altrettanto belle con lo stesso soggetto e non la ritengo assolutamente facile da scattare. Una foto già vista anche se scattata bene è una foto che per me usa sistematicamente lo stesso linguaggio per comunicare dei concetti (es stretta di mano=accordo, macchina da corsa=velocità,libro e occhiali =cultura, sniffo e ago=droga) e che usa gli stessi schemi utilizzati da anni. un paesaggio è un paesaggio è questione di luci, composizione, punto di vista e trattamento. i paesaggisti dovrebbero andare tutti in pensione altrimenti. tirando le somme perchè ho rotto le palle a tutti è che trovo poco corretto penalizzare chi ha scattato una bella foto solo perchè ne ha dichiarato il luogo e il procedimento cosi' come è ingiusto premiare una foto meno bella perchè nella descrizione si lascia intendere che lo scatto è avvenuto in condizioni estreme. mi scuso per la lunghezza eccessiva, spero che leggiate e partecipiate e saluto nk dicendogli che non c'è nessun intento polemico nei suoi confronti, ho solo usato le nostre due posizioni totalmente opposte per stimolare una discussione più ampia. |
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[18 Settembre 2010 - 00:52] letto 1370 volte |
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Direi che ti sei espresso in modo ... sufficientemente esaustivo! E’ da dire che è difficile comunicare le proprie posizioni estetiche/etiche/creative in poche righe. Per quanto riguarda le tue idee sul fotoritocco mi limito a dire che sono pienamente d’accordo con quanto scrivi. Per quanto riguarda “Il solito cinese”, poiché sono stato il primo a giudicare il titolo (solo il titolo) poco “gentile”, vorrei solo chiarire che per me l’aggettivo “solito” usato in questo modo ha una connotazione negativa. A te sentire dire il “solito italiano” può far ridere a qualcun altro può dare fastidio. Infatti una cosa è dire “Ci troviamo al solito bar” altra cosa è dire “La solita minestra”, “La solita vita”, “Il solito film di spionaggio”. In questi ultimi 3 casi l’ aggettivo non indica certamente apprezzamento per l’oggetto a cui è riferito, bensì una leggera sensazione di fastidio, di noia o al limite di insofferenza. Trovo inoltre che usarlo verso una specifica popolazione (cinesi) sia meno corretto che usarlo nei confronti di un gruppo di turisti anonimi e non identificabili (vedi “La solita comitiva”). Questo è il mio punto di vista (modificabile). :-) Non era mia intenzione polemizzare, ho capito la buona fede dell’autore della foto e infatti l’ho votata positivamente. Per quanto riguarda l’etica fotografica in generale condivido quanto scrivi. |
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[18 Settembre 2010 - 15:38] letto 1349 volte |
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Hai fatto bene ad aprire un thread perchè è una questione interessante e mi piacerebbe capire se sono l'unico a pensarla così. Etica: in generale secondo me fotografare le persone senza il loro permesso non mi sembra una bella azione. Probabilmente lo penso perchè a me dà particolarmente fastidio quando i turisti inquadrano nella mia direzione. In più se la distanza economico-sociale tra fotografo e fotografato è ampia ho sempre una sensazione di fastidio: è più forte di me. Anche se le intenzioni del fotografo solo le migliori, io non lo posso sapere. Poi il problema principale è la pubblicazione su un concorso e non su un reportage. Cioè un reportage ha scopo informativo quindi la questione è diversa. Anche sul fotogiornalismo non sono d'accordo perchè comunque si sta facendo informazione. Pubblicare una foto di questo tipo su un concorso invece mi sembra di fare a gara tra chi trova il più disperato. Ripeto, MI SEMBRA: è una sensazione del tutto personale ma che sento di doverla seguire quando giudico una foto di questo tipo, oltre alla tecnica ovviamente. Sul solito cinese sottoscrivo il commento di Riccardo. fotoritocco: su questo forse la mia posizione è dovuta alla mio percorso di studi che mi ha permesso di vedere nel dettaglio il funzionamento dell'elaborazione delle immagini e sono diventato un po' come quei vecchi fotografi che rifiutano il digitale dicendo che "l'elaborazione si può fare solo in analogico a livello di sali d'argento, con forbice e reagenti", solo che per me sarebbe "l'elaborazione in digitale si può fare sono a livello di pixel, con filtri a basso livello, guidati dall'autore". Più l'elaborazione è di alto livello (preset di Photoshop, macro e script rigorosamente scritti da terzi) meno si vede lo stile dell'autore. Soprattutto se l'elaborazione è usata pesantemente come nella foto in questione Un conto è scattare un ritratto e draganizzarlo seguendo uno dei tanti tutorial da youtube: la forza della foto è data principalmente dall'originale che poi è stata rafforzata (scusate la ripetizione) da un effetto particolare ma comunque secondo il gusto del fotografo che ha deciso quali aree sottolineare e quali no. Altra cosa è scattare una foto e applicarci sopra un filtro (general-purpose) con poche possibilità di adattamento alla foto e contare quasi totalmente su quello per la riuscita dello scatto finale. Il rischio è che si vedano una carrellata di foto molto simili, scattate da persone diverse: dove è finito lo stile unico e personale del fotografo che lo distingue da un principiante? Poi con il mio commento sulla foto intendevo che se l'autore l'avesse fatto manualmente (non con una helga ma con l'applicazione di filtri di livello più basso) non sarebbe venuta fuori una foto identica ma sarebbe stata più sua e probabilmente sarebbe riuscito a non far passare in secondo piano l'inquadratura e la composizione per colpa di un filtro aggressivo. La questione è molto più ampia e comprende anche la domanda "l'autore della musica creata da un programma è il programmatore o il programma stesso?" e fa parte di una delle domande ancora aperte dell'intelligenza artificiale quindi è normale che ci siano pareri discordanti. Io ovviamente sono dalla parte del programma ;) |
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[20 Settembre 2010 - 10:49] letto 1329 volte |
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ennekappa: grazie per la risposta e per aver espresso la tua posizione molto chiaramente. tuttavia mi rimangono dei buchi: sulla questione etica da quello che scrivi sembra una questione più irrazionale, istintiva. Dici che non ti sembra una bella azione fotografare le persone. perchè? giustifichi questa affermazione dicendo che non è una bella azione probabilmente perchè a te da fastidio essere fotografato da altri. perchè? l'etica (che puo' essere personale o assorbita da gruppi più ampi di persone nel corso del tempo da un sistema di regole scritte e non scritte) si fonda su dei principi, quello che non capisco da quello che scrivi e che mi interessa sapere (se vuoi tu o chi altri la pensa come te) è la motivazione. Il senso di fastidio che porti a giustificazione qui mi sembra un po' come quei commenti da me e da te non condivisi che determinano un giudizio ad una foto positivo se la foto è allegra o negativo se le sensazioni comunicate dalla stessa sono 'poco felici'. (in base a come interpreto ciò che scrivi) la caccia al disperato: ti posso garantire che fotografando le persone ti accorgi di come spesso ci sia molta più diperazione nei visi del ceto medio alto e bianco di quanta ce ne sia nei tessuti sociali meno abbienti. e molto spesso le foto ai 'disperati' (parlo per me ovviamente) non sono fatte per mostrare il disagio e basta, sono fatte per mostrare ad altri un mondo che ignoriamo quando ci passiamo di fianco quotidianamente. altre volte spesso queste foto servono esclusivamente per mostrare quello che la parola non rende, non perchè non in grado di rendere, ma perchè non in grado di leggere. alyre volte invece sono fatte solo per vendere. riportando il discorso all'interno del concorso, il tuo approccio dà per scontato che tutte queste immagini siano scattate per 'vendere', lo dici tu stesso 'io non lo posso sapere' ed è proprio quando dici io non lo posso sapere che secondo me il tuo iniziale senso di fastidio dovrebbe pesare meno nel giudizio della foto. accomunare tutti gli scatti sotto un unico denominatore in maniera aprioristica non porta secondo me a giudicare correttamente un'immagine. sul fotoritocco della foto in questione: capisco, non condivido ma capisco il tuo punto di vista. sono tuttavia dell'opinione che occhio, composizione e trattamento adeguato allo scatto facciano la differenza tra una bella foto e una brutta foto e che copiare un trattamento quindi uno stile altrui aiuti si' a far crescere le conoscenze di chi ha scattato, ma che nella sostanza non sia differente nel risultato dall'utilizzo di un preset o di una macro. mi spiego meglio utilizzando la draganizzazione da te citata: seguo un tutorial per draganizzare. bene, sfrutto il tut per imparare determinati strumenti e capire come ottenere certi effetti. salvo il tutto in una macro che applico alle foto che voglio 'draganizzare'. bene risparmio tempo prezioso. lo stile nel trattamento è originale? è tuo? no, nè quando hai applicato la macro, nè quando hai seguito il tutorial. lo stile è quello di un altro nel trattamento, di tuo resta la fotografia (che non è poco) che può essere ugualmente riuscita o meno indipendentemente dal trattamento. anche nella foto in questione vedo l'utilizzo di uno strumento adeguato per scattare quel tipo di fotografia che secondo me a livello di contenuti e a livello estetico ha ottenuto un buon risultato. via facebook ne vedo tantissime di hipstamatic ogni giorno (e ne faccio parecchie), alcune sono belle, altre non lo sono per nulla. in tutta sincerità, se non avessi saputo come è stata realizzata quella fotografia avresti votato nello stesso modo? grazie ancora per il confronto. lele |
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[20 Settembre 2010 - 20:07] letto 1316 volte |
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Ho detto: "in generale secondo me fotografare le persone senza il loro permesso non mi sembra una bella azione. " Non quotare solo quello che comoda a te ;) Comunque la questione delle foto "tristi" mi sembra ben diversa: lì si tratta di capire che cosa voleva comunicare l'autore e se ci è riuscito. Poi non sto sempre parlando di fastidio in contesto di concorso, e non di reportage. Soprattutto poi se il concorso è sul Turismo mi vengono proprio in mente i safari umani. Sul mio giudizio per forza è influenzato da questo tipo di considerazioni, ovvio che anche il lato tecnico ha una sua percentuale. Sulla motivazione alle foto dei disperati condivido quello che dici, ma qui stiamo parlando di un contesto di concorso fotografico sul turismo. è vero che 'Io non posso sapere' ma se quello che mi arriva dalla foto è questo fastidio un po' è colpa mia ma anche un po' dell'autore che non mi ha spiegato bene la situazione con la fotografia. Sul fotoritocco il mio punto di vista è: se una foto è brutta al principio resta brutta anche dopo il fotoritocco, forse la bruttezza si nota meno ad un occhio poco esperto e può comunque piacere alla massa ma per me resta brutta. Idem se una foto parte bella e la si rovina con un fotoritocco pesante e pacchiano come quello che può essere un HDR mal riuscito. Sul copiare uno stile altrui concordo che sia didatticamente utilissimo a patto che sia adattato alla foto e non applicato alla cieca. A questo proposito non è possibile creare una macro che ti draganizza un volto perchè deve essere l'autore della foto a scegliere quali aree accentuare a seconda dell'espressione che vuole ottenere: tutta qui è la differenza. Applicare un filtro/macro/script senza mediazione umana sarebbe come pretendere che un abito taglia unica stia a pennello a chiunque: a qualcuno sarà per forza un po' stretto e a qualcun'altro un po' largo. Spero di essermi spiegato. Io non sono contro il fotoritocco, anzi! Ma sono per il fotoritocco consapevole e guidato. :) Grazie a te per gli spunti di riflessione! |
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[21 Settembre 2010 - 12:26] letto 1298 volte |
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Caspita quanta roba avete messo sul fuoco tutta insieme. Ci sono questioni fondamentali e urgenti del dibattito sulla fotografia moderna, e affrontarle tutte insieme è difficilissimo e anche dispersivo. Il discorso sull'etica è molto delicato e lungo e si può affrontare da molti "lati". Ne ho affrontato uno proprio sul mio blog, e penso che la cosa migliore sia non generalizzare la questione, ma trattarla nelle sue specifiche cercando comunque di trovare una regola "abbastanza" universale fin dove possibile. Il discorso del fotoritocco ogni tanto ritorna, è un tormentone. Diciamo che io sono abbastanza disgustato dalle mode delle finte polaroid o la devastazione prodotta dall'hipstamatic. Mi sembra un pittorialismo fine a sé stesso e una decorazione di qualcosa che forse senza di essa non meritava tanta attenzione. Non tutte son così, ma la stragrande maggioranza ha veramente poco da dire. Poi se qualcuno ci riesce a costruire una poetica... ben venga! Magari ci torniamo su questo e voglio approfondire la questione con un articolo dedicato che voglio scrivere sul blog. Vi lascio solo questa frase di Luigi Ghirri che pone un punto fermo. "Cosa significa il pittorialismo in fotografia? Scimmiottare attraverso un'arte un'altra arte. Così facendo la fotografia diventa una specie di pittura di serie B o di pittura fatta con la macchina fotografica, il che non sempre ha esiti straordinari, sia sul piano visivo che sul piano della ricerca." Son mode... passeranno... e quando saranno passate si capirà davvero da quello che rimane se aveva un reale valore. Il discorso delle foto tristi mi sembra stupido e non ho voglia e tempo da dedicarci. Per il resto questa discussione è davvero interessante, complimenti ragazzi, è così che si dovrebbe sempre fare! :-) |
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[21 Settembre 2010 - 16:27] letto 1288 volte |
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dici giustamente sono mode e passeranno quel che rimarrà avrà un valore molto altro cadrà nel dimenticatoio e sarà il tempo a deciderlo. io per ora dunque non pongo etichette di sorta, non riesco a disgustarmi vedendo una fotografia e guardo tutto con il medesimo occhio e se mi piace ora non è detto che la stessa cosa, mi piacerà tra 5 anni e viceversa. un po' tutto è 'moda' determinati artisti (in qualsiasi campo) escono subito perchè la loro arte riesce a interpretare la realtà e a comunicare con un linguaggio adatto (non in senso negativo, nè positivo) al tempo in cui viene rappresentata. alcuni artisti durano poco altri in eterno. altri usano un linguaggio che potrà essere compreso più avanti. altri usano un linguaggio che non verrà mai compreso da nessuno, altri ancora un linguaggio che viene compreso solo da pochi. non a caso ci sono fotografi che con il loro stile 10 anni fa non lavoravano e facevano solo ricerca senza esporre e adesso con lo stesso stile espongono e lavorano molto più di altri. i nostri gusti si formano sulla nostra esperienza, sul nostro vissuto il tutto all'interno dell'epoca che viviamo. io non mi vesto come mi vestivo 10 anni fa, pur non 'seguendo' la moda mi sono accorto di seguirne un'altra che è la moda di chi non segue la moda. Se un armani è bello, è bello e basta, non dirò: è brutto ma se nell'etichetta non ci fosse scritto armani sarebbe bello. posso scegliere di non comprarlo per i più svariati motivi, ma la sua bellezza rimarrà inalterata ai miei occhi. Giudicare in base all'etichetta o in base alla mancanza della stessa è ugualmente errato per me. ancora più terra terra: il nesquik è buono per me, puoi scegliere di non comprarlo perchè lo fa la nestlè, ma il nesquik rimane buono e dire che è cattivo non risponderebbe a verità. per concludere: se un hipstamatic è bella (ovviamente non in senso assoluto ma personale), perchè considerarla priva di valore perchè è un'hipstamatic o perchè si suppone che tra 1 anno non avrà lo stesso valore? se il ragionamento fosse stato sempre questo probabilmente ora saremmo fermi alla dagherrotipia. in sostanza solo il tempo può decretare la durata e la validità di un'opera o di un artista, ma siccome nessuno è un profeta (qualcuno ha intuito), per ora mi attengo a quello che vedo e a come lo vedo nel mio di tempo. ;) |
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[21 Settembre 2010 - 16:48] letto 1281 volte |
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Dal tuo discorso sembra ti sia convito di una cosa che non ho detto. Vediamo di ripeterlo l'ultima volta per essere sicuri che tutti abbiano capito. Non ho mai detto che il risultato dell'elaborazione è bello ma siccome è automatico allora fa schifo. Il nesquik non lo compro sia perchè non mi piace, sia perchè è della Nestlè. E probabilmente non è buono proprio perchè è della Nestlè che usa chissà quali ingredienti. Esattamente come l'elaborazione: difficilmente un'elaborazione automatica pesante come quella della foto "Il centro balneare" mi piace perchè stravolge la foto e la uniforma ad un certo tipo di stile che non è proprio ed unico dell'autore. Ben diversi sono i tuoi script di vignettatura o di leggero viraggio, che comunque hai scritto tu quindi lo stile è il tuo ma soprattutto non sono quelli che rendono interessanti le tue foto. |
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[21 Settembre 2010 - 17:00] letto 1277 volte |
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Il problema è che dobbiamo impegnarci a giudicare la bellezza non in senso stretto ma andando oltre la patina del fotoritocco o del bello puramente estetico e senz'anima. Poi ognuno ha il suo metro di giudizio ma dire che qualcosa è bello può essere una cosa veloce e sbrigativa o coinvolgere molti aspetti (empatia, riflessione, aspetti più intimi, relazioni, ...). A me sembra che in questo contesto tu ti riferisca al primo caso. Ok, bella, mi piace e si passa oltre... Alla fine così sembran tutte belle ma si passa sempre oltre, a guardarne altre... e alla fine siamo sicuri che torneremo a riguardarle? E quando si riguardano, sono ancora belle come la prima volta o un po' di meno? Sicuramente è una moda, come d'altronde tante altre, e vediamo se riesce a lasciare un segno oppure scomparirà senza lasciar traccia, però secondo me non possiamo lasciare che tutto scorra apaticamente. Per evolversi occorre cercare di giudicare con l'occhio più lungo, delimitando lo spettro di quello che viene prodotto, cogliendone quindi i pregi e i limiti. Cercando di capire se può produrre qualcosa di buono, se è in grado di raccontare e se lo fa chiedersi se ci riesce in modo onesto e vero, oppure no. Poi capire le potenzialità e i limiti in maniera critica, significa anche sfruttarle al massimo queste potenzialità. Non voglio certo pormi limiti difronte alla tecnologia, ma non accetto acriticamente che una tecnica "faccia" l'arte. Deve essere sempre l'arte a far uso della tecnica, questo alla fine è l'origine del mio disgusto, perché scorgo molta acritica accettazione di una tecnica facendo finta che sia arte finita, ma è solo una tecnica, peraltro utilizzabile da tutti, nelle stesse forme e modi, quindi anche difficilmente personalizzabile. |
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[21 Settembre 2010 - 17:14] letto 1274 volte |
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E' così interessante questa discussione che voglio trarne qualcosa per il mio blog. E vi dessi l'accesso così pubblicate un articolo anche voi e spiegate il vostro punto di vista sulla fotografia? Dai, sarebbe una cosa ganza. |
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[21 Settembre 2010 - 17:15] letto 1273 volte |
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nicola ho capito quello che avevi detto ;) non mi riferivo a te in particolare come nei primi due post. questo post era generico scusa non l'ho specificato, prendevo spunto da quello scritto da sandro per una discussione più ampia e non solo tra me e te. nesquik, cocacola, kellogs, wurstel, pasta barilla, m&m's, cornetto algida, san bitter, cioccolatini perugina, Smarties, Kit Kat, Galak, Lion, Ritz, Oro Saiwa, Oro Ciok, Crackers Saiwa, Cipster, Tuc, Urrà, Mars, heinz ketchup........ non te ne piace nemmeno uno? capisco se non li acquisti, ma che non te ne piaccia nemmno uno.;) sto scherzando ovviamente il nesquik era un esempio al pari di armani e di hipstamatic. ma visto che sei sensibile all'argomento ti faccio passare l'appetito. se non l'hai già fatto guardati nell'ordine: global sushi food design cosa mangiamo? Polli gonfiati i segreti del cibo. tutti trasmessi da current tv ciao |
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[21 Settembre 2010 - 18:09] letto 1271 volte |
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@sandro rispondo brevemente. hai ragione su tutta la linea dal tuo punto di vista, ma partendo dal presupposto che quello che facciamo sia strettamente finalizzato (o avesse la pretesa) a creare arte. la fotografia e lo sai benissimo ha diversi generi, non si puo' solo pensare alla fotografia artistica come il massimo e considerare tutto il resto fotografia minore. Nella fotografia commerciale ci sono e ci sono stati fior fior di fotografi che pur non facendo arte e non lasciando un segno indelebile nella storia della fotografia, creano immagini uniche, anche se transitoriamente belle. cosi' come nella fotografia naturalistica ci sono dei grandi fotografi che realizzano immagini che sì non contengono sti gran messaggi e che verosimilmente non puoi stare a guardare per ore senza che ti stufino, ma che quando le vedi ti catturano, non ti lasciano indifferente. ora non sto dicendo che fare foto con hipstamatic sia arte, o che la foto di cui stavamo parlando inizialmente lo sia (e non credo nemmeno che ne abbia le pretese), ma che la si possa fare e che anche se non la si fa si puo' creare qualcosa che non merita di essere stroncata solo perchè non è arte. il cinema non d'autore, ma di intrattenimento, quando non ha la pretesa di essere 'arte' può essere più piacevole anche se più vuoto se realizzato in maniera 'intelligente' e dichiaratamente non artistico. (e non sto parlando di vanzina ;)) mi vengono in mente molti film che non faranno la storia della cinematografia, che dureranno il tempo di una o due visioni, ma che io ho apprezzato e che la critica ha premiato perchè sono stati visti e valutati per quello che sono senza necessariamente essere paragonati a qualcosa di più 'elevato'. ps per il blog la vedo un po' difficile riscrivere e organizzare questa discussione in un post unico riportando la discussione in altra forma rispetto a questa. se riuscissi a fare una sorta di post tu che introduce l'argomento, io te lo commento con le mie opinioni molto volentieri. ;) ciao |
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[21 Settembre 2010 - 18:25] letto 1262 volte |
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Si, ti dò ragione in molte cose che hai scritto, ma non pensare che io abbia una visione così elitaria dell'arte, anzi! :-) Su una cosa però preferisco usare un termine più appropriato, ovvero "intrattenimento", mi è diventato subito chiaro quando hai parlato di un certo tipo di cinema. Non è un termine dispregiativo, ma definisce in maniera comprensibile la distinzione, che a volte è meno precisa di quello che si può pensare. Non sono nemmeno in grado io di distinguere ciò che è arte e ciò che non lo è, il mio discorso era per cercare appunto di dotarci degli strumenti per fare un po' di pulizia e chiarezza. La tecnica fine a sé stessa, come dicevo, per me è un punto di partenza molto limitante. Molti fotografi commerciali realizzano grandi cose, quasi un mestiere da artigiani moderni, ma si ritorna sul discorso del commercio e più che nel merito della qualità è importante capire il fine per il quale viene fatta la fotografia. Non so se è più artistica una fotografia di moda o un mosso di Nan Goldin, so però distinguere chi mi vuole convincere a comprare un vestito e chi mi racconta una pagina della sua vita. Per il blog pensavo di trattare il tutto spezzandolo in più post, così da avere lo spazio di trattare bene gli argomenti venuti fuori. Poi, invito te e Nicola, così come tutti gli altri, ad aggiungere commenti, ma io pensavo anche a qualcosa di più. Potrei anche lasciarvi lo spazio di scrivere voi un post in cui spiegate come la pensate, in modo da creare una sorta di visione collettiva. Non è possibile farlo per tutto ma per qualcosa forse si può. Per ora comincio io, poi vediamo se ci si fa e se ne avete voglia. Tutto molto interessante però. |
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[21 Settembre 2010 - 18:51] letto 1257 volte |
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esattooooo, alla fine partendo da basi diverse il pensiero è pressochè comune. ti cito: "...è importante capire il fine per il quale viene fatta la fotografia.Non so se è più artistica una fotografia di moda o un mosso di Nan Goldin, so però distinguere chi mi vuole convincere a comprare un vestito e chi mi racconta una pagina della sua vita" E' proprio questo il punto chiave, non mi sento di valutare in generale una fotografia senza considerare il genere cui appartiene. uno still life lo valuterò in base alla mia cultura visiva e alle mie prefernze non assolute, ma sugli still life. cosi' come una fotografia commerciale in base a parametri di valutazione che tengono conto dello scopo e delle velleità con cui è stata scattata la foto, paragonandola con altre fotografie commerciali. cosi' come una foto 'artistica' in base alle sensazioni personali che ne scaturiscono guardandola. E ci sono foto 'artistiche' da 4 che non mi regalano emozioni come foto di moda da 8 che mi convincono ad acquistare il vestito la foto di cui parlavamo la giudico per quello che è, non partendo dal trattamento per poi arrivare al contesto e al contenuto. guardo cosa racconta, e una storia secondo me c'è (relativamente al tema), guardo come è composta (ed è composta bene), guardo come è trattata e secondo me il trattamento anche se preimpostato è adeguato al tipo di racconto e al tipo di fotografia, allegra, senza pretese ed è in grado di comunicare il suo contenuto 'leggero' in una maniera esteticamente piacevole. la foto in questione sarebbe stata sugualmente bella in bianco e nero, con altri tipi di trattamento, ma nel caso specifico per me è stato utilizzato uno strumento adeguato a quel genere di foto. per il blog sepoffà ;) buona serata a tutti |
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[21 Settembre 2010 - 19:00] letto 1251 volte |
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Ho capito. Fondamentalmente abbiamo due metodi diversi di valutare le foto nei concorsi. Io valuto anche in base alle altre presenti, cercando di farmi una classifica, per questo una foto come quella, magari in un concorso di tutte hipstamatic l'avrei votata meglio mentre qui non le ho dato la sufficienza. E è anche per questo che tendo a dare voti molto bassi o molto alti solo al termine del periodo di upload. Tu invece mi sembra di capire che su ogni foto pensi alla meglio e alla peggio del suo genere, in questo caso tra le hipstamatic che hai visto, e le dai un voto e mi sembra un altrettanto valido metodo di voto, più rivolto verso l'autore e meno al concorso. Mi sbaglio? |
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[21 Settembre 2010 - 19:16] letto 1249 volte |
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In estimo il valore del bene economico dipende dallo scopo della stima.. è così anche per la fotografia? Il valore di una immagine è legato al suo fine? al suo linguaggio? al suo genere? alla storia che la precede? al gusto del fruitore? ai valori del fruitore? al suo livello di eticità? al rispetto del soggetto? al suo messaggio? alla sua bellezza assoluta? alla sua bellezza relativa? al nome dell'autore? alla moda? al suo prezzo? alla sua attualità? al suo valore sociale? al premio vinto? alla sua difficoltà tecnica? alla sua perfezione tecnica? all'uso di una tecnica fisica? all'uso di una tecnica di fotoritocco? alla creazione di una tecnica di fotoritocco? all'uso di una tecnica preparata da altri? all'emozioni che comunica? alla vcrudezza delle immagini? alla violenza delle immagini? alla denuncia della violenza? al rispetto della sofferenza altrui? alla valorizzazione delle risorse? | |
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[22 Settembre 2010 - 09:29] letto 1239 volte |
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@ennekappa: prevalentemente giusto per quanto riguarda il concorso ovvio ci sono poi altre variabili che influiscono sul mio giudizio sull'immagine in questione non faccio di hipstamatic un genere a sè, la colloco più nell'ambito della fotografia fatta con device diversi da una macchina fotografica intesa in termini tradizionali, però in linea di massima è quello il mio discorso. @alessandro: quanti interrogativi eheheh posso dirti che non vedo la fotografia bianca o nera, di serie a o serie b. sicuramente per me le intenzioni con cui sono scattate e la destinazione d'uso (termine orribile che ho usato solo per rendere l'idea) sono il punto di partenza per me nel valutare la foto di un altro autore. se voglio raccontare delle storie con una foto darò più importanza alla situazione che alla tecnica e all'estetica se voglio comunicare un concetto darò più importanza alla creatività se voglio vendere (in senso lato) darò più importanza all'estetica sia quando scatto che quando giudico. tu come la vedi? |
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[22 Settembre 2010 - 09:42] letto 1237 volte |
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Per Alessandro: troppe domande!!! Qualche risposta no eh? |
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[22 Settembre 2010 - 09:56] letto 1234 volte |
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vi sembrerà strano o furbo, ma io non riesco ancora a rispondere alle domande che ho posto. Cerco di capire, forse ancora devo scontrarmi con la fotografia per avere e dare delle risposte. La questione etica per esempio non riesco proprio ad affrontarla. E' talmente fragile il confine che porta un'immagine al di là, che offende, che svergogna. Spesso ci sono dei reportage bellissimi che riescono a raccontare a noi lettori qualcosa, ma non sono sicuro che i soggetti ne traggano, diciamo, un vantaggio. Ieri leggevo un reportage, mi pare su sette, che raccontava la morte di una madre africana per un parto gemellare. Tutto il percorso dalla nascita del primo figlio all'accompagnamento verso un medico, alla sua morte. Un articolo crudissimo. Le immagini molto intense. Ma mi ha lasciato così. Mi chiedo se più che una denuncia sull'alta mortalità nel parto (corredata di statistiche) non sia invece un modo di "spettegolare" nelle sofferenze altrui, di raccontare un mondo che vogliamo credere altro (figuriamoci, non riusciamo a intervenire nella nostra malasanità e crediamo che un articoletto anche ben fatto smuova qualcuno o qualcosa?). In questo condivido l'idea di Sandro che bisogna analizzare caso per caso, le sfumature sono tantissime, impossibile, per me, farne una generalizzazione. |
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[22 Settembre 2010 - 11:00] letto 1229 volte |
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La questione fotoritocco. Io ascolto un po' tutta la musica, riesco anche a strimpellare, divertendomi, Laura Pausini. Certo i miei amici melomani (o musicofili) mi rinfacciano Monteverdi, Pachelbel, Schoenberg, Charlie Parker, De Andrè o Frank Martin, ma io riesco a divertirmi anche con altro. Aggiungo dell'altro (sempre domande?). Mi pare fosse proprio una foto del Lele in cui scrissi che di fronte a un'opera di Mies qualcuno mi disse: "E' una scatoletta" E ancora.. ieri in biblioteca leggevo un'introduzione a un libro di fotografie sulla Sardegna scattate da Gianni Berengo Gardin, nella sua visione "neorealista" della realtà la sua opinione sul ritocco con Photoshop non era molto positiva, in sintesi, non amava rendere la realtà più accattivante perchè lui aveva un approccio da fotoreporter (in un secondo devi saper cogliere l'Immagine del momento). Insomma, non mi va di fare lo schizzinoso (ma mi pare che sia condiviso anche dai vostri commenti sopra), e quindi apprezzo le sperimentazioni anche se in un primo momento scopiazzano (è più aulico citano, avete presente i mediocri architetti italiani che continuano a "citare" Le Corbusier e i suoi doccioni, o Stirling e le sue ringhiere) il lavoro altrui (in quanti continuano a vedere in Gardin la versione italiana di Bresson?) ma nello stesso tempo non amo quando lo strumento prevale sull'immagine. Ma anche qui è una questione di finezze. Anche qui oggi la vedo in un modo ma domani "chissà". Io penso che la fotografia sia molto varia (eheheh piccolina la fesseria!). Ci sono, come dice il Lele, tanti generi. I Maestri sono pochi rispetto al numero di fotografi che ormai invade le strade. Quando vedo un percorso che mi piace, quando nella fotografia, nel percorso di un fotografo colgo qualcosa che non avevo mai colto altrove, allora mi fermo. Poi scopro che citava Caravaggio o gli impressionisti. Oppure aveva copiato un lavoro di un concorso su un sito internet. Ma a me quella prima visione mi ha dato qualcosa e qualcosa mi ha lasciato. (La prima volta che ho ascoltato Hallelujah la cantava Rufus Wainwright nel telefilm L-Word poi ho scoperto l'originale, meravigliosa di Cohen, ma anche la cover di Buckley). La fotografia può sfociare nella pittura, eleborando le immagini in camera o al PC, non ci vedo differenze se mi piace. Come dice NK dovremmo risalire alla compilazione dei programmi, dovremmo usare tutti il linguaggio macchina? Preferisco capire tutto nei processi che attuo per fare una mia opera, ma attenzione a non confondere. Anche nello sviluppo dei negativi tutto è preparato a monte, le soluzioni chimiche sono state costruite in un determinato modo, si tratta di applicarle più o meno come dichiarano i produttori. Poi ci sono i creativi che sperimentano, ma lo fanno usando uno strumento creato con uno standard da altri. Photoshop permette di lavorare in "camera oscura". Ci sono dei solventi già pronti, il come li si usa è maestria del tecnico-fotografo. E' sufficiente, per esempio, un plugin dell'hipstamatic su un livello magari sovrapposto con una percentuale di trasparenza del 30% a un bianconero a sua volta in trasparenza su un originale a colori per ottenere un proprio risultato. Quel che poi conta ognuno lo vede da se. Qualcuno si accontenta di fare dei ritratti, qualcun'altro va più a fondo, altri documentano la bellezza della natura, dagli occhi delle mosche alle vette dei Pirenei, qualcuno dipinge con la fotografia il mosso delle onde, altri raccontano di popoli ancora lontani. Quanto debba o possa entrare in questo vasto campo di lavoro il fotoritocco non lo so. Ecco perchè non ho risposte ma tante domande. Quella a cui io non riesco a rispondere, la più importante quando faccio una fotografia è: cosa voglio io dalla fotografia? Perchè fotografo? Qual'è la mia Fotografia. Sono ancora agli inizi per avere risposte in questo campo, i reportage del Lele, quelli di Antonio e di Sandro, di Scortecci e di Bersani, di Marchetti e Lorenzetti che posso ammirare in questo sito, oltre ai lavori dei Maestri della fotografia sono degli ottimi stimoli per capirlo. Ho ancora tante domande. |
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[22 Settembre 2010 - 14:52] letto 1219 volte |
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per me invece la questione etica, riprendendo quanto scritto da sandro nel blog, non ha molte zone d'ombra. forse sono poco sensibile, forse sono poco empatico, quando vedo una cosa 'scioccante' sono sempre poco scioccato e molto riflessivo. cioè non lascio mai che l'impatto prevalga sulla riflessione, anzi diciamo che la riflessione arriva immediata con l'impatto. non è dato dall'abitudine di vedere e dimenticare, è dato dal mio modo di reagire a determinate situazioni. questo sicuramente influenza anche il mio modo di scattare e i soggetti che scelgo di scattare. tornando al tuo articolo sul blog, credo che ci siano principalmente due livelli, immagini forti che raccontano la realtà per sensibilizzare su un determinato argomento/situazione e immagini forti che raccontano la realtà ma che vengono usate per soddisfare la morbosità di chi le guarda. partiamo dal presupposto che la parola scritta al giorno d'oggi ha un ruolo secondario nell'informazione, rimane un qualcosa a vantaggio di pochi, la comunicazione/informazione oggi è immagine e basta. la stessa immagine puo' paradossalmente essere usata nel modo corretto o nel modo sbagliato. nel caso che hai citato nel tuo pezzo, secondo me il fotografo ha fatto bene a scattare, il suo lavoro è documentare attraverso le immagini, e quello è quello che succede , quindi eticamente lo scatto è corretto. di più: se fossi stato un volontario con una macchina fotografica avrei scattato ugualmente per documentare quello che ho visto, per documentare lo stato 'reale' delle cose. il problema etico secondo me sorge a posteriori. quando l'immagine viene venduta. inizialmente l'immagine fa il giro del mondo e sensibilizza sugli avvenimenti, tutti con le lacrime tutti scioccati, tutti si interessano alla situazione e gli editori cosa fanno, visto il 'successo' ottenuto tentano di trascinare la storia, non approfondendo tutto quello che sta attorno a quell'immagine, ma quello che sta dentro all'immagine. chi è il bambino? chi sono i genitori? oggi avrà mangiato? e la sorella dov'è? cioè l'immagine viene espropriata del suo 'valore' e del 'racconto' per speculare e così un dramma diventa un romanzo costruito per soddisfare il lettore. allora la questione etica nell'informazione secondo me riguarda meno i fotografi e la fotografia ma l'uso che gli editori ne fanno, visto che il fotografo è spogliato quasi totalmente da una sorta di controllo sull'utilizzo della propria immagine. per quanto riguarda la fotografia non 'giornalistica' ho già espresso la mia opinione. caso per caso si puo' giudicare l'opportunità o meno di scattare/pubblicare un'immagine. la cosa importante per me è che lo scatto non sia mai fine a sè stesso. la violenza, la morte, il disagio, la povertà possono,anzi devono essere riprese, l'importante è che il contesto in cui vengono esposte siano adatti (quindi anche un concorso se il tema lo ocnsente) e che il contenuto riesca ad andare oltre al soggetto ripreso. vorrei mettere un'altra cosa nel piatto ;): ditemi se mi sbaglio ma riscontro che il giudizio 'etico' su una foto varia anche in base a tipologie più o meno simili cioè noto (nei giudicanti) come se ci fossero dei 'paria all'incontrario' non so se mi spiego, una sorta di condizionamento per cui su certi soggetti si passa sopra più facilmente i propri 'principi' su certi soggetti invece non si transige, perchè eticamente non fotografabili. una bella azione non si distingue da una brutta nel gesto in sè, ma nelle intenzioni. posso aiutare un'anziana ad attraversare la strada perchè la vedo in dificoltà cosi' come posso aiutarla ad attraversare la strada per scipparla ;) posso scattare un senzatetto perchè nei suoi occhi vedo uno spirito, un sentimento non riscontrabile in persone dalla vita più facile, vedo il bello assoluto, cosi' come posso scattare per prendermi gioco di quei sentimenti o trarre vantaggio dalla sua situazione. buone riflessioni |
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[22 Settembre 2010 - 17:05] letto 1210 volte |
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La discussione si è spostate all'improvviso verso tutt'altri argomenti!! Ovviamente non la penso come te ma capisco il tuo punto di vista. Non sono d'accordo sul discorso del ruolo da documentatore passivo quale è quello del fotoreporter che semplicemente e freddamente incanala nel flusso della comunicazione un pezzo della notizia con una fotografia. Non sono d'accordo perché c'è modo e modo di raccontare, perché c'è un limite, anche di buon gusto, nel registrare la realtà o quello che se ne capisce. Come se fosse scontato che scattando una foto del genere si registri realmente la realtà. Non sono affatto convinto che quello scatto racconti una realtà (come ho scritto sul blog) quanto piuttosto una pagina di una tragedia, studiata ad effetto e quindi usata per uno scopo (che sia nobile o meno, comunque è uno scopo). Se lo scopo non è nobile, allora si parla sicuramente di un qualcosa di ingiustificabile, ma se lo scopo è nobile, vale davvero quel mezzo a giustificarlo? Quindi, ha realmente documentato? Il fotografo ha solo tratteggiato una realtà, dipingendola a modo suo, anche forzandola e quindi obbligandoci a vedere quello che secondo lui DEVE essere visto. Diventa dunque un complice dell'uso che ne viene fatto, perché è lui che ha prodotto quella visione. L'esatto opposto del discorso sull'immunità per quello che produce. E' dunque una documentazione necessaria? Necessaria per chi? Per chi si DEVE sentire nell'obbligo di aiutare quelle persone? O necessaria per lucrarci sopra? Forse l'aggettivazione di necessarietà preferirei lasciarla da parte, quindi cosa rimane? Una documentazione forse superflua perchè eccessiva, perché cammina sul filo sottile della morbosità, perché getta senza protezione una tragedia nel flusso dei mangiatori di notizie, sempre meno empatici e riflessivi, perchè sempre più bombardati dall'eccesso. L'eccesso ormai non è più straordinario, ma è diventato l'ordinario perdendo il suo potere di colpire e richiamare all'azione. Alla fine ciò che rimane di quella documentazione è solo, per me, qualcosa che tende al negativo. L'opportunità di una cosa del genere è quindi difficilmente giustificabile e l'etica al contempo fragilmente messa a dura prova. Ritorno alla domanda: ha realmente documentato? Io rispondo no. Sottolineo anche in maniera molto dura che spogliare il fotografo dalle responsabilità, è non volersi prendersi le responsabilità delle conseguenze, quando invece si sono tutte. L'etica secondo me coinvolge tutto il lavoro del fotografo e non arriva solo alla fine. L'ultima parte del tuo discorso non l'ho molto capita, si potrebbe riassumere con un semplice "dipende". Beh, sì, dipende. Ma si deve tener conto che tutto dipende anche dal buon senso e dalla reale capacità di rispettare quello che si fotografa. |
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[22 Settembre 2010 - 19:40] letto 1197 volte |
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mi piace questa discussione: il fotoreporter non è passivo nello scatto o nel raccontare una storia in maniera fredda e non con una foto. il fotogiornalista racconta una storia con un suo stile, in base alle sensazioni che prova durante il servizio e anche in base al 'taglio' che decide (? a volte non lo decide lui se commissionato, ma la redazione) di dare alla storia. Nella comunicazione incanala una serie di fotografie, non una, poi il photo editor di un magazine decide spesso con il direttore o un suo delegato (quando possibile anche con il fotografo e il giornalista, ma dipende dalla tipologia del servizio e da i tempi) quali foto pubblicare. scopi nobili o meno nobili. se lo scopo è nobile per me sì, vale la pena pubblicarlo. Per non citare le foto che hanno denunciato la tragedia in vietnam, la prima cosa che mi è venuta in mente nel passato più recente è stato il genocidio in rwanda. si leggeva di una guerra 'tribale' si vedevano immagini di profughi in fuga, si leggeva di una guerra civile tra hutu e tutsi, i più intraprendenti (pensiamo anche che l'informazione si rivolge alla massa, non al singolo) si documentavano su chi fossero gli hutu e i tutsi e quali le loro ragioni. ricordo poi quando sono arrivate le prime immagini e il primo articolo di un fotografo e di un giornalista (non ricordo se inglesi o americani). queste immagini erano immagini crude, violente all'inverosimile, ebbene quelle immagini, ma anche solo una raccontavano veramente quello che stava succedendo. un solo fotogramma di una storia complessa e articolata raccontava quello che realmente accadeva e il racconto era talmente scioccante che ha creato una mobilitazione politca e civile che hanno portato alla luce risvolti e complicità molto più ampie di una semplice guerra tribali. senza quelle immagini solo pochi avrebbero capito/saputo realmente di che cosa si stava parlando. erano necessarie? evidentemente per il tempo in cui viviamo si'. ora nell'immagine di cui parli tu, vedo una tragedia in corso, una tragedia che va aldilà di un'alluvione raccontata a parole o con foto aeree di case sommerse o con le storie raccontate a parole dai sopravvissuti, specialmente perchè accaduta molto lontano da noi in un posto di cui la naggiorparte delle persone farebbe fatica ad indicarne la posizione su una cartina. vedere quell'immagine non mi fa venire sensi di colpa, ma mi spinge a saperne di più (non a me direttamente, mi metto dalla parte del pubblico in generale). se non fossero state pubblicate le foto del genocidio avvenuto durante la germania nazista, i negazionisti avrebbero molto più seguito di quello che sorprendentemente già hanno, perchè le testimonianze dei sopravvissuti sono solo parole al quale vengono contrapposte altre parole. erano scioccanti? sì necessarie? direi di si'. raccontano una storia? altrochè il fotografo complice: ho lavorato per qualche anno in un ufficio condividendo lo spazio con fotografi e giornalisti e partecipando attivamente al lavoro di redazione, non hai idea quanto sia facile stravolgere il senso di una fotografia senza che il fotografo possa controllare. su lunghe programmazioni accade molto raramente, ma quando il fotografo e il giornalista lavorano a distanza e i tempi sono strettissimi non accade cosi' di rado. tuttavia non è il caso di quella foto, ma da quella foto poi è scaturita una serie di notizie morbose che nulla hanno a che fare con la storia di partenza. necsesarietà: una foto in alcuni casi è necessaria, in altri casi è necessaria per lucrarci sopra, ma come dicevo prima è a volte più la mancanza di scrupoli di un editore nel cavalcare la morbosità che l'etica di un fotografo una volta che la foto viene venduta quindi pubblicata. scavare morbosamente in dettagli inutili per la storia è un lavoro che viene fatto a posteriori per cavalcare una racconto che stravolge l'essenza della foto (con talvolta la complicità del fotogiornalista stesso) e le intenzioni iniziali. l'ultima parte del mio discorso mi rendo conto che tu non abbia compreso perchè per me è molto difficile da spiegare. dimenticala. |
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[24 Settembre 2010 - 11:16] letto 1185 volte |
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Ti vorrei rispondere, ma non trovo il tempo :-( | |
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[24 Settembre 2010 - 11:46] letto 1179 volte |
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vai tranquillo ;) | |
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[4 Ottobre 2010 - 15:41] letto 1157 volte |
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La pubblicazione del mio portfolio, interamente realizzato con hipstamatic, applicazione dell'iphone4, che in pratica imita le vecchie pellicole e le vecchie macchine analogiche usa e getta anni 60, svela anche l'autore della foto "il centro balneare", realizzata con il solito metodo. Posso quindi finalmente scrivere due righe a commento. Intanto sono contento che Ennekappa sia veneziano, in quanto può dare un giudizio suo sincero (positivo o negativo), ancora più sentito e partecipato. La mia opinione generale è che non c'entra il mezzo fotografico, quanto chi fa la fotografia e la sua abilità nell'utilizzare mezzi e tecniche diverse. Il lavoro fatto con hipstamatic è paragonabile a quello di un fotografo digitale che ha dei preset impostati in un programma di fotoritocco (ad esempio Aperture 3, strumento Presets>"Toy Camera"). Tutto qui! Per concludere, senza essere noioso, dirò soltanto che ho stampato in forex (spessore 5 mm) sei quadretti 20x20 e attaccati nel mio studio, a me piacciono molto, anche a mia mamma :) e guardandoli non posso far altro che pensare che siano delle fotografie al 100%!!! |
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[16 Ottobre 2010 - 22:38] letto 1135 volte |
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Scusa il ritardo ma non ho avuto molto tempo nei giorni scorsi. Sicuramente il reportage è più interessante della singola foto postata sul concorso e devo dire che sono presenti alcuni scatti interessanti. Detto questo però non cambio la mia posizione sull'uso, secondo me deprecabile, di questi mezzi hardware e software in ambito artistico. Sarò vecchio ma questa è la mia opinione. Riguardo Aperture non lo conosco ma la voce "Presets" mi permette già di dire che io me ne tengo alla larga. Ribadisco che non sono contro il fotoritocco, ma sono contro un fotoritocco privo di intelligenza (umana) che si limita soltanto ad applicare, di fatto alla cieca, preset o filtri che stravolgono pesantemente lo scatto. |
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[20 Ottobre 2010 - 12:12] letto 1120 volte |
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Essere "contro un fotoritocco privo di intelligenza (umana) che si limita soltanto ad applicare, di fatto alla cieca, preset o filtri che stravolgono pesantemente lo scatto" mi trova pienamente d'accordo! Però se pensi che anche in solo una mia fotografia si riscontri questo tipo di fotoritocco allora discutiamone perchè non sono d'accordo. Le foto fatte con hipstamatic sono a lungo ragionate. Te che sei di Venezia ti puoi rendere conto della difficoltà dei vari punti di ripresa: spesso dal canale, o da terrazzi difficilmente raggiungibili; della luce che mette in risalto cielo e acqua con colori che mi sono andato a cercare; punti di ripresa originali e composizione fotografica non scontata. Il cervello umano fa sempre e cmq il 90% delle operazioni, la macchina registra e basta. Non posso dirti altro che quello che conta è il risultato finale. Aggiungo una provocazione: ho pubblicato un portfolio sulla vendemmia realizzato con hasselbald 500/C esposizione manuale, la bellezza delle foto sta tanto nell'aver utilizzato questo medioformato eccezionale; se avessi usato una digitale magari non avrei mai reso la grana perfetta del bianconero; allora anche qui il "mezzo" mi ha modificato la fotografia? Semplicemente io fotografo ho scelto il mezzo più adeguato per ottenere un certo risultato. |
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[27 Ottobre 2010 - 10:45] letto 1093 volte |
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Non voglio mettere il dito nella piaga, ma ho scritto un post nel blog in cui rifletto sulle nuove polaroid e le immagini prodotte dalle instant camera. Non deve essere letto in maniera polemica, è solo uno spunto per cercare di capire meglio. |
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[28 Ottobre 2010 - 08:57] letto 1075 volte |
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un altro spunto su uno dei temi trattati precedentemente in questo thread: http://kabul.corriere.it/2010/10/i_paparazzi_della_violenza.html |
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[28 Ottobre 2010 - 09:39] letto 1072 volte |
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Si, l'avevo letto sulla versione cartacea del giornale di ieri. Ma lo sai la coincidenza? Che proprio tre giorni fa avevo finito di scrivere un articolo proprio su uno di loro, che poi pubblicherò sul blog. Mi è ci è voluto un paio di settimane, per studiare la loro storia e cercare informazioni... e il caso ha voluto che me la ritrovassi ieri proprio sul Corriere :-/ |
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