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10 Dicembre 2005 - 30 Gennaio 2006
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Abbastanza vuoto

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commento del fotografo
Una stanza vuota, immobilità dello spirito e dell'anima. Una sola via di uscita.

La mia rappresentazione di un peccato doloroso, l'Accidia.
autoreinformazioni sulla fotografia
Sandro Rafanelli

 alias SAndro 
guarda tutte le mie foto!
edizione: 17. Sguardo interiore
galleria: I 7 peccati capitali
macchina: Canon EOS 300D
obiettivo: Canon EFS 18-55mm f/3.5-5.6
sorgente: digitale
tempo di posa: 1/60 sec
diaframma: f/5.6
focale: 43 mm
ISO: 200
flash: no
bilanciamento del bianco: luce a incandescenza
luogo dello scatto: Museo di Arte Contemporanea di Roma
data: 8 Gennaio 2006 - 13:45
data di upload: 12 Gennaio 2006 - 23:33

tags: astrazione, interni
note tecniche: fotografia costruita su un'installaizione di Wolfgang Laib al MACRO di Roma.
crop, levels, gradient map, brightness/contrast, vari gradient di diffusione per uniformare i toni, color balance, eliminazione vignettatura, tri-tone
statistichegrafico dei voti
edizionetotale
10
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Turchia 1978 - Cappadocia
di Antonio Ulzega


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commenti
    Sanminiato77  [8 Luglio 2008 - 23:25]

fuori concorso
la foto mi evoca tutt'altri pensieri e accostamenti... tuttavia è molto bella!!
tecnicamente perfetta e suggestiva!
    Tommy  [29 Gennaio 2006 - 13:43]
L'accidia è tra i peccati più tremendi perché è subdolamente presente fra noi senza che ce ne rendiamo conto. Sei riuscito a rendere l'aspetto dell'incertezza e confusione derivante dall'immobilità atttraverso il senso di vertigine per il grande spazio vuoto. La porta è evidenziata soltanto dal maniglione anti-panico che sembra rincarare la dose. Penso che si potrebbe impazzire in una stanza del genere. Il limite è derivato dalla assoluta estraneità che evoca un'immagine del genere, mentre ritengo, come dicevo all'inizio, che la dimensione peccaminosa dell'accidia debba riferirsi soprattutto al rapporto con gli altri, alle scele nella e non al di fuori della società. In questo mi riaggancio a Lapo, anche se non sono completamente d'accordo con la sua osservazione.
Per quanto riguarda la foto i passaggi dal grigio al bianco e le sfumature sulle stesse superfici sono superbi.
    Nick  [26 Gennaio 2006 - 19:51]
Trovo che la cosa veramente azzeccata è di aver piazzato la porta dal lato diametralmente opposto a quella del soggetto. Insomma potresti decidere di uscire dalla stanza vuota ma ti ci piazzi ben lontano....
    Lapo  [26 Gennaio 2006 - 15:26]
Accidia: Pascal la descrive come "la risultante dell'alterazione degli umori in presenza di deprecabili azioni morali tipiche di chi, avendo abusato del piacere, si trova nell'impossibilità di desiderare". Trovo la tua interpretazione assolutamente interessante coadiuvata dalla solita tecnica ineccepibile. Il mio appunto si fonda sul fatto che l'uomo è elemento fondamentale in tutti i peccati, l'uomo pecca, con l'uomo nasce il peccato; avrei cercato una interpretazione meno astratta e forse più umana, nel senso con protagonista l'uomo cosa molto difficile per questo vizio in particolare.
    sisco!  [26 Gennaio 2006 - 11:02]
Una "paralisi dello spirito".
Secondo me rende bene l'idea di accidia.

In una galleria fatta di sottotemi credo che sia importante capire quali siano gli argomenti più difficili da affrontare e quali i più semplici. L'accidia la ritengo il peccato più complesso sia da cogliere, sia da rappresentare. Per questo ho dovuto svolgere una notevole ricerca per giudicare, spero bene, questo scatto.
Personalmente ti dico che è rappresentato ottimamente, in maniera pura e semplice, come l'idea stessa di accidia. La foto è perfetta, con tre elementi: il bianco, il grigio, e la porta. I primi due rappresentano molto bene il dualismo incerto insito nella stessa natura umana, una "linea di confine" come dici te. La porta è la salvezza ma, al tempo stesso, anche l'illusione, perché è una possibile salvezza, è una probabile scappatoia, forse inesistente: non so se dietro la porta c'è quello che mi aspetto, se la porta si aprirà oppure no.
La porta distante è anche lo stesso spirito, è la consapevolezza stessa dell'accidia: io so che potrei fare del bene, ma non lo faccio, rimango distante, e soffro di questa situazione!
Mille interpretazioni del peccato in soli tre elementi, puri: direi che sei riuscito pienamente nell'intento, rappresentando con coraggio il vizio più "impalpabile" e meno "visibile"!
Bravissimo!
    SAndro  [13 Gennaio 2006 - 19:02]
l'autore rispondeLa linea di confine che separa la condizione di indolenza dal processo attivo di immersione in uno stato di apatia consapevole è molto labile. Il mio obiettivo è puntato su una rappresentazione che definisse in maniera abbastanza chiara questo concetto. L'accidia, come peccato, è un atto che si compie, ma la stanza vuota dalle pareti impalpabili sembra quasi una prigione dove si è caduti rovinosamente inciampando su un gradino mal messo. E' solo la porta, la via di uscita, a ricollocare correttamente gli elementi della rappresentazione. E' nella possibilità di un'interruzione dello stato delle cose che si definisce la scelta, dunque il peccato.



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