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Félix NadarQuando ero fotografoa cura di Michele Rago Abscondita | 2004 | 253 pagine | brossura | 19€ ISBN: 8-8841-6073-1 1° edizione Titolo originale: "Quand j'étais photographe". "Signore, sono così spaventato del risultato che abbiamo ottenuto che sono a pregarvi nei termini più insistenti e che sollecito come un favore, di distruggere tanto le prove che potete avere come la lastra. Non ho bisogno di dirvi come sarei dispiaciuto nel sapere che una sola di quelle tristi effigi potesse essere nota. Sono ancora sofferente e spero d'essere in migliore stato fra qualche giorno: ma in nome del cielo, non lasciate sussistere, per amicizia per me, il risultato di quel momento. [...]" (Lettera di Eugène Delacroix a Nadar, 9 luglio 1858). "Nadar è la più stupefacente espressione di vitalità. Adrien mi diceva che suo fratello Félix aveva tutti i visceri doppi. Mi son sentito geloso di lui, a vederlo riuscire così bene in tutto ciò che non è astrazione." (Charles Baudelaire, "Journaux intimes"). "Era vissuto tanto, con tanta generosità, con tanta nobiltà, in così molteplici maniere, quel gran vecchio, che tutti coloro ai quali era concesso l'onore di avvicinarlo, si cullavano talvolta nel sogno chimerico ch'egli non sarebbe morto, che sarebbe sempre rimasto, portatore della fiaccola, al fine di tenere viva in noi la fiamma sacra. Con i suoi novant'anni, la splendida chioma bianca, sempre vestito di rosso come un garibaldino delle lettere, Nadar conservava nello sguardo la scintilla divina di coloro che hanno creduto... in un ideale. Quando ci stringevamo intorno alla sua poltrona, in silenzio e straordinariamente attenti, avevamo l'illusione di diventare i contemporanei di quei gloriosi vecchi ch'erano stati i suoi compagni. Quando ci parlava di de Vigny, di Delacroix, di Balzac, di Baudelaire, ci sentivamo l'animo dei 'bousingots' [giovani repubblicani], pronti a fare a pugni per assicurare il trionfo di "Hernani". [...] C'invadeva un'ebbrezza misteriosa nell'udire il caro vecchio artista dire semplicemente Gérard, quando parlava del delizioso narratore di "Sylvie"." (Dal necrologio di Georges Grappe, in "L'Opinion", 26 marzo 1910). |
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