LUCCAdigitalPHOTOfest 200815 novembre / 9 dicembre - Lucca
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scheda dell'evento -
www.luccadigitalphotofest.itLe fotografie delle spiagge dell’Italia del Nord scattate da Massimo Vitali rappresentano un tema dominante e attualissimo di vita moderna – la fantasia della fuga dalle costrizioni socio-economiche verso spazi libidinosi di “natura”, concepita come luogo di spontanea socialità. Da tali spazi si delineano le affinità e le contraddizioni della natura/cultura, divisa in modi che hanno contribuito in gran parte alla definizione delle nostre sensibilità moderne e postmoderne.
Sono immagini di divertimento e relax, stampe a colori ad ampia scala che – nella loro chiarezza descrittiva – si ricongiungono al genere del “paesaggio con figure”, ma senza la presenza di valori simbolici che solitamente pervadono le scene di tale tradizione pittorica occidentale.
1997 - Massimo Vitali
In effetti, i gruppi di individui che popolano il mare e la spiaggia, rappresentano il bricolage della “vita di tutti i giorni”, quel regno quotidiano del concreto e dello specifico interrotto dai piaceri occasionali ed arbitrari dei tempi frammentati del divertimento e del relax. Tuttavia, le immagini di Vitali rivelano quanto il genere del paesaggio sia ancora in grado di prestarsi a cambiamenti. Queste strisce di spiaggia confinanti con il mare, gli arbusti e, spesso, la fabbrica, diventano un sito di luddismo corporeo, un’industria del piacere, con alle spalle lo sfondo di un’industrializzazione produttiva.
Se i pittori della vita moderna hanno tentato di rendere la fabbrica parte integrante dell’idillio, in queste fotografie, la fabbrica rappresenta il lavoro che blocca costantemente il nostro desiderio di guardare queste immagini semplicemente come documenti di divertimento sensuale ed erotico.
Introducendo, oltre all’associazione lavoro/piacere, il prorompersi potenzialmente distruttivo dell’uno sull’altro, l’effetto estetico della luce sull’acqua tinge di colori più cupi l’ambiente circostante.
Dal punto di vista formale, le spiagge dividono il piano orizzontale della fotografia in primo piano, piano medio e orizzonte; tuttavia queste zone spaziali sono distribuite inegualmente con un’alta linea di orizzonte e un primo piano allargato.
In queste scene di spiaggia, la distribuzione delle figure e la loro leggibilità creano una traiettoria spaziale non tanto in profondità quanto nell'attraversare il campo visivo che, invece di sfuggire alla rappresentazione prospettiva, tende a rivelare la sua irrazionalità. La moltitudine di punti focali, la ricchezza dell'interesse visivo, generato da corpi sospesi in una luminescenza acquosa (combinazione degli effetti della luce e della fuoriuscita dalle fabbriche di bicarbonato che si ricongiungono alle spiagge di Rosignano Solvay), o da corpi adunati sulla sabbia bianca, suggeriscono spazi più tipici del sogno che della natura….
La spiaggia delinea i contorni delle figure fra mare e cielo. Circondata dall'onnipresenza dell'aria e dell'acqua, l'azione si espande lateralmente attraverso la scena, man mano che lo spettatore crea nessi narrativi, introducendo ordine e design aldilà dell'arbitrarietà dello stereotipo culturale del tempo di divertimento e relax: “una giornata al mare”.
Questa ricerca dell'ordine diventa un processo di produzione di significato sconfinato e affascinante, che impartisce allo spettatore un'autorità sui raggruppamenti indiscriminati, una sorta di conoscenza alla volta intima e fastidiosa per quella gente che si diverte ma il cui atteggiamento individuale è compassato. Una certa perdita di se stessi è uno degli obbiettivi di questa immagine. Apparentemente inconsapevoli dello sguardo della fotocamera, i bagnanti non danno significato a momenti significativi, né ad azioni di realismo documentario – più si cerca nell'immagine un significato, più il significato slitta in un' assurdità surrealista. A quali giochi stanno giocando nell'acqua, e perché quei due ombelichi fissano la sabbia? Cos'è che attira tanto l'attenzione della folla radunata nella piazza di Viareggio?
Le stampe a colore di Massimo Vitali tracciano gli schemi di un certo tipo di attività urbana – l'esperienza della rappresentazione sensuale offerta dalla combinazione del sole, della sabbia e del mare - realizzate in modo da rivelare gli strati inferiori saldi della vita di tutti i giorni, quel che di misterioso che Freud percepiva negli incontri inconsci come qualcosa di dejà vu; perché in queste immagini c'è una qualche familiarità, una qualità edonistica che sfiora l'esperienza collettiva, benché temporanea e conquistata a fatica, di piacere corporeo e di gioco erotico.
Jon Bird, Gennaio 1998
Massimo VITALINato a Como nel 1944, studia fotografia dopo il Liceo presso il “London College of Printing”.
Agli inizi degli anni sessanta, comincia una carriera nel fotogiornalismo, collaborando con tanti magazines e agenzie in Italia e in Europa.
L’incontro con Simon Guttmann, fondatore dell’ “agency report” incide particolarmente sulla sua crescita come fotografo.
Agli inizi degli anni ottanta, una crescente sfiducia nella capacità assoluta della fotografia di riprodurre le sottigliezze della realtà, lo porta a sviluppare una nuova attività come cinematografo nel mondo della fiction e della pubblicità.
Tuttavia, la relazione con la macchina fotografica non finisce mai e nell’arco degli ultimi dieci anni ha sviluppato un nuovo approccio al ritratto del mondo: la fotografia vista come un’espressione di arte contemporanea.
Dal 1995 ha iniziato con la serie di spiagge. Vive e abita a Lucca.
Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.
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