Per la prima volta e in esclusiva per il Festival, le immagini che hanno documentato la stagione più violenta della criminalità mafiosa, dal 1975 sino al 1993: "
arrivammo a contare fino a cinque omicidi al giorno. Volevamo che la gente fosse cosciente e organizzammo mostre per le strade: a Corleone durante una festa, molti si avvicinavano a curiosare, ma poco alla volta, sparirono tutti dalla piazza lasciandoci soli. Abbiamo avuto paura."
Parafrasando il famoso inizio della prefazione di Sartre a Da una Cina all'altra di Cartier-Bresson, dobbiamo mettere nel conto anche questo: che il pittoresco si nutre di sangue. E almeno dai tempi di Verga e Mascagni, il sangue dei siciliani piace: c'è sempre un coro disposto a cantare: "Hanno ammazzato compare Turiddu!" Così, come di converso, alcuni siciliani sono sempre disposti a fare i pupari e raccontare la storia vagamente poetica della mafia che "fu una volta buona" e che "tutto sommato, non è come dicono fuori dall'Isola".
Bisognerebbe parlare più spesso, anche di questo. Magari alla televisione, perché molti, nel nostro Paese, dai libri si tengono lontani. E non certo solo per colpa loro, come mi ha insegnato inequivocabilmente l'esperienza di un amico caro che era fino a qualche anno fa di pochissime letture. Sapendolo interessato alla questione della mafia, gli regalai quello che fra i molti libri che ho letto sull'argomento, per la piacevolezza della scrittura e per la terribilità del racconto, ancora oggi mi sembra il più bello: Raccolto rosso di Enrico Deaglio. Fu per lui, com'era stato per me, una lettura fatta d'un fiato.
Nel mare di immagini che ci circondano, l'equivalente fotografico di questo libro è per me il lavoro di
Franco Zecchin e
Letizia Battaglia. Altri prima di loro avevano fotografato morti di mafia, ma mai prima delle loro fotografie s'era visto così chiaramente il sangue mescolato a quell'immensa mole d'inquietudine e di desiderio di serenità. È come se Giovanni Verga entrasse sulla scena e dicesse: il catalogo è questo.
Un catalogo di guerra, perché, in realtà, non ci sono altre parole per definire quello che è successo in Sicilia tra la fine degli anni Settanta e quella degli anni Ottanta: una guerra che le cosche si facevano fra loro e che insieme facevano allo Stato e alla società civile. Una guerra che ha visto Letizia Battaglia e Franco Zecchin, senza velleità eroiche, in prima linea.
Diego Mormorio
Letizia Battaglia
Nasce a Palermo nel 1935. Con la famiglia vive a Trieste e Napoli. A dieci anni ritorna a Palermo. Si sposa a 16, a 17 diventa madre di Cinzia, a 19 di Shobha, a 25 di Patrizia.
Dal '69 collabora come giornalista con il quotidiano L'ora. Nel ' 72 e' a Milano dove scrive e fotografa per varie testate. Ritorna a Palermo nel '74 come responsabile dei servizi fotografici del L'ORA, dividendo l'impegno antimafia con il suo compagno e fotografo, Franco Zecchin, sino al 91. Pubblica su innumerevoli testate internazionali.
Nell'86, entra in politica con i Verdi. Diventa consigliere comunale e quindi Assessore nella giunta di Leoluca Orlando. Sono gli anni della "Primavera di Palermo. Nell' 87 finanzia una rivista, Grandevù, e la dirige insieme ad intellettuali e ambientalisti. Nel 1979 e' co-fondatrice del Centro Giuseppe Impastato. Con Franco Zecchin e con la figlia Shobha, fotografa, apre una scuola di fotografia, Il Laboratorio d'if. Dal '91 e' eletta deputato regionale, per una legislatura. Nello stesso anno crea con altre donne la rivista Mezzocielo. Nel '92, fonda e dirige le Edizioni della Battaglia. Pubblica prevalentemente testi sulla mafia e sui problemi del sud del mondo. Una collana sul cinema e molti testi di poesia. Dal 2000 al 2003 dirige Mezzocielo. Come regista ha realizzato dentro l'Ospedale Psichiatrico di Palermo, spettacoli e film in superotto e video. Altre regie teatrali, che hanno come tema centrale l'ambiente e le donne, sempre con la compagnia, Teates, di Michele Perriera. Nel 2003 lascia Palermo. Si trasferisce a Parigi dove vive sino all'inizio del 2005. Quindi ritorna in Italia, a Palermo.
Franco Zecchin
Nasce nel 1953 a Milano. Dal 1994 vive e lavora a Parigi.
Nel 1975 si trasferisce a Palermo dove diventa fotografo, documentando i crimini di mafia e la corruzione politica. Nel 1988 entra alla Magnum. Lo stesso anno ottiene il Premio Internazionale di Giornalismo Città di Trento. Nel 1989 pubblica il libro "Chroniques Siciliennes" per il Centre National de la Photographie di Parigi, dove espone con Letizia Battaglia il suo lavoro contro la mafia. Nel 1990 lavora in Slesia (Polonia) al progetto "Inquinamento e salute pubblica nella regione di Katowice". Tra il 1991 e il 1996 lavora in diversi paesi del mondo sul rapporto che le società nomadi intrattengono con l'ambiente e pubblica il volume "Nomades" con l'editore La Martinière (Paris, 1998). Nel 2000 ottiene il primo premio al Humanity photo Award di Beijing (Cina). Tra le ultime mostre personali, quelle di Arles, Rencontres Internationales de la Photographie (France, 1999), al Centre Andaluz de la Fotografia di Almeria (Spagna, 2001), al Festival Internazionale Photosynkyria di Salonicco (Grecia, 2002), "Labirinti di Luce" a Correzzola, (Padova, 2003), all'Australian Centre for Photography di Sydney e all'Alliance Française a Melbourne (2004). Pubblica il volume "Jour de Noces" (Paris, 2003). Nel 2005 espone la sua mostra "Cavalieri della Mongolia" al Festival Internazionale della fotografia di Roma e a "Su Palatu", Villanova Monteleone (Sassari). Le sue foto fanno parte della collezione dell'International Museum of Photography di Rochester, della Maison Europeénne de la Photographie di Paris e del MOMA di New York.
Testo tratto dal sito ufficiale del Festival Internazione FotoGrafia di Roma (
www.fotografiafestival.it).
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