Con il gesto provocatorio di gettare i libri - lo scibile umano - in acqua, affinché si macerino fino a scomparire, o al contrario sino a sottolineare la scrittura come l’acqua stessa fosse una lente d’ingrandimento, Ileana Florescu inizia (o forse termina) un discorso dalle valenze filosofiche. E la rappresentazione di paesaggi effimeri o di realtà illusorie metafisiche e metapsichiche che ha segnato il percorso artistico dell’artista dal suo inizio, appartiene a un passato naturalistico che sembra già remoto.
Il tema ricorrente che troviamo negli scatti di Florescu è l’acqua. Ma sorge subito un dubbio: l’acqua è sempre elemento indifferenziato, sorgente di vita rigeneratrice come nei suoi precedenti scatti? Rappresenta ancora l’infinità del possibile e promesse di continuo accrescimento? Oppure non diviene forse mezzo catartico, liberatorio, distruttivo? Con questi nuovi scatti, che molti risentiranno come blasfemi, l’artista sembra lanciare un monito: far tabula rasa di quanto finora appreso? Nell’attesa di una risposta subiamo l’incanto e il rapimento delle variazioni cromatiche delle sue immagini: un centinaio di scatti (stampati da negativo medio formato, negativo 35 mm, diapositiva e digitale), “obiettivamente” affabulatori.
Diego Mormorio, storico della fotografia e curatore della mostra allo Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, descrive il lavoro di Ileana Florescu come quello di un’artista «che cerca – e trova – una realtà visiva che trascende l’ordinaria visibilità quotidiana. Una fotografa che attraverso il realismo della fotografia giunge a un universo fantastico che sembrava un tempo inimmaginabile. (…) Quella di Ileana Florescu è una ricerca fotografica che ha una sua particolare specificità, e che in questi anni – una decina ormai – ho visto crescere straordinariamente, in un modo che avevo previsto, a partire da un nucleo di immagini che mi aveva subito fatto capire di trovarmi davanti a un’autrice di indiscutibile talento. (…) Erano immagini in cui mare e cielo si abbracciavano, e le pietre che affioravano sulla costa sarda sembravano giungere dalle vastità galattiche».
E riferendosi ai nuovi scatti realizzati dalla fotografa per l’Umana sintesi, continua: «A qualcuno potrebbe sembrare che ci sia una misteriosa – miracolosa – corrispondenza tra le parole dei libri gettati in acqua e le atmosfere coloristiche delle singole fotografie che perfettamente si sposano con il contenuto del libro annegato. In realtà, l’autrice non ha proceduto seguendo l’accidentalità, ma cercando la forma. Ha, cioè, per ogni libro e per ogni frase che aveva in mente cercato di ritrovare nell’acqua una forma appropriata. Ha fotografato avendo nella testa un preciso risultato estetico. Tanto che, possiamo dire: in queste fotografie il mistero e il miracoloso appaiono nello stesso modo in cui appaiono in ogni autentica opera della creatività umana: frutto della volontà, del bisogno e, al tempo stesso, dello slancio verso l’increato. Verso la capacità di fare e di cogliere la bellezza, che altro non è che il vero miracolo che alberga il mondo. La bellezza come esercizio quotidiano e come dono che continuamente ci giunge dal mondo.»
Ileana Florescu, infatti, non è mai stata attratta dalla possibilità di usare la fotografia come pura documentazione della realtà. La sua aspirazione, al contrario, è sempre stata quella di ricreare la realtà attraverso un occhio poetico, cioè «dipingere, scrivere, disegnare, astrarre con la luce».
I libri ritratti negli scatti de L’umana sintesi sono stati buttati in mare «con la consapevolezza della casualità», scegliendo tra i grandi autori (Dante, Shakespeare, Dostoevskij, etc.) fino ai testi più profani e giocando anche con una certa ironia nella scelta dei titoli delle opere. Ad esempio per la serie I ristoranti d’Italia, guida de l’Espresso, nel titolo si legge: ‘finale alto: gelato al curry, alla carta circa 100euro’ o nella serie del libro “annegato” Orto, manuale pratico dalla semina alla raccolta, il titolo è la spiegazione di come si semina una rapa ed è dedicato a tutti i giovani che credono che le rape nascono sugli alberi.
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
I campi contrassegnati con l'asterisco sono obbligatori.