Le case degli antichi erano sempre costruite tenendo conto della posizione del sole e la parola “tempio” nasconde nella sua etimologia l’idea sapiente di scegliere una porzione di cielo da “tagliare” e proiettare sulla terra così che l’alto e il basso, lo spirito e la materia si fondano in un’unica armonia. Tutto ciò ha un significato profondo e ci dice che l’abitare uno spazio non sta solo nell’occuparlo, ma nello stabilire una relazione insieme fisica e psicologica con l’ambiente indagando sulle molte possibilità che un tale rapporto implica. Per averne una riprova basta osservare la pianta di un’antica dimora: sembra di trovarsi di fronte a un labirinto costruito però non per ingannare chi lo percorre ma per invitarlo ad aggirarsi al suo interno così da scoprire le tante inaspettate meraviglie che può offrire.
Che questo spazio labirintico possa essere una metafora del vivere ce lo rivelano le fotografie di Elettra Ranno. Protagonista lei stessa di un viaggio onirico di grande suggestione, la fotografa si sdoppia nell’osservarsi ma veste anche i panni di una seducente guida per accompagnarci in un percorso che si snoda fra mille sorprese acquisendo man mano che si snoda un ritmo narrativo carico di rimandi poetici. Bisogna saper guardare ogni particolare con occhi nuovi perché una semplice finestra può aprirsi a un cielo immaginifico o chiudersi lasciando che dalle fessure filtrino lame di un chiarore tenace che trasmette vitalità al corpo che emerge incantevole dal buio. Basta il tocco lieve di una mano perché una parete si animi, una luce invada lo spazio di cromatismi liquidi alternando i toni acidi a quelli intensi del rosso, facendo attraversare il buio da guizzanti serpentine azzurre e lasciando che il più mutevole dei colori, il viola, mostri le sue tante e contrastanti sfumature.
In questa dimensione sospesa la diafana bellezza del corpo si muove inquieta attraversando rapidamente gli spazi scanditi dai trittici, intrecciandosi con il segno di ombre leggere fra le quali danzare, fermandosi infine per un istante. Sul volto moltiplicato come le tante personalità che convivono in una sola, compare uno sguardo che ci fissa deciso non sai se per sfida o per rivelare il suo fondo melanconico. Ma è solo un attimo, subito la figura torna ad aggirarsi fra le pareti di uno spazio antico, gioca a confondersi con gli arredi e gli affreschi, si muove leggera su un pavimento che sembra una scacchiera e infine getta uno sguardo a una finestra come volesse essere certa che là fuori c’è ancora un mondo da cui la luce proviene.
Roberto Mutti
Inaugurazione: giovedì 14 gennaio 2010, dalle 18.00 alle 21.00.
L’artista sarà presente all'inaugurazione.
BIOGRAFIANata ad Acireale (CT), nel 1971. Vive e lavora a Roma. Si diploma presso l’Accademia di Belle Arti di Catania; in seguito frequenta un corso annuale di arti visive presso lo IED di Roma.
La sua indagine fotografica, attraverso autoscatti analogici, si muove all’interno di una dimensione intima dell’esistere che sconfina nel possibile e nell’onirico, nello studio della corporeità e del movimento, riesce attraverso le proprie immagini a evocare i fantasmi che da sempre abitano i luoghi; sono immagini tessute con grande gusto estetico, una trama elegante e ricercata e scolpite dal movimento e dall’uso pittorico della luce. “Visualizzo sentimenti, sensazioni che emergono dalla mia intimità utilizzando il momento della ripresa come riflessione, riproducendo liberamente, così come sento, tutti quei fantasmi che danzano con me: la gioia, l’amore, la tenerezza, la paura, l’illusione, la malinconia. Con il mio lavoro cerco di comunicare un’energia che possa trasmettere altre sensazioni: singole, personali per chi guarda… Coinvolgere emotivamente e culturalmente l’osservatore in modo che quest’ultimo avverta la mia entità, attraverso la propria esperienza e sensibilità”.
Nel 2005 vince il 1° Premio Portfolio al “Fotoleggendo” Roma. Nel 2006 è premiata da Marco Delogu all’interno del concorso “Metamorfosi”, Roma. Ha partecipato a varie mostre collettive e personali sia in Italia che all’estero.
Tra le sue collettive:
2008 - “Photofestival” a cura di Roberto Mutti e Riccardo Costantini.
“Allarmi” (4° ed.), a cura di Alessandro Trabucco – Caserma de Cristoforis - Como.
“ll Rifugio Interiore” Il Torchio, Costantini Arte Contemporanea- Milano.
“Vita Sospesa” (4° ed.), Settimana dei cimiteri storici europei – Genova
2006/2007 - “Suoni e Visioni”, a cura di F. Boggiano e Massimiliano Messieri – Istituto
Italiano della cultura, Amburgo e Copenaghen; Museo d’Arte Contemporanea di Villa Croce di Genova; Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea della Repubblica di San Marino -.
“Confini” (4° ed.), a cura di PhotoGallery & Massenzio Arte – Palazzo Medici Riccardi - Firenze.
“Jack in the Box”, a cura di Luisa Castellini – Oratorio della Beata Vergine - Vigoleno (PC).
2005 - “L’Incisione Fotografata”, a cura di Vinicio Prizia – Centro per l’Incisione e la Grafica d’Arte- Formello (RM).
“Look Out” - Festival Internazionale di cinema, arti visive e multimediali - Atene.
Tra le sue personali:
2008 - “Diario Onirico in Metamorfosi” all’interno di Manifesta, Galleria Erwin Seppi – Merano (BZ).
2006 - “Diario Onirico In Metamorfosi”, a cura di Fabrizio Boggiano e Fausto Raschiatore – Joyce&Co.- Genova.
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
I campi contrassegnati con l'asterisco sono obbligatori.