Penso che ci saranno prigioni finché gli animali saranno tenuti in gabbia. Poiché per tenere in gabbia i prigionieri bisogna addestrarsi e perfezionarsi moralmente e tecnicamente su piccoli esseri.
Edgar Kupfer-Koberwiz
prigioniero nel campo di concentramento a Dessau
Contemplativi e inadatti, impossibilitati all’azione gli animali in cattività rimangono inermi al freddo contatto delle sbarre. Sono le immagini della personale di Alessia Cerqua, allestita presso la b>gallery, Roma, dal 01 al 13 aprile 2010.
La gabbia, luogo asfissiante e claustrofobico, crea vertigini e senso di disorientamento. Allora la sofferenza si rivela, non dissimile da quella dell’uomo costretto in uno spazio inappropriato.
Il silenzio cattura l’atmosfera e con voce stordita grida malinconia, rassegnazione e al tempo stesso fierezza. Lo sguardo inquisitorio di alcuni animali suggerisce l’esistenza di sentimenti ed emozioni.
Davanti agli occhi di chi osserva prende vita una pantomima della natura che ritrae una condizione per nulla rispettosa della biologia e del mondo di queste creature soggette al predominio umano.
B. Gnisci
Alessia Cerqua, nata a roma, dopo una laurea in architettura si dedica con sempre maggiore entusiasmo ed impegno alla fotografia, lavorando come freelance e collaborando con quotidiani, riviste di settore e ONG. Ha esposto in festival internazionali e in gallerie italiane ed estere. Il suo lavoro sugli zoo parte di un progetto di lunga durata sul comportamento degli animali.
Alessia ha pubblicato per PhotoCompetition le serie fotografiche
Metropolis e
Jüdisches Museum, Berlino.
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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