Leggendo gli scritti di Sepulveda, o del viaggiatore Chatwin, o del navigatore solitario Slocum, o dei tanti altri che hanno vissuto la loro esperienza e scritto della Patagonia, viene spontaneo a noi tutti volare con la fantasia su quei territori tanto lontani e ancora vagamente misteriosi.
Poi un giorno ti trovi lì, a Punta Arenas o a Porvenir, o alla Cueva del Milodon o a Puerto Natales e realizzi che sei in quello che molti chiamano “
il culo del culo del mondo”.
Ti chiedi com'è che sei arrivato fin quaggiù, anche se in realtà, finchè è possibile, sono solo poche ore di volo da Santiago o da Puerto Montt, ma soprattutto ti chiedi che ci fai lì!
Fra pochi giorni comincia l’inverno australe, il vento ed il freddo spazzano già le piane ed i canali, le grandi mandrie rientrano nelle estancias, le stufe cominciano a consumare i grandi mucchi di legna tagliata per i prossimi lunghi mesi.
Nella stazione di ricerche antartiche, che mi ospita per gli studi sugli ambienti periglaciali, tutto è pronto per ricevere il grande freddo, mentre in Italia fa capolino la primavera.
Stretto di Magellano, presso Punta Arenas. Relitto della Fregata
Stretto di Magellano. Sullo sfondo la Terra del Fuoco
Il Nandù della Patagonia
Stretto di Magellano
Estanceros
Estancia a Villa Theuelches
Morro Chico
Estancero
Puerto Natales ed il suo fiordo
Raffiche di vento sul Lago proglaciale Sarmento de Gamboa
Guanacos
Il Lago Grey
Iceberg nel Lago Grey
Iceberg
Tra le nuvole, i picchi di Torres del Paine
Fotocamera Nikon F Photomic con obbiettivi Nikkor 28, 50 e 135 mm e pellicole Kodakchrome 25 ed Ektachrome 64.
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