Per molti anni la esplorazione geologica dei fondali marini, in particolare della Sardegna, è stato uno dei temi dominanti della mia attività di ricerca scientifica.
All’inizio le uniche conocenze erano quelle date dalle carte nautiche, strettamente finalizzate alla navigazione. Con il succedersi delle campagne oceanografiche con le navi del
Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano, della
Accademia delle Scienze sovietica, del
Boureau Recherches Geologiques Miniere francese e di varie altre istituzioni, si sono andate delineando le morfologie e i caratteri sedimentologici e strutturali dei territori oggi sommersi.
Non posso qui dilungarmi sugli aspetti scientifici, peraltro oggetto di numerose pubblicazioni e carte geologiche e geomorfologiche disponibili nelle biblioteche universitarie, ma credo utile mostrare alcuni aspetti dei mezzi e dei modi con cui vengono condotte queste ricerche.
Navi oceanografiche, geofisica, campionature, immersioni con autorespiratori, immersioni con sommergibili…: un mare di attività finalizzate alla conoscenza del mondo subacqueo.
Nave oceanografica Bannock, è stata per decenni l’ammiraglia della flotta italiana.
Recupero della draga tonda per campionature di rocce in acque profonde.
Campionatura di sedimenti superficiali con benna Van Veen.
Sommergibile ARGOS dell’Unione Sovietica pronto per l’immerione.
Inizia l’immersione profonda con il sommergibile ARGOS.
Goletta Capitan Lipari dell’Istituto Tecnico Nautico di Carloforte attrezzata dall’Università di Cagliari per ricerche oceanografiche nel Mar di Sardegna.
Con il sommergibile PC 16, operativo sulla N/O Ragno2 sella SAIPEM, si studia il canyon di Gioia Tauro a 1.500 m di profondità.
Messa a mare del ROV (Remote Operative Veicle) per esplorazioni televisive preparatorie alle immersioni col sommergibile.
Messa a mare dei geologi subacquei dell’Università di Cagliari dalla N/O Bannock.
Campionature dirette in immersione.
Rilevamento geologico subacqueo in ARA fino a –50m.
N/O Thetis del C.N.R. impegnata presso Alghero dai ricercatori sardi. Attualmente la Thetis riposa in fondo al mare nel Canale di Sicilia, speronata ed affondata da una nave da carico.
Immagine sonar laterale (Side Scan Sonar) della nave greca Klearkos naufragata nel ’78 presso l’isola di Tavolara nel nord-est della Sardegna. La nave trasportava fusti di tetraetile di piombo, sostanza altamente tossica. L’individuazione del relitto da parte dei ricercatori sardi permise al Ministero della Marina Mercantile il recupero di tutti i fusti.
La N/O Bannock sotto le falesie del Golfo di Orosei.
La solita, retorica immagine della fine di una giornata di lavoro in mare.
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Fotocamere Leicaflex SL2, Nikon F Photomic e Nikonos IV
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