Chi ha letto dell'India sa che spesso si dice che il Sacro e il Divino si trova anche nello sporco delle deiezioni, nel sudore, nei muri scrostati delle viuzze di
Varanasi.
Ho cercato questa decantata misticità su quei muri ma non l'ho trovata, forse era solo una licenza letteraria d'effetto. Non ho incontrato tracce del Supremo, ho visto solo negozietti affastellati sotto case sbilenche con logge di legno,cubicoli per uomini ripiegati come ragni e la solita folla affamata e sporca, parte essenziale di una immensa commedia millenaria.
L'india non vede le figure accosciate agli angoli delle strade, la compassione non alligna in queste vie. L'India non mi ha ceduto i suoi segreti, sicuramente per miei limiti, ma la strada della comprensione è in salita per gli Occidentali in un posto dove le vacche sono ancora sacre e Dio è ancora un fallo.
E' dura identificare il sacro con lo squallore, lo sporco, il putridume ed i miasmi che ti attanagliano il naso. Solo l'occhio, pur con qualche limite, può muoversi in questi contesti in sintonia con un obiettivo fotografico.
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