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Tribale


di Sergio Sbardellati
15 immagini - 2.05 mb
data di pubblicazione: 24 Febbraio 2011



tags: africa, religione, sbardellati, tribale

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Tribale

In immagini fotografiche le sensazioni oscure del mistero delle pratiche tribali africane, che possono incutere timori per quello che non capiamo e che non rientra nei nostri parametri mentali.
Quando si incontrano queste conoscenze viene spontaneo pensare che è solo illusione e che la verità è nella tangibile tecnologia con cui conviviamo. Antitodo che spesso non basta.

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reportage


Gli africani di qualsiasi etnia sono profondamente religiosi, con ognuno il proprio sistema di credenze che permeano ogni settore della vita personale e sociale, sostanzialmente impossibile da scindere dal resto. Nelle società tribali africane ogni sventura, sfortuna, malattia sono causate da malevolenza e azioni malvagie attivate mediante l’impiego di magie e sortilegi. La difesa dal male gli africani la trovano nell’operato dell’uomo medicina.



reportage


L'uomo-medicina, per la società tribale, è simbolo di salute, protezione e sicurezza dalle forze malvagie ed ha una forte e benefica valenza psichica nell’affrontare le malattie. Acquisisce il sapere sul valore medicinale, la qualità e l'uso di diverse erbe, radici, cortecce e vari oggetti come minerali, insetti morti, ossa piume, polveri, fumo escrementi di animali, conchiglie e così via. Deve conoscere le cause, le cure di malattie e le cause di sofferenza anche psicologica, la natura degli spiriti e come trattare i morti viventi. La forte valenza psichica dell’uomo–medicina, simbolo di speranza,  di salute e protezione, spiega perché i pazienti che si curano negli ospedali moderni africani si rivolgono anche alla medicina tradizionale, senza cadere in contraddizione.



reportage


L'uomo medicina non deve mai divulgare i suoi segreti agli estranei. E' suo compito specifico è combattere anche la stregoneria e la magia ,prevenendone gli effetti e rimandandoli a volte al mittente. Protegge chi si rivolge alle sue cure confezionando amuleti protettivi dalle più svariateorigini e fattezze.



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Il suo bangalà non era più sveglio come un tempo, faceva fatica, arrancava. Con quella sorridente disponibilità di ragazze era una jattura. Quando uscì dalla capanna dell’uomo-medicina, aveva il sacchetto con le erbe essiccate della foresta, quelle del vigore. Sbagliò dose o fece di testa sua pensando di sbalordire. Priapismo acuto e rimpatrio d’urgenza.



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Questo potere mistico, qualunque cosa sia, è una realtà incontrovertibile. Pur tenendo conto che in alcuni casi si tratta di superstizione e manipolazione, ci si ritrova comunque davanti a fenomeni tangibili che sfuggono a spiegazioni scientifiche. Un africano non può distaccarsi dalla religione tribale del suo gruppo perché altrimenti spezzerebbe ogni legame con le sue radici, le sue fondamenta, la sua sicurezza, il concetto stesso di esistenza.



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Ogni africano che vive in un villaggio può raccontare una serie infinita di storie che possono apparire più favole che realtà, ma l’atmosfera che gravita nei villaggi è permeata dalla credenza di questi poteri mistici. In questa moltitudine di poteri, la magia protettiva è una forma di terapia preventiva e viene utilizzata contro spiriti maligni, maghi, malocchio, invidia o rancori. Si ricorre all’uso di talismani che portano fortuna o amuleti che allontanano il malocchio.



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Era uno dei migliori operatori, usava la lama del grader CAT16 come un rasoio. Era giovane e correva dietro le gonne. Lo vedi trasformarsi in pochi giorni in un otre gonfio dalla faccia tumefatta. Non venne più a lavorare e morì poco dopo nel suo villaggio per un sortilegio, dicono, di magia nera mandato dalla moglie tradita. Il nostro bianco medico non aveva mai visto nulla di simile e da tempo aveva smesso di cercare spiegazioni razionali.



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Ogni africano cresciuto in ambiente tradizionale ha avuto una qualche esperienza di un potere occulto che si manifesta sotto forma di magia ,divinazione e fenomeni misteriosi. I popoli africani ne conoscono i poteri nascosti e cercano di applicarli in svariati modi.



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Nel raccontarlo, a distanza di anni, ancora gli tremava la voce . Era rimasto solo a contrastare quella improvvisa ribellione. La radio non funzionava, la urla si facevano più forti e si brandivano i machete. Era consapevole di poter morire straziato e finire appeso ad un palo. All’improvviso ricordò, prese la scatola con il borotalco, uscì fuori di fronte agli scalmanati e, correndo, fece un cerchio con quella polvere bianca attorno alla baracca. Drammatico e ridicolo fu vedere la candida scia di profumato borotalco diventare un invisibile confine invalicabile sul quale si schiantarono gli assalitori urlanti. Come vitrea barriera antisfondamento.



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Gli oggetti si usano o si indossano ed il potere passa attraverso gli spiriti, i morti viventi o una parte della forza invisibile della natura. Gli oggetti possono perdere di efficacia e il loro proprietario deve cambiarli o ricaricarli. A questo punto la magia e la religione convergono e si mescolano tanto da non separare gli incantesimi ed i poteri mistici  dal cristianesimo o dall’islamismo.



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Ero arrivato in quella chiesa troppo grande, persa nel mare verde della foresta pluviale, a due ore di pista a sud di Yaounde. I balofoon ed i tamburi erano un tappeto percussivo ossessivo; bianche gonne ondeggiavano ed il prete salmodiava con veemenza. Qualcuna cadeva in trance rotolando sul pavimento, altre agitavano le spalle con le braccia cadenti appese pesantemente sui fianchi con gli occhi perduti nel vuoto. Acri fumigazioni tra il serpente ondeggiante delle  danzatrici, sinusoide ritmata dal battito insostenibile dei tamburi. I corpi afferrati dai ritmi erano gli stessi da dove la mente stava lentamente uscendo. Difficile per me fotografare quando qualche cosa di estraneo ti stordisce, pulsa nelle tempie, entra nelle narici, nella testa e giù, fino all'addome.



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Durante le cerimonie ancestrali gli iniziati sono posseduti, come in trance, da un essere superiore, in altri casi dagli spiriti dei trapassati. Questi riti sono stati, in alcuni casi, adottati nelle funzioni cristiane con sfumature diverse in relazione a quanto l’officiante senta ancora il richiamo delle tradizioni. In Africa si può essere cristiani senza rinnegare gli dei delle foreste.



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Le popolazioni indigene, per compiacere i preti, portatori di qualche beneficio ,hanno assorbito e trasformato le figure del cristianesimo senza interrompere il dialogo con la tradizione. Il sincretismo delle divinità della foresta africana si è pian piano completato; hanno assunto l’aspetto esteriore dei santi, e partecipano nei loro riti come interposte figure. Ma quando c’è da contattare i loro mondi extraterreni non si riuniscono certo in una chiesa cristiana.



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I buldozer che abbattevano foreste non riuscivano a sradicare quell’alberello. Il caposquadra africano insisteva a dire che si trattava di un albero magico che poteva essere rimosso solo dopo che lo spirito che lo abitava avesse acconsentito a lasciarlo ed a spostarsi in un'altra pianta. L'uomo medicina versò ai piedi dell’albero il sangue di tre capre e tre bottiglie di gin. L'albero fu spostato, con le mani ,da un paio di manovali con grande stupore dei bianchi ed enorme soddisfazione dei neri.



reportage


Il cimitero del villaggio appena fuori Edea si trovava proprio sul tracciato della nuova  ferrovia e doveva essere spostato. Poliziotti armati presidiavano le notti con gli occhi della paura, affinchè le tenebre del male non si rifornissero di ossa umane. Gli uomini-medicina purificarono poi i luoghi dopo aver spostato altrove i poveri resti. Solo dopo potemmo avviare i lavori.



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commenti
  SAndro  [10 Marzo 2011 - 14:48]
Difficile dare un giudizio su queste fotografie.
Sono tutte incredibilmente piene di fascino e penso che l'impatto cartaceo sia anche superiore. Questo genere di produzioni sono convinto che con delle buone stampe renda benissimo, ci sono delle sfumature profonde.

Contaminazioni, immagini sovraesposte, bruciate, a volte dense di grana, ma sopratutto tecniche e strumenti diversi. Il risultato finale è un viaggio indefinito in un mondo fatto di riti, magia e personaggi grotteschi.
Un viaggio per immagini che trasmette sensazioni, anche se non facilmente decifrabili. Non è documentaristico o descrittivo, penso che l'intento sia quello di intrappolare una cultura attraverso una sua penetrazione nella società con gli elementi simbolici come amuleti, bruciature, ombre, momenti di collettività.
  Sanminiato77  [7 Marzo 2011 - 00:25]
Davvero emozionante questo tuo racconto fatto di parole e splendide immagini. Sono rimasto davvero affascinato sia dalle tue foto che dagli aneddoti ed esperienze, dirette o indirette, da te riportate.. che rappresentano un necessario corredo, secondo me, per aiutare l'osservatore ad avvicinarsi a questo mondo di tradizioni e credenze così lontano da noi.
Per il tempo che ho impiegato a leggere i testi e le immagini, sono rimasto completamente rapito quasi come da un sortilegio (!).. sarà che è un tema che mi prende molto.. ma tanto merito spetta al fotografo-stregone! :-)
Complimenti... e grazie per aver condiviso questo tuo lavoro con noi. Spero che le storie continuino..
  kruger  [3 Marzo 2011 - 15:08]
Ringrazio tutti per l'apprezzamento.Con Rafanelli eravamo consapevoli della difficoltà di lettura di questo lavoro. E'stato quindi una sorta di esperimento di ricezione buttarlo nella mischia ,sia come racconto fotografico che per le immagini in quanto tali. Per il Lele: Questo portfolio ,non volendo ,è in effetti una sintesi delle tecniche miste che in questo caso vedono in primo piano le doppie esposizioni realizzate in 6x6 con una Rolleiflex e in 24x36 con una OM1. Le altre ,salvo che per le cornici , sono originali diapositive convertite in B&W senza alcuna post correzione. I punti neri ,le retinature e le macchie sono i segni lasciati da un "salvataggio dalle acque" non perfettamente riuscito in terra d'Africa.  
  tore  [2 Marzo 2011 - 20:12]
Ho guardato più volte questo reportage e ho letto con attenzione le didascalie. Si tratta di qualcosa di nuovo per me, non masticando molto la cultura africana. Questi scatti mi hanno portato, allora, in un mondo nuovo, splendidi nella loro realizzazione. Grazie Kruger e complimenti.   
  Il Lele  [1 Marzo 2011 - 16:49]
aspettavo di vedere questo portfolio.
mi piace tantissimo. sulla tecnica mista ho già espresso i miei apprezzamenti.
belle fotografie che esprimono perfettamente la materia.
ottimo lavoro!!!!
  murcog  [25 Febbraio 2011 - 16:04]
Che dire semplicemente emozionante, in tutti i sensi.una bella pubblicazione stampata credo renderebbe ancora di più la magia profonda di quello che hai raccontato con immagini e parole, ma sicuramente ci avrai pensato o l'hai già fatto.
cit" essere un buon medicine-man significa trovarsi nel mezzo di una tormenta e non mettersi al riparo..."Capriolo Zoppo (stregone tribù lakota)
bellissimo!! bravo kruger!

  



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