(doppio congelamento della scena e terzo atto grafico)
Fotografare gli animali nei diorami è quanto di più lontano possa esserci da quanto catturato negli anni africani.
Partendo da questo assunto e realizzare immagini artistiche da due situazioni di per sé simili nella loro staticità e povertà espressiva era quanto di meglio come sfida foto-grafica.
I diorami hanno punti di forza differenti a seconda dell’età del visitatore e non sembrano interessare più di tanto il fotografo.
I visitatori riprendono gli scenari come il ricordo di quel giorno per poi farli finire spesso nel dimenticatoio.
Ma questo che sembra un ambiente fotograficamente poco interessante ed anche banale nella sua semplicità didattica, nasconde un tesoro di potenzialità.
In questo stesso contesto alcune Polaroid realizzate da Sarah Moon mi erano piaciute sia per la manipolazione del processo chimico di sviluppo che per come avesse reso intriganti soggetti del tutto anonimi.
E’ proprio partendo da questo secondo aspetto che ho fotografato le varie teche, avendo già in mente il lavoro di post produzione che dovevo fare su quegli scatti che di fatto congelavano un istante già reso statico in un sistema di ricostruzione scenica tridimensionale.
Il doppio congelamento della scena, ancora banale, doveva però diventare ben altro nella successiva fase manipolativa, vera essenza del portfolio.
Le immagini risultanti le chiamerei l’espressione di un doppio falso documentale che acquista valenza artistica nel terzo artefatto, il più stimolante, quello della fantasia, della grafica, della stampa e del colore.