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Portfolio


ciò che rimane


di Sandro Rafanelli
10 immagini - 1.56 mb
data di pubblicazione: 27 Febbraio 2013

luogo: Porto Flavia (Iglesias, Sardegna)
periodo: agosto 2012


tags: lavoro, minatori, miniera, oggetti, porto flavia, rafanelli, sardegna, sindacato

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(11 commenti)
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CIO' CHE RIMANE

Gli attrezzi, ciò che rimane del lavoro di migliaia di minatori che per generazioni hanno lavorato nella miniera di Porto Flavia, nell'Iglesiente in Sardegna.

Con una scala si sprofonda all'interno della montagna, tramite una galleria si sfiora il mare, resta la polvere, tutto quel campionario di oggetti rimasti immobili, adesso suppellettili in mostra, con la ruggine che li divora, l'umidità che li consuma e il tempo che li rende solenni.

Sono i simboli della fatica dei minatori, sono ciò che rimane a ricordarci della storia del loro lavoro, della povertà, delle prime lotte del sindacato, di un territorio trasformato.

Le tracce sulla roccia, gli ingranaggi delle macchine, le rotaie dei treni di ferro, i resti di vite trascorse lontano dai bagliori della superficie, lontane dall'occhio semplice e viziato del turista, mentre le guide ricordano con i loro racconti quando esse stesse lavoravano lì dentro, come i loro padri e i loro nonni.



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commenti
  paco  [10 Maggio 2013 - 14:59]
bella serie! 
  Il Lele  [26 Marzo 2013 - 17:19]
Super. in tutto. dalla scelta dei soggetti alle composizioni e al trattamento in funzioned el tema.
Bravissimo
  phRAM  [17 Marzo 2013 - 16:49]
Grazie a melisendo e a SAndro per i chiarimenti sulle fonti di luce. Complimenti ancora.
  SAndro  [17 Marzo 2013 - 12:23]
Ringrazio tutti per i vostri commenti, questo è un piccolissimo portfolio a cui però tengo molto e che vuole concludere la serie dei lavori dedicati all'esplorazione delle miniere della Sardegna con la preziosa guida di Melisendo.

Come ha detto giustamente Antonio, le prime immagini presentano luce naturale, che debolmente si insinua da un'apertura sul mare mentre le altre sono tutte illuminazioni artificiali della galleria contraddistinte dalle temperature di colore più disparate, dal rosso al blu intenso e che nella neutralizzazione del bianco e nero son divenute omogenee. La scelta del bianco e nero è stata determinata tecnicamente anche da questo ma sopratutto per esaltare quella grana di polvere grigia che ricopre il museo allestito di una storia faticosa e travagliata.
Son stato prolisso come sempre e visto che ormai ho tradito l'impegno della sintesi ne approfitto aggiungendo che l'idea di questo breve racconto è scaturita da una conversazione sulle foto delle vacanze. Le persone sempre in posa, sorrisi forzati, il sole che scatena i ricordi più idealizzati quando si riguardano durante l'inverno e quella fastidiosa e ipocrita pretesa di mostrare a tutti i costi qualcosa che deve essere in un certo modo, previsto e convenzionale.

D'estate si può anche finire tramortiti dal buio di una galleria e dalla narrazione diretta dei figli dei minatori che con un inaspettato orgoglio e una serenità che profuma di malinconia, è così lontana dai tracciati battuti dal turismo. Si può. Seppur vicinissima al mare e alle bellezze da cartolina si conserva intatto qualcosa di vero a riempire quel ricordo di un seme di vita che continuerà a germogliare in quegli inverni, come questo, quando si agogna l'estate, ma la mente torna anche su quelle scale che sprofondano nel cuore della montagna, il suono dei passi sul terreno umido, lo sferragliare di un trenino metallico e un paesaggio che sa di antico e primordiale. I sorrisi ci sono, ma ne son piene le foto, di veri e meno veri.
  melisendo  [16 Marzo 2013 - 14:37]
Sandro, permettimi di dire a phRam che la luce delle foto 2, 3, 4, 5 e 6 è quella naturale che viene dal mare attraverso l'apertura della galleria che si affaccia sulla falesia di Porto Flavia, mentre le altre sono le luci di servizio delle gallerie della miniera. 
  melisendo  [16 Marzo 2013 - 14:08]
Che bello, quegli oggetti lì nella galleria che ricordano il lavoro e le fatiche a volte immani dei minatori, nel buio delle gallerie, nelle risalite coi montacarichi, le piccole luci delle lanterne per illuminare il piccolo spazio dove far cadere il piccone...
Un mondo incredibile conservato in oggetti consumati prima dall'uso e poi dalla ruggine...che fai rivivere ai miei occhi che li ha conosciuti lucidi, grazie.
  Rosa  [9 Marzo 2013 - 18:40]
Veramente bello, un lavoro che come tu stesso hai affermato, va gustato con calma. Il testo aiuta ad introdurre le fotografie e a svelare i segreti di un luogo carico di storia e di uomini. Gli oggetti di uso quotidiano, l'atmosfera quasi surreale di un mondo scomparso ma tutt'ora vivo nella memoria di molti. Delicato ed introspettivo percepisco la fatica dei lavoratori e la memoria di "ciò che rimane".
  Griccio  [5 Marzo 2013 - 15:17]
Bellissimo, complimenti! Ottima tecnica anche!
  phRAM  [4 Marzo 2013 - 02:30]
Bellissima ricerca. Luci indovinate (già predisposte immagino) che creano immagini quasi tridimensionali.L'ultima foto mi piace in modo particolare.
  kruger  [2 Marzo 2013 - 14:16]
Ecco che l'occhio del FOTOGRAFO si invola. Saper vedre quello che ai più sfugge. Bravo.
  lozoteva  [27 Febbraio 2013 - 11:01]
Bellissimo racconto per immagini ma anche per pensieri/parole ... 
Fantastico bianco e nero ... dai toni a tratti nostalgici e tristi.
Adoro anche l'attenzione nella scelta dei (s)oggetti ... luoghi/cose resi vivi ed eterni dalla magia di una foto.
Scorrendo le foto posso quasi sentire le voci rauche dei minatori, i loro passi pesanti ed il loro cuore battere e rimbombare di umiltà.
Complimenti per queste emozioni! ... Grazie!



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