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Portfolio


Cimitero delle Fontanelle


di Sergio Sbardellati
12 immagini - 2.07 mb
data di pubblicazione: 18 Luglio 2013

luogo: Napoli


tags: cimitero, fontanelle, napoli, sbardellati

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(6 commenti)
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CIMITERO DELLA FONTANELLE


Seguendo la traccia dei due portfolio di Sandro e di Alessandro, dedicati alla Cripta dei Cappuccini di Palermo Vi presento questa serie di immagini, diverse in quanto non mummie, ma comunque legate alla stessa tradizione, in questo caso decisamente più popolare che ecclesiastica. 
Ci troviamo nel Cimitero delle Fontanelle (detto il cimitero  delle anime pezzentelle) posto nel cuore del rione Sanità di Napoli. Non voglio dilungarmi inutilmente e chi lo vorrà potrà approfondire in internet le notizie, le tradizioni e le storie permeate di macabro disincanto, surreale e liberatorio, tramandate nei secoli. Leggetevi, tra le tante, le storie sul Monacone e sul Capitano. 
Questo posto, unico al mondo, raccoglie migliaia di povere spoglie di popolani (da cui anime pezzentelle) deceduti per varie vicissitudini (guerre, peste, colera...). Le ossa sono state sistemate per centinaia di anni in queste grotte naturali tufacee.
La tradizione popolare ha poi portato, sin dal XVIII secolo e fino ieri mattina, ad adottare i poveri resti di queste anime per rendere loro un conforto ed un’attenzione che non avevano mai avuto nella vita e nella morte. Quindi è accaduto che molte pie donne hanno cominciato a collocare i teschi in urne, pulendo, lucidando e chiedendo suppliche di vario genere, in special modo cercavano di farsi suggerire  i numeri vincenti del lotto o i buoni auspici in vicende amorose. In relazione al buon esito delle richieste le urne potevano arricchirsi ma in caso di inerzia del defunto si arrivava senza problemi al cambio del teschio. 
Per riuscire a capire queste storie antropologiche va ricordato che il rione Sanità  era fino ai primi del 1800 un luogo collinare di soggiorno della nobiltà napoletana, poi i francesi costruirono un ponte boulevard che di fatto tagliò il quartiere dal resto della città creando i presupposti per  un isolamento foriero di degrado e facendolo diventare in poco tempo pericolosamente impercorribile. Nello stesso tempo ,questo isolamento ha permesso la conservazione di tradizioni popolari poi sparite negli altri quartieri di Napoli. Possiamo dire che ancor oggi il rione Sanità è un’enclave ricco di storie, di edifici storici interessantissimi ma abbandonati che meriterebbero conoscenza e considerazione. Resta il fatto che percorrere quelle vie, senza una guida locale come ho fatto io , genera una profonda apprensione, magari ingiustificata ma tangibile.

P.S.
I nomi che appaiono nelle foto sono quelli della famiglia adottante e le date sono afferenti alle grazie ricevute; il teschio che viene adottato potrebbe risalire ad un paio di secoli prima.




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commenti
  Aissela  [30 Agosto 2015 - 15:05]
belle le immagini , molto interessante la descrizione dettagliata e precisa nel raccontare, si vede che hai passione nei reportage 

bravo 
  Merolli  [18 Febbraio 2015 - 18:39]
" vedi Napoli e poi muori " hanno ragione a dire cosi ! Grazie per aver condiviso questo reportage e queste notizie, le foto sono veramente ben fatte, la luce è stupenda e la prefazione curatissima
Davvero complimenti
  Monyca  [8 Febbraio 2015 - 11:08]
Che storie! veramente singolari le foto e cio' che raccontano. Ma questa cosa di adottare i resti... mi piace molto, al di la del richiedere grazie, trovo che sia un gesto molto tenero.
  silvvv  [15 Dicembre 2013 - 21:11]
reportage di culto molto interessante e affascinate, bellissima realizzazione delle foto. Complimenti!
  melisendo  [4 Agosto 2013 - 21:08]
Mi diverte la successione dei due portfoli, dal cimitero napoletano all'ultima cena andina, ognuno con il suo spirito e la sua visione delle cose del mondo
  Christian  [24 Luglio 2013 - 00:36]

belle foto e molto interessante il luogo, specialmente questa adorazione dei morti a scopo così utilitaristico… anche ben realizzato, spec. la 9 con il fiore, il santino e l'anello sopra il teschi, ce n'è veramente per un antropologo!




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