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quando il ricordo si fa vivo nella memoria, le immagini affollano la nostra mente e nello sforzo di ritrovare un volto, un gesto, un sorriso, tutto si confonde si sfuoca e scorre come la pellicola di un vecchio film del quale siamo spettatori, consapevoli che alla fine rimarrà solo una profonda nostalgia.”
Sono queste le parole scritte che accompagnano la visione di
Foto… grammi di memoria, la riuscita mostra fotografica ideata e realizzata da quell’infaticabile autrice che è Annamaria Germani.
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quando il ricordo si fa vivo nella memoria…”
scrive l’autrice… ma siamo poi sicuri che i ricordi si riaffacciano vivi nella memoria? No, quasi mai, anzi, mai!
La memoria è una magica funzione psichica volta all'assimilazione, alla conservazione e al richiamo di informazioni vissute o fatte proprie durante l'esperienza. Il richiamo dei ricordi, frugando negli angoli nascosti della memoria, non restituisce con esattezza di dati l’esperienza vissuta precedentemente, la memoria infatti, nel suo intimo, ha elaborato gli eventi vissuti mescolandoli ad altri elementi. La memoria, in sostanza, è sempre fortemente influenzata da situazioni emotive o da fattori cognitivi. I processi cognitivi, come si sa, possono essere naturali o artificiali, consci e inconsci, ma di certo hanno il loro buon peso sulla nostra esperienza diretta e, di conseguenza, anche sulla nostra memoria.
Allora… i “fotogrammi di memoria” sono in verità un cocktail tra reale e immaginario, tra vissuto e sognato, tra certezza e desiderio.
Perfetto!
Annamaria Germani ha di fatto restituito in fotografia il miscuglio generato dalla sua mente, dalla sua memoria; queste sue fotografie non testimoniano una cosa, un luogo, un’azione, ma riescono a farci percepire le varie esperienze, sia reali che immaginarie. Le sue immagini (frutto di due o tre esposizioni non coincidenti sullo stesso spazio pellicola) diventano dei tropi, immagini cioè che trasferiscono il significato specifico della cosa ritratta ad altro significato figurato e come tutti i tropo nascono figure sufficientemente distorte da mostrare ciò che si nasconde nella mente, ma nel contempo sufficientemente ordinate da non disintegrarsi per effetto dell’involontaria torsione mentale.
Il tempo (e quindi la memoria) espresso attraverso la sua icona, l’orologio, si accompagna a persone o ad oggetti di un momento lontano. Emergono situazioni gioiose e ammiccamenti tristi…
Alla fine di questo viaggio, come scrive la stessa autrice, rimane solo una profonda nostalgia del tempo passato.
recensione di Roberto Zuccalà
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