Tre città, tre musei realizzano
per la prima volta in Italia una vasta mostra dedicata all’opera fotografica di Ugo Mulas, dagli esordi alle opere estreme. Roma, Milano, Torino congiuntamente presentano
il più ampio spaccato, che mai sia stato offerto al pubblico della fotografia, che Mulas ha dedicato al mondo dell’arte contemporanea, fulcro della sua ispirazione d’autore.
La retrospettiva, ordinata con il concorso dell’
Archivio Ugo Mulas, presenta
circa 600 opere suddivise in due sezioni parallele e contemporanee a
Roma e a
Milano. E successivamente, a giugno, confluenti in un’unica rassegna a
Torino.
La sezione di opere presentata al PAC illustra l’evoluzione della ricerca fotografica di Ugo Mulas tra gli anni Sessanta e Settanta ed il suo passaggio dal reportage alla fotografia analitica. Il percorso della mostra si apre con le immagini di New York: arte e persone, uno dei lavori più celebri del fotografo milanese.
New York: arte e persone 1964 - 1967
In questi anni l’attenzione degli artisti per i nuovi media e i fermenti della fotografia americana espressi da autori come Robert Frank e Lee Friedlander portano Mulas a superare definitivamente la tradizione del reportage classico. Le immagini della serie testimoniano i cambiamenti e la vitalità della scena artistica newyorchese: dagli happening alle serate negli atelier, in un’ottica sempre funzionale all’analisi della situazione artistica. L’incontro con artisti quali Duchamp, Warhol, Lichtenstein, Johns, Christo, Segal, Rosenquist, Dine, Oldenburg, Rauschenberg, Cage, favorisce in Mulas un’attenzione critica verso l’uso del medium fotografico che anticipa i lavori della fine degli anni Sessanta.
Nuove ricerche 1967 - 1969
La fine degli anni Sessanta è per Mulas il periodo dell’apertura alla sperimentazione sull’immagine fotografica nei vari contesti della comunicazione visiva. Nascono lavori che esplorano le diverse possibilità comunicative del mezzo: non più solo opere destinate alle riviste illustrate ma create per essere raccolte in libri e cataloghi (Campo Urbano, Vitalità del Negativo, Calder, Melotti ); in grandi provini (Johns, Newman, Noland); in cartelle fotografiche come quelle su Fontana, Duchamp e Montale; in scenografie teatrali (Woyzeck, Giro di Vite). I grandi formati, le proiezioni, le solarizzazioni, l’uso dell’iconografia del provino, sono tutti elementi che Mulas recupera dalla pratica quotidiana del suo fare, dalle sperimentazioni pop e new dada e da un’attenta rilettura della storia della fotografia, che diventa il riferimento centrale di fronte ai cambiamenti radicali apparsi alla fine del decennio. La crisi del reportage e la ricerca di nuove significazioni per un linguaggio ormai privo del suo primato d’informazione rispetto all’avanzare della televisione portano Mulas ad uno straordinario lavoro di riflessione critica sulla fotografia.
Le Verifiche
Anche la mostra milanese si chiude con l’esposizione de Le Verifiche che suggellano come ultima stazione il percorso della rassegna romana, costituendosi come il legame più esplicito che contrassegna l’unitarietà del disegno espositivo e la complementarità delle due isole in cui si articola.
Non mancherà una selezione di immagini sulla Milano degli anni Cinquanta - le Periferie – che permetterà al pubblico di tornare alle origini del lavoro di Mulas, contestualizzando l’evoluzione di vent’anni di ricerca.
Testo tratto dal comunicato stampa ufficiale.
vedi anche:
Ugo Mulas - La scena dell'arte (MAXXI, Roma)
Ugo Mulas - La scena dell'arte (GAM, Torino)
I campi contrassegnati con l'asterisco sono obbligatori.