In questa personale il giovane artista bolognese presenta in anteprima per la galleria
Oltre Dimore un ciclo di 16 opere fotografiche che ruotano intorno alla figura della bambola, intesa quale gioco sessuale e rituale erotico di massa, ispirandosi all’iperrealistico prodotto della Doll Story. Entrando in galleria il pubblico avrà a tratti l’impressione di trovarsi di fronte ad una vetrina di un lussuoso negozio, in grado di offrire un prodotto impeccabile, perfetto e subito pronto per l’uso, adoperabile per l’appunto. Il comune denominatore dei soggetti rappresentati è proprio la perfezione, che incute timore ma allo stesso tempo attira l’attenzione e innesca il sottile meccanismo del voyeurismo, il solo modo possibile per entrare a diretto contatto con queste figure algide, ambigue e impeccabili.
Le protagoniste di questa nuova serie di opere di
Gabriele Corni sono due tipi ben precisi di bambole sessuali in silicone: la provocante, avvolgente e levigata, che si pone accogliendo, quasi con sicurezza, l’osservatore, e l’infantile figura androgina che si presenta più contratta, chiusa e tesa, in una posizione di inferiorità e sottomissione. Volti dello stesso stereotipo sessuale che riduce il ruolo della donna contemporanea a mero corpo-oggetto, avente come precisa e unica funzione proprio quella di soddisfare in tutto e per tutto il proprio referente maschile.
Queste geishe indossano una maschera sofisticatissima di trucco nei toni del bianco, del rosso e del nero, diventando a tutti gli effetti soggetti teatrali che sottolineano il confine e il limite tra il proprio volto e il mondo esterno. Nelle posizioni frontali Corni ottiene effetti ieratici, come se fosse la stessa mitica Sfinge a essere raffigurata. In altre immagini, al contrario, lo stato di attesa prende il sopravvento e diventa momento di sospensione psicologica. L’essere in bilico tra sensuale ed erotico, tra reale ed immaginato, pone ogni osservatore di fronte a domande di grande attualità, di natura personale, sociale, morale, etica.
All’origine, i meccanismi dell’ossessione verso ideali estetici irraggiungibili, nuove esigenze di perfezione e nuove conseguenti debolezze, come l’incapacità relazionale e la necessità di “risolvere” tutto senza investimenti personali e senza attese. Un mondo del presente che vede nell’utilizzo di androidi una soluzione alle proprie urgenze e un paese, il Giappone, che ha già realizzato questo scenario ibrido tra realtà e finzione.
Le fotografie di Gabriele Corni sono altamente raffinate e iperrealiste. Il mezzo fotografico unito alla pittura digitale attuano un gioco sottile: confondono l’osservatore in una luce irreale che ben aderisce all’ambiguità di fondo dei soggetti ritratti.
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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