Milano, luglio 2009 - L’immagine della bellezza, trionfo della vita, è fugace. Esalta la maschera del corpo e ne rappresenta l’aspetto sublime.
Tuttavia sotto la sua effigie si aggira lo spettro del tempo che passa, per cui la figura che la rappresenta indica già il fantasma della decadenza. Per questa ragione Giovanni Gastel, che per decenni si è impegnato ad esaltare il bello, femminile e maschile, artificiale e naturale, in questa serie intitolata Maschere e Spettri tende a trasformare il sublime in orrido, il vitale in tombale.
Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, la mostra, a Palazzo della Ragione dal 23 settembre al 25 ottobre 2009, espone 40 immagini inedite di figure femminili in cui lo specchio della fotografia invece di restituire la loro bellezza quasi sovrannaturale, come è compito della moda, ne documenta l’aspetto transeunte e abissale: presenze che vengono da un altro mondo. “Quando il corpo diventa una pagina su cui scrivere inquietudine e desiderio mal celati – dichiara l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Massimiliano Finazzer Flory – quando il corpo non è solo carne ma scena in movimento verso il mistero, quando il corpo domanda – parafrasando le parole del poeta e filosofo Rainer Maria Rilke – quale sia il volto e quale sia la maschera. Là dove il compito dell’artista diviene quello di affrontare l’esistenza in tutti i suoi aspetti, interrogandosi fra il sublime e il terribile”. Fra i fotografi più noti a livello internazionale, Giovanni Gastel vanta un’esperienza trentennale nel mondo della moda.
Caratterizzata dal rigore formale, la sua fotografia è un intreccio tra sperimentazione e glamour: è stato, infatti, il primo ad introdurre le tecniche “old mix”, la tecnica “a incrocio”, le rielaborazioni pittoriche e lo still life ironico. Le immagini esposte nella mostra Maschere e Spettri testimoniano l’orientamento dell’attuale ricerca di Gastel che vede il corpo delle modelle subire ora tagli e metamorfosi inediti in equilibrio tra attrazione e repulsione, tra raffinata eleganza e sottile decadenza. La ricerca di sfumature cromatiche e la manipolazione dei dettagli viene esasperata attraverso la tecnologia digitale che fornisce nuovi stimoli e soluzioni all’immaginario sul femminile.
La mostra, a cura di Germano Celant e allestita su progetto di Franco Raggi nel suggestivo palazzo medievale milanese, punta a creare un contesto architettonico che richiama alla memoria l’antica galleria dei ritratti, dove le fotografie (stampa laser su carta fotografica, 208x125 cm.) si propongono come metamorfosi drammatica della bellezza, sentita come ornamento che decade, ma rimane estremamente potente.
L’esposizione rimarrà aperta fino al 25 Ottobre e sarà arricchita da un volume fotografico, di grande formato e di forte impatto visuale, pubblicato dall’editore Skira, Milano.
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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