Sono tanti i mutamenti che avvengono in pochi anni, e così svaniscono le cose, come un ricordo ormai raccontato (C .Dickens)
Nello scorrere del tempo le identità perdute sono come ombre che si oppongono all’oblio, che lottano contro il silenzio e l’indifferenza. L’assenza di ricordo determina una seconda morte, mentre le storie rimaste inascoltate attendono un tempo per essere ricordate.
Uno degli intenti di Giovanni Sesia è “riportare alla memoria coloro che sono stati dimenticati”.
La memoria non è un atto consolatorio, bensì uno strumento per tentare di opporsi alla deriva di tempi inclini a revisioni di ogni genere; attraverso l’arte, può diventare il mezzo per portare alla luce il futuro rimasto nascosto nel nostro passato.
Nelle opere di Giovanni Sesia la memoria esce da fotografie tendenzialmente monocromatiche – con sfumature dall’ocra al color seppia -, da specchi anneriti, da volti dimenticati, da parole incomprensibili scritte con una grafia fluida e antica, da canti remoti.
Sesia interviene sulla realtà oggettiva e la reinterpreta in una trasformazione alchemica: il colore, il segno, la pittura, subentrano sulla fotografia determinando un nuovo impiego, forme molteplici, una prospettiva altra.
Alchimia, dunque: non a caso molte opere sono immerse nell’oro a rilievo, intessute nel fulgore dorato, circondate dalla luce e dallo splendore incorruttibile del metallo nobile.
Oro simbolo di conoscenza, di purificazione spirituale; tensione verso il trascendente e l’eternità, nostalgia di un Eldorado perduto.
L’artista, come scrive Celeste Borracino, “vuole restituire la realtà come documento, cucire insieme la poesia della memoria, produrre, per suscitare un’emozione attraverso il vissuto di un materiale che, ricercando continua a trovare”.
Marco Romei
BIOGRAFIAGiovanni Sesia nasce a Magenta nel 1955, dove vive e lavora. Filo conduttore della sua ricerca - condotta attraverso diversi medium, quali la fotografia, la pittura, l’installazione e la scrittura - è la memoria. Elaborazione del ricordo collettivo e personale, malinconia, dolcezza, desiderio di non perdere il significato del passato, definiscono il suo lavoro, intimo ed emozionale. Fra le sue personali: Giovanni Sesia (2006, Studio De Bonis, Reggio Emilia); Immagini ritrovate, catalogo con testo di E. Viganò (2005-2006, Galleria 44, Torino); Storie Minori, catalogo con testi di F. Guardoni e E. Viganò (2005, Galleria Cristina Busi, Chiavari, Genova); Antologica (2003, Museo Ken Damy, Brescia). Fra le altre sue mostre: Ecce Homo, a cura di F. Boggiano (2005, Castello di San Pietro in Cerro, Piacenza); Atelier degli Artisti (2004, fabbrica Eos, Milano); Il teatro della memoria- Biennale Internazionale di Fotografia di Brescia (2004, Museo Ken Damy, Brescia); De cerca nadies es normal (2003, Centro Cultural Conde Duque, Madrid).
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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