Un orologio, un paio di occhiali, un pettine. Tutti oggetti identitari ritrovati nelle fosse comuni che riconducono a vite spezzate, rimaste senza un nome e una degna sepoltura. Matteo Bastianelli attraverso luoghi, persone e oggetti ha tracciato la triste realtà delle identità perse negli anni del conflitto serbo-bosniaco. Un passato ancora tangibile nel presente che il tempo e la memoria non ha cancellato.
Teatro agli inizi degli anni Novanta di un conflitto interetnico e interreligioso tra musulmani, ortodossi e cattolici, la Bosnia a quindici anni dalla fine del conflitto è un Paese in cui le ferite sono rimaste aperte. Il costo in vite umane, nell’ex Jugoslavia tuttora non è definito: mancano all’appello 30.000 esseri umani, scomparsi nella furia omicida. Grazie al lavoro dell’International Commission on Missing Persons (ICMP) di Sarajevo, su tutto il territorio della Bosnia Erzegovina ancora oggi vengono ritrovati oggetti e corpi a cui spesso è difficile restituire un nome e un’identità.
Matteo Bastianelli attraverso le città di Cerska, Srebrenica, Tuzla, Mostar e Sarajevo ha ricostruito questa storia dell’orrore. Il suo lavoro ha dato vita a
The Bosnian Identity (L’identità della Bosnia), una selezione di fotografie tratte dal lungo reportage realizzato a più riprese tra Bosnia e Repubblica Srpska. L’anteprima di una parte del lavoro verrà presentata il 16 gennaio a Officine Fotografiche. Una mostra che vedrà come ultima tappa naturale, proprio Sarajevo. Coniugando l’esperienza umana a quella professionale, Matteo Bastianelli è riuscito a entrare con discrezione nel profondo di una realtà mai scontata e superficiale. Il giovane fotoreporter da questa esperienza bella e sconvolgente allo stesso tempo, non ha solo ricostruito la triste realtà delle identità perse. Le sue immagini rievocano un passato ancora tangibile nel presente che il tempo e la memoria non hanno cancellato. Luci e ombre fotografiche non schiariscono il racconto drammatico di un popolo che ha vissuto la crudeltà di una guerra senza senso, ma quanto meno ricostruiscono frammenti di vita, di luoghi e persone le cui sorti sono ancora oggi, avvolte dal mistero.
All’
inaugurazione sabato 16 Gennaio interverrà l’autore Matteo Bastianelli
La mostra organizzata da
Officine Fotografiche è stata prodotta con il contributo di Interno Grigio di Daniele Coralli, con la collaborazione di Marta Dahò curatrice progetti espositivi e con Fondazione Internazionale Onlus “Il giardino delle rose blu”.
Matteo Bastianelli, nato nel 1985 a Velletri (Roma), è fotografo freelance e giornalista. Dopo la maturità scientifica ha frequentato la Scuola Romana di Fotografia. Attualmente sta realizzando diversi progetti a lungo termine sulla condizione di vita dei senzatetto, sui centri sociali della Capitale, sul sistema sanitario in Croazia e sul genocidio operato dai serbi nei confronti dei musulmano- bosniaci tra Cerska, Srebrenica, Tuzla, Mostar e Sarajevo. Le sue immagini sono state pubblicate su alcuni dei maggiori quotidiani nazionali, tra cui Il Messaggero, Il Corriere della Sera e Liberazione.
Awards - Riconoscimenti- 2009 Foiano Fotografia, primo premio miglior portfolio
- 2009 Fotografia - Festival internazionale della fotografia di Roma, secondo premio miglior portfolio
- 2009 Manifestazione FotoLeggendo, terzo premio miglior portfolio
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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