Louis Althusser, Rolan Topor, Herbert Mancuse, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e ancora Mario Schifano, Tano Festa e poi Carla Accardi, Elisabetta Catalano, Giosetta Fioroni, insomma: RITRATTI dell’ INTELLIGENZA.
Nel 2004 Arturo Quintavalle definiva
Mario Dondero (1928) “viaggiatore della fotografia”.
Alberto Burri, Roma 1962
Un viaggiatore del mondo (inizia a collaborare come reporter nei primi anni cinquanta per "l' Unità", "L' Avanti", "Milano Sera", "Le Ore") e dello spirito(il suo è un innato interesse, se non vero e proprio amore per l’ uomo, suo protagonista principe).
Fotoreporter per necessità di libertà (foto come “ lavoro sociale ” direbbe lo stesso Dondero), per indignazione verso le ingiustizie (fotoreportage di guerra), per amore antropologico verso la vita, per raccontarsi agli altri e raccontare gli altri.
Curiosità, leggerezza, umiltà, lucida consapevolezza del proprio contributo in quanto uomo nel mondo si mescolano in questo fotografo che è considerato una delle voci più importanti del fotogiornalismo contemporaneo.
La personale che presenta Ca’ di Fra’ vuole alzare il sipario su un artista universalmente riconosciuto e, allo stesso tempo, percorrere il sentiero dei ricordi; entrare in un mondo creato dalla fotografia, dove il tempo è eterno, l’attimo è colto, l’intelligenza fissata negli occhi noncuranti dei protagonisti.
Un universo ormai temporalmente passato eppure a portata di sguardo; forse un po’ malinconico nel potere evocativo delle immagini e, forse, proprio per questo affascinante nel suo essere un istante di umana eternità.
Manuela Composti
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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