In quaranta grandi immagini
Luca Campigotto (Venezia, 1962) racconta un viaggio nella natura come percorso iniziatico e necessità del fare fotografico, tra riferimenti storici e suggestioni cinematografiche.
Grandi scenari fissati nell’intensità delle loro luci, formano - tra rappresentazione degli spazi e trasformazioni della memoria - una ballata dello sguardo. “Amo la dimensione eroica dei paesaggi. La forza spudorata delle atmosfere, la bellezza delle luci. Rimesto in un confuso immaginario mitico e fisso il mio stesso stupore. Determinato a inseguire la meraviglia”, scrive Campigotto nel suo libro. Intrise di storia e di attesa, le fotografie di questo lavoro evocano l’anima dei luoghi, come fossero documenti imprescindibii di un mondo destinato a scomparire.
“
Mi chiedo - spiega
- se un giorno sarà ancora possibile perdersi a guardare i paesaggi maestosi accompagnati, come in Patagonia, dalla sola violenza del vento. La contemplazione degli orizzonti forti è una magnifica via di fuga, una forma di pacificazione dello spirito. Un modo per capire, in fondo, che le semplici ragioni della bellezza sono la base di ogni consapevolezza ecologica”.
Le immagini in mostra sono un’ampia selezione del volume
My Wild Places (Hatje Cantz, Ostfildern, 2010) che raccoglie 67 fotografie - a colori e in bianconero - scattate dall’autore in varie parti del mondo nell’arco di una ventina d’anni.
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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