ELOGIO DEL NEGATIVO
Le origini della fotografia su carta in Italia (1846-1862)
Il Museo Nazionale Alinari della Fotografia apre la stagione espositiva autunnale con una grande mostra "Elogio del negativo, le origini della fotografia su carta in Italia 1846-1862" frutto, ancora una volta, della stretta collaborazione culturale tra Firenze e Parigi nel settore della fotografia.
Utilizzato nel XIX secolo dai fotografi professionisti, gli amatori e gli artisti, il negativo di carta ha permesso alla nascente fotografia di integrarsi pienamente nel mondo dell'arte. Nel corso degli anni Quaranta, il negativo di carta diventa uno strumento innovatore e affascinante: inaugura "l'era della riproducibilità" e dà origine ad una nuova cultura visiva.
La mostra, prodotta da Paris Musées e dalla Fondazione Fratelli Alinari, si avvale della preziosa collaborazione dell'Atelier de Restauration et de Conservation des Photographies de la Ville de Paris e del Petit Palais, Musée des Beaux- Arts de la Ville da Paris che l'ha ospitata dal 12 Febbraio al 25 aprile 2010.
Oltre 110 opere originali, provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, tra le quali la Bibliothèque Nationale de France, l'INHA di Paris, l'Istituto Centrale per il Catalogo di Roma e le Raccolte Museali della Fratelli Alinari, illustrano e documentano per la prima volta questo periodo poco conosciuto della storia della fotografia. Un approfondito e accurato studio scientifico della produzione calotipica svolta in Italia da autori sia italiani che stranieri esplora i principali generi sviluppati dai fotografi con la tecnica della calotipia e in particolare la fotografia d'architettura, di paesaggio, di opere d'arte e gli "studi pittorici".
Dopo le primissime esperienze condotte in campo fotografico, che portarono alla realizzazione di immagini in esemplare unico - come la dagherrotipia, o i disegni fotogenici, o il cosiddetto positivo diretto di Hippolyte Bayard - William Henry Fox Talbot rese noto il primo procedimento negativo-positivo, vero antesignano della fotografia moderna, che permise di ottenere diverse immagini positive da un unico negativo, realizzato su carta. A differenza della pratica moderna, il procedimento di Talbot richiedeva un intervento diretto dell'autore nelle varie fasi di preparazione, un controllo costante nel processo di sviluppo, una conoscenza della chimica e una continua sperimentazione tecnica, che assicuravano alle immagini un carattere niente affatto meccanico, ma quasi magico. A causa dell'opacità e della granulosità della carta, usata come supporto sia per l'impressione dei negativi, sia per la stampa, la calotipia forniva immagini meno precise di quelle della dagherrotipia; tuttavia, proprio per la sua resa più aerea e pittorica, che la rendeva più adatta a restituire "...la ruvidità e la immensa varietà dei toni della natura...", fu preferita da artisti e fotografi per i propri studi. Con l'evoluzione e i miglioramenti apportati alla tecnica, il negativo di carta fu poi utilizzato, in particolare, dai fotografi viaggiatori, anche per la notevole riduzione del peso dei materiali e la possibilità di prepararli alcuni mesi prima dell'uso. La tecnica del negativo di carta, per i suoi particolari effetti "pittorici" e le sue possibilità interpretative, ha contribuito a fondare quella specifica tendenza, nell'ambito dell'estetica fotografica, volta all'evocazione e alla restituzione della realtà fotografata in chiave soggettiva e intimista.
Veri incunaboli della storia della fotografia, i negativi di carta e le carte salate da questi tratte, costituiscono esemplari rari di valore inestimabile, testimoni di un'importantissima evoluzione tecnologica oltre che di una fase delicatissima dei nuovi rapporti che si stabilirono, fin dalle origini della storia del mezzo, tra arte e fotografia.
Studiare l'opera dei calotipisti in Italia, vuol dire quindi affrontare uno dei temi più affascinanti della storia della fotografia in quanto legato ancora alle origini del nuovo mezzo di riproduzione.
Il percorso che si articola in quattro sezioni ed offre un esauriente panorama dei lavori realizzati in Italia da grandi autori come gli italiani Giacomo Caneva, Domenico Bresolin, Stefano Lecchi, Vero Veraci, gli inglesi John Brampton Philpot, George Wilson Bridges, Calvert Jones e James Graham, i francesi Eugène Piot, Frédéric Flachéron, Alfed-Nicolas Normand, Édouard Delessert, Gustave de Beaucourps e molti altri ancora che ci hanno lasciato con la tecnica della calotipia tra le più suggestive e poetiche opere della storia della fotografia.
La mostra è accompagnata dal volume/catalogo edito dalla Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia e da Paris Musées
Testo e immagini tratti dal comunicato stampa ufficiale.
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